Gli eSport stanno diventando sempre più parte della nostra vita, al punto che ci sono state promettenti apertura anche da parte del Comitato Olimpico per un loro riconoscimento come disciplina da esercitare nelle Olimpiadi. L’importanza di questa attestazione non deve essere vista come un traguardo, ma solo come una tappa nel percorso di legittimazione che gli atleti di eSport meritano.
Gli eSport potrebbero diventare una palestra formativa per i futuri piloti di Formula 1
Ultimamente le arene degli eSports sono divenuti anche un territorio di reclutamento da parte delle forze armate statunitensi, che vedono nei videogiocatori alcune delle caratteristiche più importanti per i soldati di domani. Ma tralasciando l’inquietante visione bellica degli eSport, sono altri i settori in cui la validità dell’attività agonistica in pixel sembra promettere bene. A tenere banco in questo senso è stato ultimamente il circo della Formula 1, che vede negli eSport un campo di prova interessante per i Senna del domani.
La preparazione di un pilota di Formula 1, per arrivare alla vetta delle proprie capacità, è massacrante. Si tratta di un allenamento continuo, fatto di ore infinite al volante per migliorare la propria capacità di guida e i riflessi, per memorizzare ogni aspetto dei tracciati in cerca della traiettoria migliore. Alcuni cominciano giovanissimi nel mondo di go-kart, ma la strada per arrivare ai punti più alti del mondo della guida agonistica professionistica è lunga e durissima.
Consci di questo aspetto, in McLaren, la seconda scuderia del mondo per successi, con l’approvazione di alcuni dirigenti della Formula 1, si è pensato di studiare un nuovo modo di agevolare la crescita dei piloti professionisti: gli eSport.
eSport e gli sport ‘tradizionali’ hanno alcuni aspetti in comune (fan, passione e guadagni), ma su una cosa sono agli antipodi: la preparazione fisica. Se il perfetto giocatore di COD deve vantare destrezza e riflessi, l’atleta professionista a questo deve aggiungere un intenso addestramento fisico che ne garantisca l’agilità e la mobilità, basta pensare ad un tennista o un giocatore di basket.
Per gli sport motoristici questo è parzialmente diverso. In occasione di un incontro al Circuit of the Americas, poco prima che prendessero il via le prove della corsa di Formula 1, i rappresentati di McLaren, Formula 1 e Alienware hanno discusso di quanto il mondo reale delle competizioni automobilistiche e quello virtuale, come gli eSports, potrebbero avere una certa attinenza.
Frank Arthofer, capo del reparto digital media di Formula 1, ha così commentato questa apertura agli eSports
“Ogni volta che partecipo ad un incontro sugli eSports devo dire che la bellezza dei giochi di corse è che, contrariamente agli eSports calcistici (o di football americano visto che siamo ad Austin!), questi siano molto più vicini alla realtà di questo sport. C’è un pedale, un volante sterzante, e siete in un simulatore. Si possono vedere anche delle possibilità per i piloti digitali di partecipare ed avere esperienze nella realtà degli sport automobilistici. Ci sono differenti abilità in oggetto, e al momento sono entrambi piuttosto complicati in maniera diversa, ma credo che la capacità di adattamento sia ciò che rende per la Formula 1 il fulcro degli sport motoristici, ed il più eccitante eSport nel mondo reale. Siamo ancora all’inizio di questa sperimentazione, ma siamo incredibilmente fiduciosi dei risultati che potremo ottenere”
I piloti di Formula 1 usano da diverso tempo dei simulatori che replichino tracciati, in modo da non dover fisicamente girare il mondo per provare la propria macchina sulla pista reale. Si tratta di una possibilità che consente loro di imparare le caratteristiche dei vari tracciati, allenando di conseguenza i muscoli alla necessaria reattività per certe manovre. I simulatori, come quelli creati da Alienware per McLaren, sono stati pensati per riprodurre con la maggior fedeltà possibile i tracciati reali.
Il futuro pilota della McLaren Lando Norris si è spesso trovato a guidare su tracciati che non ha mai visto dal vero , ma che ha imparato a conoscere grazie ai simulatori.
Il direttore marketing di McLaren, Henry Chilcott, ha fatto notare l’importanza di questa possibilità legata agli esport.
“Mentre stavo venendo qui ho cercato di calcolare quanti giri di pista Fernando Alonso ha fatto negli ultimi sei anni. Credo che siamo intorno ai 500. Parlando con Lando abbiamo ipotizzato che anche lui si aggiri tra i 500 e i 600 giri, con la differenza che non è mai stato fisicamente su un tracciato. Tutta l’esperienza di Lando è stata maturata nel mondo virtuale, ed ora deve mettersi alla prova nel modo reale, un’esperienza elettrizzante. Sono questi gli aspetti che ci fanno considerare importante questo intreccio di mondo reale e virtuale, con particolare interesse agli esports”
Parte integrante del team McLaren è Rudy van Buren, oggi tester dei simulatori di guida di McLaren e vincitore del titolo di guidatore più veloce in una competizione esport. Come racconta Chilcott, le capacità di van Buren sono andate oltre ogni aspettativa di McLaren, rendendolo la prova vivente di come la competenza negli esport possa esser messa a buon uso anche nel mondo reale.
“Il fatto che solo perché il suo percorso di avvicinamento al mondo della Formula sia passato dagli esport, non significa che sia stato meno impegnativo in termini di fatica. Quando parliamo del nostro eSport Talent Development Program sembra quasi un discorso sterile e tutti si rivelano piuttosto scettici sulla sua importanza. Ma ora abbiamo questo esempio vivente della validità del nostro programma. Per noi ,da un punto di vista del marketing, Rudy è la prova di ciò che può esser fatto, portando queste abilità dal mondo virtuale a quello reale”
“Cerchiamo di avere una mente aperta per esplorare nuovi modi di portare talenti nel nostro sport. Potrebbe esser possibile scovare dei nuovi piloti direttamente dagli eSport negli anni a venire? Probabile. Ma sarà necessaria anche una certa dose di fortuna e duro lavoro, e tutto questo si ottiene solo con il tempo. Tuttavia, per noi questo è un aspetto fondamentale per il marketing e per i nostri partner”
Il successo di questa prima incursione della McLaren nel mondo degli eSport ha mostrato un gran potenziale, con una notevole capacità di crescita che consentirà agli eSport di aprire un giorno il mondo degli sport ‘reali’ agli atleti digitali. Non per niente, McLaren sta potenziando continuamente il proprio programma di eSport, a cominciare dal rendere sempre più intensa la collaborazione tra van Buren e la scuderia, attraverso il programma Shadow. Scopo del progetto Shadow è quello di costruire un perfetto team di eSport che sappia tenere testa non solo alle altre squadre di giochi di Formula 1, ma che possa rivaleggiare alla pari con i migliori team in qualunque gioco di guida.
Questi discorsi sono indice anche dell’evoluzione dell’hardware e dei videogiochi, giunta ad un punto dove la tecnologia, anche se non ancora identica alla realtà, consente di trasferire le capacità dei piloti di eSport nel mondo reale.
Gli esport rappresentano una potenziale risorse per McLaren, che li vede come una fonte di potenziali piloti futuri
Uno dei partner di McLaren, Dell, utilizza la propria sussidiaria gaming, Alienware, per creare uno dei migliori simulatori di giochi di guida nell’intero parco dei videogiochi di guida.
Ma non facciamoci illusioni, siamo ancora lontani dal punto in cui i talenti degli eSport potranno gareggiare nel mondo reale. Le abilità necessarie per guidare un bolide ai 200 all’ora al’interno di abitacoli compatti e leggerissimi richiedono anche un buona dose di doti naturali, che non si manifestano in tutti.
Van Buren, ad esempio, ha dovuto seguire un profondo allenamento per poter sostenere le sfide fisiche e logistiche al centro del mondo della Formula 1 reale. Tuttavia, esiste un elemento che separa profondamente eSport e realtà: la paura. Un conto è sfrecciare su una veloce auto da corsa in una simulazione, un altro competere con altri piloti dal vivo, con tutti i rischi che ne conseguono.
Senza contare che non tutti i piloti di eSport potrebbero ambire a diventare piloti anche nel mondo reale. Arthofer ha confessato che non considerare questo aspetto sarebbe poco sensato, perché non riconoscerebbe il fascino degli eSport, che sono a tutti gli effetti uno sport competitivo, comprensivo di appassionati e, inevitabilmente, business.
Nonostante l’ottimismo e la curios02ità mostrata, McLaren ha ancora dei dubbi sul fatto che un pilota proveniente dal mondo degli esport possa scegliere di far il grande salto e passare alla Formula 1. Van Buren è un buon esempio della possibilità di questa evenienza, ma la strada è ancora lunga.