Il 7 febbraio 1978 l’Italia dava il suo caloroso e appassionato benvenuto all’animazione giapponese con Heidi, la serie animataย co-prodottaย dallo studioย Zuiyo Eizo (da cui piรน tardi nascerร laย Nippon Animation) e dai tedeschi di Taurus Film, un successo epocale che in pratica aprรฌ le porte del bel paese all’invasione dei cartoni animati giapponesi.
Ad onor del vero, probabilmente, il primo anime giapponese ad aver debuttato su una TV italiana fuย Vicky il vichingo, ma l’impatto mediatico che Heidi (Arupusu no shลjo Haiji –ย Heidi, la ragazza delle Alpi), basato sull’omonimo romanzo per ragazzi del 1980 opera dell’autrice svizzera Johanna Spyri, ebbe sul costume e sul pubblico italiano fu cosรฌ segnante e profondo che possiamo senz’altro far coincidere l’esplosione degli anime in Italia con la prima puntata (delle 52 totali) di Hedi trasmessa esattamente 40 anni fa su Rai Uno.
Il fenomeno Heidi fu avvolgente ed esplosivo e le avventure della piccola orfana affidata dalla zia Date alle cure del nonno che abitava una baita delle montagne svizzere (che esiste davvero ad Oberrofels ed รจ la casa dei nonni della Spyri), s’impresse negli occhi dei bambini e dei ragazzini nati negli anni ’70 grazie allo spessore della storia raccontata, alle splendide animazioni, ai meravigliosi disegni e l’organizzazione scenica diย Hayao Miyazaki, nonchรฉ alla regia diย Isao Takahata.
Un successo che conquistรฒ il Bel Paese
Il successo della dolce e sognante Heidi si manifestรฒ appunto in maniera totale e crossmediale, usando un termine molto moderno, come testimonia l’exploit della celebre sigla scritta da Franco Migliacci e cantata da Elisabetta Viviani (cover dell’intro tedesca composta daย Christian Bruhn) che inaspettatamente balzรฒ nella Top 10 dei 45 giri piรน venduti in Italia, primo di una serie di strepitosi successi discografici legati al mondo dei cartoni animati che caratterizzรฒ gli anni a venire!
Heidi, che arrivรฒ appunto in Italia passando dalla Germania, รจ il capostipite deiย World Masterpiece Theaterย letteralmente traducibile comeย Teatro dei Capolavori del Mondo, un vero e proprioย sottogenere ben definito dell’animazione giapponese caratterizzato da anime ispirati a romanzi dellaย letteratura per ragazzi, in particolar modo quella occidentale, come Anna dai Capelli Rossi, Marco – Dagli Appennini alle Ande, Pollyanna, Flo – La piccola Robinson, Lucy May e tanti altri.
Nel caso di Heidi, l’anime si prende alcune divagazioni rispetto al romanzo della Spyri, approfondendo situazioni e personaggi che il libro tratta marginalmente come il pastorello Peter che nell’anime รจ molto piรน presente, la signorina Rottenmeier che nel romanzo รจ poco rappresentata e che non si recherร mai all’alpe in compagnia di Clara e il mitico cane Nebbia, il San Bernardo del nonno di Heidi che non esiste nel libro.
Quel 7 febbraio di 40 anni fa, un bimbo di quasi due anni, seduto su di una piccola sediolina in vimini, accanto a suo nonno, un contadino fiero, alto, dalle mani ruvide e dal cuore grande (quasi come il vecchio dell’alpe che per la cronaca si chiamaย AlmโOhi, nonno paterno di Heidi ed ex-soldato), guardava estasiato pascoli, montagne, baite eย caprette saltellanti su di un piccolo televisore Mivar da 14 pollici.
Da quel momento, come accaduto per tantissimi altri bambini nati negli anni ’70, l’animazione giapponese l’avrebbe conquistato e rapito, con una forza e una passione che, ancora oggi, รจ viva piรน che mai!