Tokyo Ghost, due anime in lotta contro il lato oscuro della tecnologia
Tokyo Ghost è un fumetto a cui mi sono avvicinato di soppiatto. Inizialmente lo ho studiato da lontano, basandomi sui pareri di amici che lo avevano letto, tra chi lo osannava e chi invece tendeva a sminuirne il valore. Sommerso dai soliti arretrati, mi ero sempre ripromesso di recuperare il primo albo, Il giardino atomico, ma l’attesa è stata così lunga che nel frattempo è uscita anche la parte conclusiva, Unisciti a noi. Aggiungiamo l’occasione degli sconti BAO Publishing di questo mese, ed ecco che non ho avuto più scuse per mettermi in pari con Tokio Ghost!
Il primo impatto è stato caotico. Lo dico in accezione positiva. Sfogliando Il giardino atomico ho subito notato un approccio ipercinetico della storia, con una forte componente cyberpunk. Le atmosfere della Los Angeles futura sono in perfetta sintonia con questa ambientazione, una società fortemente disparitaria, con una soffocante componente urbana che sembra opprimere. Rapito da questa visione preliminare, mi sono gettato nella storia.
Led Dent e Debbie Decay sono due poliziotti impegnati nel mantenere una parvenza d’ordine all’interno di una società futura in cui tutti ormai vivono una dipendenza dalla tecnologia che ha superato ogni limite. Persino le droghe ora sono frutto di questo mondo tecnologico, e la più diffusa è l’intrattenimento. I cittadini delle isole di Los Angeles sono schiavi di questa nuova forma di droga, controllata avidamente da colui che reso la tecnologia una colonna della società: Flak.
Il nostro incontro con i due protagonisti avviene durante la caccia ad un criminale che disturba gli affari di Flak, Davey Trauma. Nel giro di pochissime pagine siamo subito trasportati all’interno della violenza futura, grazie al perfetto equilibrio tra la storia di Remender e il duo grafico Murphy- Hollingsworth (rispettivamente disegni e colori).
Tokyo Ghost non va per il sottile, questo va detto subito. Linguaggio volgare, violenza libera e un contesto in cui queste due componenti non sono messe a caso, ma rappresentano il risultato di un collasso sociale voluto dall’alto.
Ad incarnare questa crisi della società sono proprio i due protagonisti. Led è un tossico, schiavo del succo (la droga digitale), che vive ormai isolato dal mondo, completamente assuefatto dai suoi show, come migliaia di comuni cittadini. A proteggerlo è Debbie, innamorata del suo Led e decisa a fare di tutto per renderlo libero da questa dipendenza. La caccia a Davey Trauma dovrebbe essere il loro biglietto d’uscita da questo inferno, con destinazione Tokyo, che si vocifera sia l’ultima zona tech-free del mondo.
Il giardino atomico è un’ottima prima parte per questo intrigante comic. Vediamo il mondo attuale, nelle sue bassezze, senza che ci venga risparmiato nulla, ma soprattutto conosciamo la personalità e il passato di questi due personaggi. Remender ha creato un contesto narrativo appagante, in questo senso. L’ambientazione è assolutamente convincente, degno palcoscenico per due protagonisti tragici come Debbie e Led; il flashback sul loro passato, la nascita e la crescita del loro rapporto è emozionante, si apprezza al meglio il legame e si crea un forte legame con le motivazioni di Debbie.
La scelta di usare Debbie come voce narrante per gran parte del primo albo è un buon modo per amplificare questa empatia, mostrando un punto di vista diverso e contrastante con l’ambiente circostante. Specialmente nella seconda parte, questa crescita emotiva di Debbie diventa centrale, perché viene improvvisamente accompagnata da una rinascita di Led, un nuovo uomo in un nuovo mondo.
Ma il mondo non è gentile, e la realtà piomba su di loro, iniziando un’escalation nel conflitto natura-uomo, tecnologia-anima che sarà la colonna portante in particolare del secondo volume, Unisciti a noi. Con questo secondo volume Tokyo Ghost riesce a sfruttare al meglio quanto costruito sul piano emotivo in Il giardino atomico.
Remender ha dato vita ad una storia che non è solo adrenalina e violenza, ma che cura il lato emotivo e psicologico dei personaggi, oltre a sviluppare in modo accurato e ben delineato l’ambientazione del mondo in cui si muovono Debbie e Led. La presenza di una linea narrativa decisamente adulta consente di affrontare certe tematiche in modo chiaro, dando una connotazione anche caricaturale ed eccessiva ad alcuni personaggi, ma sempre mantenendo il tono su una narrazione mai scontata, accattivante con punte di ironia e sarcasmo che si alternano ad attimi particolarmente suggestivi ed emotivi, senza mai sbilanciare l’equilibrio del ritmo del racconto.
Parte essenziale del fascino di Tokyo Ghost sono i disegni di Sean Gordon Murphy, che ha saputo ricreare al meglio il complesso mondo futuro di Remender. Sia nel ritrarre la megalopoli di Los Angeles che nel trasmettere il senso di pace di Tokyo, la sua sensibilità ha saputo cogliere e trasmettere le emozioni. Compresa la violenza connaturata alla natura della storia. Particolare la struttura delle tavole, libera da qualche gabbia, in modo da tirare fuori il massimo del dinamismo, mostrando vignette piene (tra didascalie e disegno) che enfatizzano il senso di oppressione cittadino, mentre nell’ambientazione ‘natura’ la tavola sembra aprirsi maggiormente, alleggerendosi.
Matt Hollingsworth ha dato una prova come colorista davvero unica. Solitamente pensando al cyberpunk (che è il filone narrativo di Tokyo Ghost) si tende ad immaginare atmosfere cupe e colori scuri, ma in questi due albi i colori sono sgargianti, specialmente in Il giardino atomico. Hollingsworth sa enfatizzare le dinamiche degli sconti con colorazioni uniche, inchiostrando al meglio anche le scene più emozionanti con un utilizzo particolare del nero e del ricorso all’ombra.
Tokyo Ghost rimane un’opera in due parti (per quanto dal finale aperto) che lascia al lettore di avere affrontato un’avventura unica, intensa, con un pizzico di romanticismo e al cui interno la vendetta è una forza motrice non indifferente. Recuperarla quanto prima è il consiglio che darei a tutti coloro che cerchino in qualcosa di particolare e che lasci il segno a lettura finita.