Gio 19 Dicembre, 2024

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Replica, chi fa da sé… – Recensione

Replica, la dimostrazione che far da sé a volta è il vero problema!

Non so voi, ma uno dei miei problemi fissi è la mancanza di tempo. Inizi la giornata e sei già in ritardo, mille cose da fare, spesso dovendo ricorrere all’aiuto di persone che non sanno come esserti utili, al punto che desideri poter fare da solo, magari avendo un altro te a darti manforte. Più di una volta ho pensato a come sarebbe necessario clonarsi, la faccio come battuta. Ma dopo aver visto cosa accade al detective Trevor Churchill, il protagonista di Replica, ho radicalmente cambiato idea.

Replica è il nuovo titolo targato Aftershock che arricchisce la già vasta offerta di comics americani pubblicati nel nostro Paese da saldaPress. Aftershock è un’etichetta relativamente giovane, essendo nata nel 2015, ma ha già avuto modo di mostrare una propria caratura, che in Italia abbiamo avuto modo di apprezzare lo scorso mese con l’uscita del primo numero di American Monster di Azzarello. Questo mese tocca invece a Paul Jenkins e Andy Clarke, le due menti dietro al fantascientifico Replica.

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Trevor Churchill è un detective umano della polizia del Transfer, un agglomerato gigantesco in cui si trovano a convivere diverse specie della galassia, in un non meglio precisato futuro. Personaggio alquanto fuori delle righe, si deve scontrare con le magagne quotidiane a cui noi tutti abbiamo dovuto far fronte nella vita, dal lavoro pesante alla convivenza con colleghi non esattamente ideali. Dopo l’ennesimo guaio combinato dal suo partner alieno Vorgas, Trevor si rassegna all’ennesima lavata di un capo alieno che vede nelle sue rimostranza contro il partner, convinto che sia solo un problema di incomprensione razziale.

La soluzione ai problemi di un cinico ed affranto Trevor arriva quando vede un cartellone pubblicitario, in cui viene esaltata la funzionalità degli Identi-Amico, ovvero dei cloni. Trevor non esita, e sceglie subito di poter finalmente realizzare il desiderio espresso pochi istanti prima : A volte vorrei un altro me stesso.

Il tema della clonazione è stato già affrontato svariate volte, dal cinema ai fumetti, ma l’idea di Jenkins funziona perché presenta una visione differente dal solito. Ogni clone creato rappresenta un diverso tratto della personalità di Trevor, non tutti particolarmente gradevoli. Soprattutto per il Trevor originale.

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Facilmente distinguibili da un tatuaggio sulla fronte con un numero, i cloni vengono impiegati da Trevor come sua squadra di aiutanti, ognuno impiegato in base alle proprie abilità. Jenkins fornisce ad ogni clone una propria personalità, al punto che alcuni vogliono usare addirittura un proprio nome, come a ribadire la propria unicità. I diversi Identi-Amici sfoggiano tratti che sono parte dell’animo di Trevor ma che, mitigati da tutte le diverse sfaccettature del suo carattere, sembrano in equilibrio. Replica appassiona perché è come un’immensa seduta di terapia, in cui Trevor è costretto ad affrontare i propri difetti, vedendoli in carne e ossa e detestandoli, accusando i cloni di essere insopportabili, senza accorgersi di come in realtà stia criticando sé stesso. Jenkins in questo è stupefacente, riesce a creare una serie di dinamiche interpersonali tra Trevor ed i vari cloni che danno vita ad un ritmo narrativo stupendo, coinvolgente.

I primi quattro capitoli racchiusi nel primo albo di Replica, Transfer, seguono con un occhio particolare la relazione tra Trevor i suoi primi cloni, in senso numerico. Particolarmente riusciti sono 4 e 5.

Il primo è il clone che tutti i cloni amano, in senso letterale. Carismatico, frizzante, geniale, Trevor prova una forte invidia e un senso di inferiorità nei suoi confronti, nonostante 4 cerchi sempre di valorizzare il progenitore agli occhi degli altri fratelli.

Discorso a parte per 5. Il suo aspetto deforme, complicazione del processo di clonazione, lo ha reso esteticamente inguardabile, tanto che tutti lo chiamano Quas o Quasi (quasi riuscito). Eppure, 5 è un brillante giurista, l’avvocato del gruppo, che nella situazione più complicata dell’albo salva letteralmente la vita dei suoi compagni grazie alla sua mente rapida e alla sua conoscenza enciclopedica delle leggi intergalattiche.

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Quando un dignitario alieno viene ucciso, il detective Churchill deve risolvere questo delicato caso, ben sapendo che la sua giurisdizione non lo terrà al sicuro dai complicati meandri del diritto intergalattico, in particolar modo dalle mire dei subdoli Scarlet. L’ideazione del complicato complotti che fa da linea narrativa principale è intrigante, si sposa bene con i diversi attori che si muovono su questo strano, affascinante planetoide.

Jenkins per Replica sceglie un approccio che si discosta dalla linea delle produzione sci-fi degli ultimi tempi, preferendo rifarsi ad una narrazione più vicina ai canoni degli anni ’90. Il gergo e l’impostazione del personaggio principale, Trevor, sono figli di questa linea, così come l’ambientazione e la struttura narrativa ricordano molto gli ibridi fantascienza-poliziesco di quel periodo. Jenkins merita una pacca sulle spalle non solo per avere ideato un personaggio ‘multiplo‘, ma anche per come lo ha inserito all’interno di un mondo dinamico e incredibilmente complesso. Il sistema sociale multietnico di Transfer si presta molto a sfruttare le diverse personalità dei cloni, rendendo ancora più avvincente (e molto divertente) l’indagine a cui Trevor si dedica in questo primo volume di Replica.

Le suggestioni fanatascientifiche sono abilmente shakerate con una forte ironia, fatta anche di citazioni (Vett ricorda nel suo atteggiamento impertinente R2-D2), o di siparietti estremamente divertenti (la regina ninfomane che assalta un imbarazzato 2 viene da Fornik, roba da applausi!). Il tutto inserito con maestria all’interno della trama del complotto, in cui viene inserito un passaggio che ci lascia presagire che qualche clone non ce la stia raccontando giusta!

A questo si unisce anche lo stile del disegno di Andrew Clarke, che valorizza al meglio il taglio della storia di Jenkins. Le tavole di Replica sono in grado di presentare sia degli stupefacenti spazi urbani, variegati per esprimete al meglio la diversità delle differenti razze, che strappare un sorriso con una cura dettagliata nel ritrarre i volti dei personaggi, in particolare i cloni, ognuno perfettamente caratterizzato anche dal punto di vista grafico. Deve esser stata una vera sfida (sicuramente divertente) dover ricreare Trevor per dare ad ogni clone un diverso aspetto che fosse al contempo un’emanazione del progenitore.

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Ottima la prova alla colorazione di Marcello Maiolo e Dan Brown, che scelgono di puntare su una gamma cromatica accesa, dal tono vivo e che viene valorizzata in particolari frangenti con un intrigante effetto di tricromia bianco, rosso e nero. Il tutto cercando di mantenere un tono che aiuti a sentirsi in un contesto il più possibile realistico, senza farsi prendere la mano.

Sul fronte italiano, Replica ha giovato non poco delle attenzioni di saldaPress. In primis va ringraziato Stefano Formiconi, che ha tradotto l’originale adattandolo all’italiano, creando un registro lessicale molto hard boiled e vivo, soprattutto credibile e reale. Il packaging e la cura redazionale sono sempre le solite di saldaPress, inappuntabili e ideali per una collezione di fumetti da esporre fieramente in libreria.

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