Dietro al licenziamento dei due ex-registi dello spin-off Han Solo, ci sarebbero anche motivi di carattere contrattuale, legati allo stato di avanzamento delle riprese
Quando nel giugno scorso Kathleen Kennedy licenziò in tronco Phil Lord e Christopher Miller, i due registi fino a quel momento dietro alla macchina da presa di Han Solo: A Star Wars Story, sostituendoli di lì a poco con Ron Howard, dopo i primi momenti di stupore ed imbarazzo si andò quasi subito alla ricerca dei motivi che avevano spinto il direttore generale di Lucasfilm a prendere questa improvvisa decisione.
Divergenze creative con gli sceneggiatori e un taglio un po’ troppo comico che i due registi stavano dando al film, furono indicati come i motivi principali che avevano portato alla rottura con la produzione che si affrettò a sostituire i due giovani cineasti.
Ora, però, sembrano emergere nuovi particolari riguardanti le cause del licenziamento, motivi che sarebbero riconducibili ad alcuni vincoli contrattuali verso il DGA (Directors Guild of America), una specie di sindacato dei registi di Hollywood, che le major devono rispettare per tutelare la libertà e i diritti creativi dei registi.
Queste particolari clausole impongono che, se le riprese effettuate hanno superato una certa percentuale rispetto a quelle previste, allora il nome del regista dovrà apparire nei crediti del film (e ovviamente con i benefit economici e i diritti d’autore che ne conseguono), anche se questi viene sostituito.
Lucasfilm quindi avrebbe improvvisamente licenziato Lord e Miller, non solo per le appurate divergenze creative, ma anche per “tutelarsi” ed evitare le clausole del DGA, in quanto non ci sarebbe stato tempo sufficiente a “rimettere in riga” i due registi, con il rischio, se la situazione non fosse migliorata, di essere comunque costretti a licenziarli più in là con la produzione restando comunque obbligati contrattualmente nei loro confronti.
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Fonte: Screenrant