The Martian, il film con protagonista Matt Damon, ha avuto un discreto clamore, presentando una colonizzazione di Marte decisamente insolita, concentrandosi principalmente sull’aspetto della sopravvivenza dell’astronauta disperso. L’opera originale da cui è stata tratta la pellicola di Scott era Sopravvissuto, poi rieditato come The Martian, scritta da Andy Weir. La caratteristica principale della versione cartacea della disavventura del povero astronauta era di aver saputo creare un buon equilibrio tra la parte più tecnica e scientifica e l’elemento narrativo puro. All’uscita di Artemis, la prima città sulla Luna, ero piuttosto curioso di capire come Weir sarebbe riuscito a ripetere questa alchimia.
Weir ha deciso di sorprendere il lettore, lasciando libera la propria inventiva. Se nel precedente romanzo l’aspetto tecnico era a volte un po’ troppo pressante e rischiava di rovinare in alcuni tratti il ritmo della narrazione, con Artemis, la prima città sulla Luna siamo di fronte ad un notevole passo avanti di Weir nella gestione di questa delicata convivenza tra attendibilità scientifica e puro racconto.
Artemis: la prima città sulla Luna è il secondo romanzo di Andy Weir, l’autore di The Martian
Artemis è la prima colonia umana sulla Luna, una frontiera che vive grazie alla sua industria mineraria e al turismo. Wier riesce ad ideare una struttura non solo sociale ma anche economica che abbia una propria struttura, credibile e convincente. La sua Artemis rispecchia quelli che sono alcuni meccanismi della vita nella frontiera, con la concentrazione di determinate etnie in comunità spesso chiuse o la formazione di piccoli sindacati, non proprio legali, che cercano di tutelare i propri interessi.
Sono stato particolarmente colpito da questa capacità di Weir di saper conciliare la creazione di questa nuova società alla quotidianità dei suoi personaggi. La scelta di farci vivere l’intera storia con il punto di vista di Jazz, la protagonista, è stata ottima. Tutto quello che scopriamo ci arriva tramite la sua percezione, filtrata dalle sue esperienze ed in modo naturale, creando immediatamente una sinergia tra lettore e personaggio.
Jazz è una giovane donna forte, degna erede di quella stirpe di eroine fantascientifiche che mostrano come il sesso debole sia in realtà capace di affrontare di tutto. Weir utilizza la ragazza per guidarci non solo nei meandri di Artemis, mostrando la disparità sociale ben radicata all’interno della nuova società lunare, ma anche per gettarci in una storia in cui un misterioso omicidio ed una serie di loschi interessi diventano una trappola mortale per la nostra Jazz.
Wier con Artemis: la prima città sulla luna dimostra la sua piena capacità narrativa. Se Il sopravvissuto poteva esser spiegato con la novità del momento, questo secondo romanzo ha tutto il carisma di un’attesa quanto inequivocabile conferma. Non solo Jazz è una protagonista affascinante e utilizzata al meglio in ogni sua componente (compresa l’origine musulmana), ma anche i personaggi di contorno sono perfettamente riusciti.
A dare un tono ad Artemis è però lo stile di scrittura di Weir. Pur cercando di dare un tono di precisione scientifica, lo scrittore si diverte a trattare il tutto come un dialogo con Jazz, inserendo intercalari tipici, piccole divagazioni della ragazza sui suoi pensieri ed un umorismo fresco che ben si sposa alla giovane età della ragazza. Il fatto che Jazz non sia esattamente una figlia modello è intrigante perché consente allo scrittore di mostrarci una giovane donna intraprendente, anche ribelle, ma che sa come raggiungere i propri scopi, anche a costo di correre qualche rischio. L’inserire al termine dei capitoli le voci del suo scambio epistolare con un amico sulla Terra è uno strumento narrativo intelligente, che consente al contempo di conoscere meglio Jazz e di scoprire con calma parte del suo turbinoso passato.
Artemis: la prima città sulla Luna è una lettura appassionante, grazie alla gestione di una trama dalle tinte complottistiche che riesce sul finale ad offrire una visione lucida e credibile di un impianto sociale in cui le dinamiche del guadagno e del potere sono le molle di questa nuova, incredibile realtà umana nello spazio. Weir con questo romanzo si conferma un ottimo narratore, capace di unire storie e attendibilità scientifica. La bontà del romanzo di Weir non è passata inosservata allo show biz, che ha già fatto le sue mosse per portare l’avventura di Jazz al cinema.