Ven 22 Novembre, 2024

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Le Storie: Astromostri, storia di un’immensa passione – Recensione

Astromostri, il nuovo albo de Le Storie di Sergio Bonelli Editore, un’avventura unica ed incredibilmente emozionante!

Quando ho viste le prime tavole di Astromostri ho capito che non sarebbe stato un albo qualsiasi. La collana in cui è stato inserito è rinomata per essere un contenitore di storie incredibili (dal primissimo Mercurio Loi, passando per La legge zero e allo spettacolare Lavennder), ma con questa particolare uscita mi sono sentito letteralmente colpito fin dalla visione delle primissime tavole, opera di Maurizio Rosenzweig.

La curiosità si è fatta  sempre più pressante ed iniziai a seguire lo sviluppo di questo albo, finché non mi finì l’occhio sull’autore della storia: Antonio Serra. Chi legge Bonelli sa bene questo nome quanto significhi per la casa editrice milanese, e chi ha la passione per la fantascienza bonelliana in modo particolare, visto che al nome Serra corrisponde subito Nathan Never, personaggio creato con altri due grandi narratori, Michele Medda e Bepi Vigna. Per me, Serra è  stato un pezzo fondamentale della mia vita da lettore di fumetti, un affetto da lontano che ho avuto modo di rinverdire in una piacevole intervista qualche tempo fa. E proprio in quell’occasione, oltre che parlando con amicizie comuni, ho trovato la conferma che Astromostri non è una semplice storia di Serra, ma un pezzo di cuore di Antonio, l’appassionato.

astromostri copertina

Questo albo de Le Storie ha il compito di unire le due anime di Antonio Serra, il nerd della prima ora e il narratore. Antonio ha una passione sfegatata per il Giappone dei mostri, una venerazione per Godzilla che non è un mistero. Lo si vede nell’introduzione che lui stesso scrive ad Astromostri, come cerca di spiegare in modo immediato termini come tokusatsu o kaiju eiga, con quella semplicità che appartiene all’appassionato più che al divulgatore.

Astromostri è la storia di John, pilota americano che al termine del secondo conflitto mondiale sceglie di non tornare in patria, ma vuole costruirsi un futuro in un Giappone che si avvia verso una nuova era. Il paese del Sol Levante negli anni 50 visse una ripresa sociale essenziale, ed uno dei passaggi chiave fu anche il cinema con la comparsa dei primi tokusatsu, ovvero le pellicole con gli effetti speciali, e che iniziavano a presentare i mostri giganti, i kaiju, che noi ora associamo a pellicole come Pacific Rim. Il loro mito, la passione di Antonio, iniziano in questo periodo.

Non è un caso che il nostro John sia spesso chiamato da una casa di produzione di questo genere di film, in cui la sua bravura con le riparazioni e l’elettronica del periodo siano preziose. John riesce a vivere con trasporto questa sua occasione, anche perché lui vede tutto questo con un occhio diverso, grazie ad una sua conoscenza superiore: gli alieni esistono.

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Per tutto l’albo, l’americano viene bonariamente preso in giro per questa sua convinzione, dagli amici alla fidanzata, Kumi. Questa sua ferrea condizione è uno degli elementi portanti di Astromostri, l’esclusiva e adamantina visione di questa presenza che accompagna ogni momento della vita di John. E che diventa la lente attraverso cui l’uomo vede il mondo.

Quando la sua adorata Kumi sparisce, dopo avegli rivelato di sentirsi minacciata, John non ha dubbi che la donna sia stata rapita dagli alieni, ormai prossimi a conquistare la Terra. E solo lui lo sa, è l’unico che può fare qualcosa.

Per emozionare un lettore bisogna sapersi emozionare in primis, il racconto è uno scambio empatico , una condivisione di passione e voglia di aprire la propria fantasia agli altri. Astromostri è in tutto e per tutto un racconto di Antonio Serra. La visione dell’autore passa dalla ricostruzione di un periodo difficile ma pieno di speranza per il Giappone, in cui un personaggio come John, un gajin (uno straniero), viene accettato ma sempre visto con un minimo di diffidenza. Il carattere mite e le strane convinzioni di John lo rendono affascinante per il lettore, diventa subito una presenza gradevole e a cui ci affezioniamo facilmente. Anche perché potrebbe essere il nostro specchio, forse della nostra parte adolescenziale più fantasiosa, quando leggendo un fumetto (magari un Nathan Never) fantasticavamo su come sarebbe stato bello vivere in quel mondo. Chissà quante volte, suggestionati da un film o da un racconto, vedevamo un richiamo nella realtà ai nostri personaggi di fantasia preferiti!

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Ecco, John è esattamente questo. Dietro a questa sua tendenza all’estraniarsi della realtà c’è una spiegazione logica, tragica, che scopriremo verso la fine dell’albo, ma Serra decide di premiare il suo personaggio facendogli vivere davvero un’avventura degna di un eroe, fino alla fine. Il finale è la parte più emozionante, delicato e giusto, forse l’unico che sarebbe stato calzante su Astromostri.

Ma si sa, quando c’è di mezzo Serra io sono di parte.

Di sicuro non bisogna esser di parte per ammirare a bocca aperta i disegni di Maurizio Rosenzweig. Quando ho preso per la prima in volta Astromostri, lo ho rapidamente sfogliato e il colpo d’occhio è stato impressionante. Maurizio ha saputo ritrarre la storia, non semplicemente disegnarla. Lo studio di John (che mi piace pensare sia lo specchio di quello di Antonio) , il suo volto che si sdoppia attraverso un casco sul finale dell’albo, le splash pages… potrei citare le tavole una per una e trovare in ognuna almeno un aspetto che la renda magnifica. Se Antonio ha creato una storia impressionante, Maurizio lo ha sostenuto in modo egregio con i suoi disegni.

I personaggi sono incredibilmente vivi, vengono ritratti in atteggiamenti di quotidiana emotività (come sbuffare nel lavoro, come sfogo), e la narrazione viene acuita con particolare cura, giocando in modo sublime col bianco e nero, strizzando l’occhio, in alcuni punti, al mondo dei manga. La ricostruzione del set cinematografico, con tutto l’incessante lavorio della troupe è stupendo, ma lo sono ancora di più le vedute della città, cartoline di un’epoca riprodotte con una sensibilità e una delicatezza maniacali. Non dimentichiamo l’inserimento di alcuni piccoli omaggi al mondo dei manga, da Astroboy a Doraemon.

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Meritano di diritto di esser citati in questo spettacolare Astromostri anche Aldo di Gennaro, per la sua suggestiva copertina, e Luca Corda, che ha dato la voce ai personaggi di questo albo, occupandosi del lettering.

Astromostri è un albo particolare, dinamico, ricco di azione e storia, un atto di vero e sincero affetto per tutta una cultura che dall’autore arriva intatta al lettore passando dai disegni. Leggerlo è un viaggio affascinante, non solo per la parte avventurosa, ma perché a ben vedere siamo stati tutti un po’ John, e forse, a ben pensarci, un pochino lo saremo sempre…

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