Hellblade : Senua’s Sacrifice è un titolo emotivamente intenso, con un’anima complessa
La mitologia norrena è una delle epiche più interessanti e complesse che esistano. Negli ultimi anni ha avuto una certa visibilità grazie ai film su Thor (che torna in sala a breve con Thor: Ragnarok), ma la visione che ne è stata data è meno cupa e violenta della sua reale natura. L’utilizzo dell’epica nordica fatto da Ninja Theory per Hellblade : Senua’s Sacrifice attinge invece in modo massiccio alle tematiche più oscure di questo ciclo.
Hellblade: Senua’s Sacrifice punta molto sull’ambientazione e sull’empatia con il giocatore. Il team di sviluppatori con base a Cambridge non ha mai brillato in modo particolare con i propri titoli, pur avendo mostrato delle buone potenzialità, ma con Hellblade mi pare abbiano voluto alzare la propria caratura, dando vita ad un personaggio intrigante.
Senua soffre di psicosi (Ninja Theory ha studiato con esperti questo aspetto), una condizione che ne ha profondamente segnato la vita. Guerriera nordica, con le prime manifestazioni del suo male interiore ha visto l’abbandono del padre, passando per la perdita del proprio uomo, il tutto inserito in un contesto di vita fortemente influenzato dai miti nordici.
La componente piscologica è uno degli elementi chiave di Hellblade: Senua’s Sacrifice. Se pensate che questo sia un action game, mi spiace deludervi, ma siamo lontani da questo genere. Ninja Theory ha deciso di portarci negli incubi e nell’anima oscura della protagonista, creando un titolo che si basa principalmente su vista e udito.
Le ambientazioni di cupe di Hel, il mondo dei morti, e i suoi che accompagnano l’avventura di Senua sono perfette (ho provato la versione PC, disponibile su Steam). Consiglio personale, usate delle buone cuffie per giocare questo titolo, perché a meno che non si disponga di un buon impianto audio si rischia di perdersi il fascino del comparto audio di questo titolo. Difficilmente ho trovato un equilibrio così interessante tra immagine e suono, una costruzione del mondo di gioco così ben caratterizzata dal punto di visto emotivo.
Questo approccio però penalizza, in un certo modo, la parte più dinamica. Hellblade: Senua’s Sacrifice nel comparto combattimento mostra una certa titubanza, principalmente a causa di un combat system che sceglie un (datato!) sistema di lock e turni, a scapito di più efficiente e coinvolgente dinamismo, stile Batman: Arkham City per intendersi. Nonostante il lock, spesso un suono ci avviserà di un attacco alle spalle, ma si tratta di una feature mal sviluppata, come anche la gestione degli attacchi. Capiterà spesso che i colpi non tengano conto della fisica specie rapportata ai corpi dei personaggi a schermo, con fendenti devastanti che pur attraversando due nemici ne feriscono uno solo, causa il lock.
Dimenticate il famoso perma-death. Teoricamente, morendo più di otto volte si dovrebbe arrivare al punto in cui la morte è definitiva; non mi è capitato di arrivare ad una serie di morti così alta (il che è segno di un gioco non particolarmente ostico), ma per ora anche tra le conoscenze non ho amici che hanno imprecato Odino per la morte definitiva.
Uguale discorso per gli enigmi, che in Hellblade: Senua’s Sacrifice sono ostici solo all’inizio, giusto il tempo di familiarizzare con rune e dinamica. Il ritmo complessivo del gameplay è lento, Senua sembra muoversi a fatica nella sua delirante avventura, sempre in bilico tra reale e onirico; attenzione, non è per forza un difetto.
Per apprezzare Hellblade: Senua’s Sacrifice bisogna entrare nello spirito dell’idea di Ninja Theory. Questo titolo non è un action game, accettiamolo. Siamo di fronte ad un viaggio all’interno di una mente devastate, quasi un walking simulator, è più vicino ad un racconto interattivo che non a un videogame action. Ed è un lato positivo, una novità. Senua è un personaggio incredibile, palpabile; inizialmente v si era presa come riferimento Melina Jurgens (membro del team di sviluppo), che ha poi mostrato una tale empatia con il personaggio da divenirne la perfetta incarnazione, ed il risultato è vincente. Nel gioco, Senua parla direttamente con noi, per lei siamo una delle tante voci che le sussurrano nella mente; questo renderci parte integrante dell’anima di Senua è una scelta stilistica vincente, particolare e unica.
Quindi come giudicare Hellblade: Senua’s Sacrifice? Difficile a dirsi. Credo che non sarà un titolo che verrà osannato, a causa di una errata identificazione del suo spirito, ma è uno di quei giochi che può segnare un nuovo approccio. Sicuramente lo sconsiglio a chi è in cerca di un nuovo Gods of War o un action game in cui i combattimenti sono sempre dietro l’angolo, ma è un videogioco che regalerei con sicurezza a coloro che badano più alla trama e all’ambientazione che non alla pura azione. Siamo più vicini ad una giocabilità da avventura grafica in terza persona, con una longevità non particolarmente estesa, ma che ha la capacità di stuzzicare sapientemente le corde dell’animo umano.