Fuck è una graphic novel in cui verremo presi dall’adrenalina e coinvolti in una storia dura come un macigno!
Con l’irruenza di un treno lanciato a tutta velocità, vi presentiamo la recensione di Fuck di Alex Crippa e Giorgio Santucci, poderoso e violento fumetto (o graphic novel, fate voi) edito da una ormai scatenatissima Edizioni Inkiostro.
Siamo in un futuro prossimo, molto oscuro e molto realistico, dove vige la propaganda, le strade sono in mano alle bande criminali, la verità e la menzogna si confondono ed il potere dell’informazione è in mano a pochi privilegiati.
In questo scenario si muovono tre soggetti che non vi dimenticherete facilmente: Alan, fortunato possessore di un filmato capace di smuovere gli equilibri politici della zona; Skid, lesbica afroamericana facile alle mani; Frankie, nerd spaccone che nasconde una fortissima fragilità. Sono loro gli eroi di questa storia, protagonisti di un’odissea di strada, attraverso gang composte da cannibali, suore killer, motocicliste pettute e mutanti.
É davvero difficile riuscire a descrivere a parole Fuck. Il volume scritto da Alex Crippa è duro come un macigno e va a toccare talmente tanti temi che sarebbe impossibile citarli tutti. La storia è apparentemente semplicissima: i personaggi vanno da A fino a B. Fine. Il bello è tutto ciò che c’è in mezzo. Crippa ci racconta un futuro estremizzato al solo scopo di rovistare a fondo il nostro presente, aprendolo con un bisturi e tirandone fuori le carni, delineando un sistema marcio fino al midollo dal quale nessuno può ritenersi al di fuori. Puoi stare lontano dal centro, il più lontano possibile, puoi stare fino al margine, ma oltre non puoi andare. Il sistema ti brama e ti raccoglie e quanto più cerchi di combatterlo dall’esterno, più in realtà lo stai foraggiando. Emblematica, in questo senso, la figura del candidato sindaco Max sulla quale non anticipiamo nulla per non togliervi la sorpresa.
Eppure, ci suggerisce Crippa, la soluzione in Fuck esiste, ed è sfruttare le falle del sistema per combatterlo dall’interno, trovare i coni d’ombra in cui insinuarsi e, senza essere visti, demolirne le fondamenta. Ed è questo che si ritrovano a un certo punto a fare i malcapitati protagonisti di questa storia, barcollanti figure ai margini della società, alla loro costante ricerca di un loro posto in questo mondo settorializzato, dove o sei nella tribù di turno, oppure non esisti.
A rendere il tutto sul piano del disegno, il colossale Giorgio Santucci. L’artista viterbese è assurto agli onori del fumetto italiano grazie alla sua recentissima prova su Dylan Dog di cui abbiamo entusiasticamente parlato in queste pagine, ma la sua carriera è lanciatissima ormai da un ventennio buono e in questo periodo sta vivendo veramente un momento d’oro.
Rispetto a Dylan Dog, qui Santucci si esibisce in una prova molto libera, lontana dalla tradizionale gabbia che buona parte del fumetto italiano, mainstream e non, ha da lungo tempo fatto propria. Il bianco e nero qui assume toni ancora più netti e spietati ed è mirabile la capacità di Santucci di utilizzare questa tecnica per raccontare i personaggi. Non abbiamo bisogno di lunghissimi flashback o spiegoni lunghi decine di pagine per conoscere il passato dei protagonisti di Fuck, il loro pensare, il loro credo, il loro agire. Sono sufficienti due parole e le giuste inquadrature, il giusto bilanciamento tra il bianco e il nero ed è fatta, il personaggio è servito.
In un mondo del fumetto in cui è la parola a dominare incontrastata, o la splash page fine a se stessa, Santucci proietta nuovamente il disegno come soggetto vivo della narrazione e non più come banale supporto ad essa. Il disegno racconta tanto quanto la sceneggiatura, tanto quanto i dialoghi; ecco ciò che vuole dirci questo volume.
Altra peculiarità del segno di Santucci in Fuck, già riscontrata sul recente Dylan Dog, è quella di non eccedere mai. Il bianco e nero è sempre estremamente carico, ma il disegno in quanto tale non è mai troppo particolareggiato o troppo sintetico, bensì risponde adeguatamente alle esigenze narrative di quella particolare scena. Se Santucci disegna una ruga sul volto di un personaggio, è perché quella ruga deve esserci, se non la disegna è perché non c’è bisogno che ci sia.
In chiusura, ci troviamo di fronte a un bellissimo volume, peraltro aperto da una copertina rosso sangue disegnata dallo stesso Santucci, meritevole di stare nella libreria di ogni appassionato e di essere mostrato con orgoglio ai propri ospiti e, perché no, usarlo anche come strumento di seduzione. Al limite, considerando la tipologia e le dimensioni di Fuck, può essere usato come oggetto contundente in caso di difesa personale.