Lo scorso mese abbiamo letto la conclusione di Orfani Sam, l’ultima stagione della serie fantascientifica di casa Bonelli. La fine? è stato un albo particolare, ha fornito una chiusura all’avventura degli Orfani, dandoci una rilettura della serie imprevista e stuzzicante. Ma c’era ancora spazio per un’ultima storia o, per dirla come il titolo dell’ultimo volume di Orfani Sam, c’era Ancora un giorno.
Per l’occasione, Roberto Recchioni torna ad esser l’unico narratore della storia, mettendoci di fronte ad un amarcord che ci riporta ad un’epoca in cui il gruppo di giovani protagonisti non era ancora diventato la squadra di supersoldati che abbiamo imparato a conoscere.
Ancora un giorno, il capitolo finale di Orfani Sam, che chiude la saga fantascientifica bonelliana
Non ci sono i guerrieri in albo, non ci sono sparatorie (reali, almeno), ci sono solo dei ragazzi, costretti a crescere prima del tempo, in un mondo che è stato sconvolto e distrutto. Recchioni sceglie di chiudere la saga di Orfani riportandoci all’inizio, in una giornata che difficilmente mi sarei mai immaginato.
Dopo cinque anni passati a vedere questi ragazzini diventare dei guerrieri, ritrovarli adolescenti è una bella botta. Li abbiamo visti affrontare anni di guerre, battaglie e sofferenza, ma Ancora un giorno ha il sapore di un padre che regala ai propri figli un momento di serenità, la possibilità di esser un qualcosa che a lungo è stato loro negato: dei ragazzi.
Quello che dovrebbe esser un giorno di riposo dal loro duro addestramento, diventa anche l’istante in cui emergono quelle emozioni e quelle spinte interiori che saranno anche la loro guida nel futuro. Nonostante l’intenzione del solito Boyscot nel ridurre tutto all’ennesima occasione per allenarsi, questo scampolo di libertà lascia emergere l’anima dei personaggi, cogliendo al meglio sia la loro dimensione attuale che ciò che riserverà loro il futuro.
La sensazione che ho avuto leggendo Ancora un giorno è che Recchioni abbia voluto regalarci un’istantanea di un momento di passaggio dei nostri piccoli, spaventati guerrieri, forse l’ultima occasione che hanno avuto per esser realmente spensierati, prima che la realtà, il destino (o la Juric) arrivasse come un’ombra a devastare completamente il loro spirito.
Ma siamo anche davanti ad un sunto delle tematiche che verranno affrontate da Orfani. Personalmente, non avrei inserito Ancora un giorno all’interno della numerazione di Orfani Sam, ma gli avrei lasciato semplicemente l’appartenenza alla saga senza legarlo a quest’ultima stagione. Leggendo queste pagine, nelle parole dei ragazzini si scoprono i riferimenti a quello che sarà il percorso tematico dell’intera serie, con Ringo a ricoprire il ruolo di legante, con quel tocco di genio di renderlo l’appassionato di fumetti che legge alla sua Mocciosa le avventure di un pistolero.
Ed il dinamismo del rapporto tra Ringo e la Mocciosa in questo albo è struggente, preveggente, poetico. Si intravede il vero potere di questa passione, intravediamo i primi segni di quella personalità complessa della Mocciosa (la scena dell’agguato), ma emergono anche il forte amore tra i due, l’anima tormentata e incredibilmente delicata della ragazzina, capace di scalfire anche la patina di guasconeria di Ringo. E lo confesso, il finale inventato da Ringo per il suo fumetto mi ha commosso, una dichiarazione di amore sottesa tra lui e la Mocciosa che noi già sappiamo quanto sarà faticosamente dura.
Emotivamente, Ancora un giorno è forse l’albo più emozionante di Orfani. Mettici che è la classica storia che non ti aspetti, che Recchioni ha dato una prova di narrazione emotiva e costruzione dei dialoghi che ti colpisce e accarezza al contempo l’anima o che i disegni sono stati in perfetta sintonia con l’empatia della storia, ma questo albo rasenta la perfezione. Quell’innocenza dei giovani protagonisti che hanno ancora una minima speranza nel futuro, ma che già sentono i primi dubbi sul destino farsi largo nel loro cuore.
Divertente la scelta di farci entrare in fumetto tramite un fumetto, una storia che Luca Casalanguida disegna con un taglio che omaggia sin dalla primissima tavola Tex (per i suoi 75 anni) e riesce nelle seguenti a lanciarsi in una dinamicità e percezione della narrazione per immagine stupenda, dura, in alcuni punti spietata, degna di un western cinematografico. La parte nel villaggio, con la storia che diventa travolgente, è superlativa. Casalanguida è riuscito a creare un fumetto nel fumetto, passando dal colore della storia principale al bianco e nero, mantenendo però una linearità narrativa che si presta al meglio nel corpo narrativo principale, ma che potrebbe esser un avvincente fumetto a sé stante.
Tocca a Andrea Accardi mostrarci questo giorno dei ragazzi. Andrea lavora benissimo sulle espressioni, giocando sul realismo e sulla forzatura in alcuni casi di un’emotività che asservisce il tratto realistico. Penso alla tavola dell’agguato della mocciosa, dove lo sguardo della ragazzina lascia permeare parte di quella follia che emergerà in futura, con un tocco vicino al manga ma che riesce comunque ad esser in linea con il resto della vignetta, divenendo però magnetico per il nostro sguardo.
Stefania Aquaro colora al meglio le tavole di questo albo, brava nel ricreare i giochi d’ombra della foresta, ma semplicemente strepitosa nelle tavole finale, con uno guizzo particolare nella tavola, a mio avviso, più importanti dell’albo, pagina 89, con quell’albero che ha una valenza particolare per la saga di Orfani.
Carmine di Giandomenico firma l’ultima copertina di Orfani Sam con uno stupendo omaggio a Breakfast Club, colorata da Giovanna Niro. Una citazione che rispecchia al meglio quanto si legge nell’albo.
Con Ancora un giorno, Orfani chiude la sua avventura mensile in edicola, lasciando spazio ai futuri speciali, con il primo in arrivo il prossimo 14 luglio.
In questi cinque anni, Orfani ha saputo mostrare la possibilità di spingere anche il fumetto da edicola, considerato ancora un intrattenimento ‘leggero’, verso una narrazione più complessa, matura, radicata nell’attualità (Nuovo Mondo in primis). Nonostante all’epoca della prima stagione fossi uno dei lettori meno convinti, confesso che con le serie successive ho trovato più di una ragione per continuare a leggere. Orfani, come ogni cosa, può piacere o meno, si può dibattere sulle sue tematiche, ma resta oggettivamente un ottimo esperimento artistico che ha voluto spingere la narrazione a fumetti in una dimensione più ampia.