Designated Survivor si confronta con un tema attuale e che ha rapprensentato uno scoglio per l’amministrazione Trump
Tom Kirkman non è un presidente reale, e questo ormai è assodato. Il protagonista di Designated Survivor, il political drama di Netflix, a bene vedere, è un personaggio che rappresenta un ideale di presidente che difficilmente potrebbe esistere. Non a caso, l’intero serial, all’interno della narrazione ‘politica‘, sembra esser un’accusa all’attuale establishment americano.
Il terzo episodio della seconda stagione di Designated Survivor, Equilibrio, sembra esser un monito alla politica Trump sulla gestione dei confini con il Messico. Da sempre la manodopera messicana rappresenta un argomento spinoso per le amministrazione americane, complice un’immigrazione clandestina mai arginata. Equilibrio mette Kirkman e la sua amministrazione di fronte a questo dilemma, quando un’agitazione di lavoratori contrappone manodopera americana e messicana. La situazione pare degenerare quando ci scappa il morto, tra le file messicane.
Come dicevamo prima, Kirkman cerca di mantenere sempre la parvenza di umanità e ragionevolezza che lo renderebbero un leader ideale. La sua scelta di non strumentalizzare mai le occasioni solitamente utilizzate come propaganda è il gesto di un uomo retto, ma se associato alla concezione politica (rappresentata dai suoi collaboratori) a tratti diventa stucchevole, irreale. A tenere in piedi questa linea narrativa, in Designated Survivor intervengono le dinamiche tra il Presidente ed i suoi collaboratori, sempre ben scandite e con intermezzi personali che si incrociano in modo delicato con le tematiche principali.
Tocca ad Aaron Shore, uno dei consiglieri personali del presidente, essere il soggetto dell’analisi personale, date le sue origini messicane, un aspetto che viene usato in modo emotivo e raffinato. Coinvolto nelle trattative col governo messicano, Aaron si trova come controparte la cugina, da lui fatta assumere all’interno del mondo politico di Washington nella precedente stagione. Shore pensa inizialmente che la cugina sia stata inserita nei negoziati appositamente per sfruttare il loro legame, senza pensare che forse la donna si sia offerta volontaria. La situazione tra i due viene ribaltata quando è Aaron a sentirsi in difetto, vedendo come il suo senso del dovere verso la bandiera lo ha allontanato dalle sue radici, di cui si dice fiero ma che sembra non voler più vivere, data la lunga lontananza dalla famiglia. Equilibrio si cala nelle dinamiche familiare di Aaron, lo porta ad interrogarsi sul proprio ruolo, fino ad una scelta emozionante, per quanto scontata.
L’anima politica di Designated Survivor è fragile, si basa più sulla speranza dello spettatore di vedere un presidente diverso, più umano ed etico, che non una figura politica reale, pronta a compiere azioni disdicevoli per un progetto più ampio. Anche se Kirkman ha dovuto prendere scelte difficili, non ha mai mostrato un lato duro, ha quasi sempre raggiunto l’obiettivo senza grossi scossoni, con un ritmo sicuro problema-difficoltà-soluzione che ormai si ripete in ogni episodio.
Per fortuna, questo potenziale difetto è mitigato dalle indagini di Anna Wells, diretta emanazione del dramma che ha aperto lo show. Nelle prime puntate della seconda stagione, Anna è rimasta quasi in secondo piano, con una preponderanza della componente politica della serie. In Equilibrio, il mistero dietro la morte di Lloyd e la strana implicazione della madre della first lady diventano una pista troppo intrigante per fermare l’agente.
L’avvicinare l’indagine alla familgia presidenziale smuove una situazione che rischiava di divenire piatta con la morte del nemico pubblico numero uno, ma questo nuovo filone d’indagine potrebbe rappresentare un intrigante approfondimento sul passato della famiglia della first lady e della cospirazione. La difficoltà della first lady nell’accettare le accuse alla madre sembra complicare un’indagine già di per sé ostica, creando anche una tensione tra la moglie di Kirkman e la Wells. Una frattura che con l’apertura di un’indagine ufficiale dell’FBI sulla famiglia presidenziale rischia di mettere in seria difficoltà l’amministrazione Kirkman.
Equilibrio mantiene la struttura tipica di Designated Survivor, sia nella suddivisione dei tempi che nel tono con cui vengono affrontati, con il solito tocco personale di Sutherland che riesce ad essere insolitamente presidenziale.