Gio 26 Dicembre, 2024

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Adrian: quando la curiosità punisce – Recensione

Anticipato da giorni di pubblicità assordante (no, non è un modo di dire), ieri sera, Adrian, il tanto atteso (e temuto) nuovo programma del Molleggiato nazionale è finalmente entrato nelle case dei milioni di italiani. Da notare come le altre reti abbiano tentato di contrastare la presenza di Celentano con offerte interessanti (Bastardi senza Gloria e Ultimo tanto a Parigi in primis), venendo miseramente sconfitti. Prevedibile? Assolutamente si. Ne è valsa la pena? Assolutamente si.

Adrian, il nuovo programma di Celentano, potrà cambiare la televisione italiana?

Sia chiaro, Adrian è una cosa (non mi viene in mente termine migliore) abominevole, ma ha il merito innegabile di avere mostrato come attualmente l’offerta televisiva possa consentire ad un egocentrico ottantenne di vivere di luce riflessa del suo passato. Passato che, onestamente, non mi sembra nemmeno così particolarmente degno di grande ammirazione, ma si tratta di gusto personale, e quindi questa considerazione prendetela come uno sfogo puramente soggettivo.

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Quello che non si può sottrarre al giudizio oggettivo, consentimelo, è che Adrian sia una delle peggiori produzioni mai viste su schermo.

Sparare sul lungo siparietto iniziale con Balasso e Frassica sarebbe fin troppo facile, con picchi di orrore al momento in cui Celentano entra in scena accolto da ovazioni papali e urla di giubilo (tra cui uno straziante ‘Ti amo’ che puzzava di falso distante un miglio), in quella che sembrava un’artificiosa spontaneità da propaganda. Ed è qui che Adrian mostra la sua potenza. Per quanto nei giorni precedenti i trailer avessero mostrato ampliamente che ci saremmo trovati di fronte ad una catastrofe visiva, ieri sera ho avuto anche io la morbosa curiosità di scoprire cosa potesse spingere a partecipare a questa liturgia televisiva.

Ancora devo capirlo,lo ammetto. Ora, da nerd nel midollo non sono immune al fascino viscerale e irrazionale di un ‘qualcosa’, ma in certi momenti anche il fanatismo più ferreo si scontra con la realtà. Adrian, per quanto si possa venerare il Molleggiato, è quanto di peggio si possa fare ad un settore artistico importante e ricco di valore della nostra produzione artistica: l’animazione.

Negli ultimi anni sono usciti numerosi film animati di produzione nostrana degni di nota, i nostri talenti sono ambiti a livello internazionale, eppure ieri sera sullo schermo ho quasi pianto vedendo un accozzaglia di tratti e colori che nemmeno con Paint di Windows 98 si sarebbe potuto fare di peggio.

Non basta scimmiottare ambientazioni care a una certa fetta di pubblico (Blade Runner su tutte) per dare valenza ad un prodotto di animazione. Non basta farsi forti di un nome come quello del Maestro Manara per avere una garanzia di qualità stilistica. Alla base, servono competenze e conoscenze, è necessario mostrare rispetto non solo alla qualità artistica di un settore vincente della nostra arte, ma anche allo spettatore.

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Vedere l’arte di Manara commentata oggi come ‘quante tette e culi’ è stata la cosa peggiore. Manara è un maestro del nostro disegno, apprezzato per la sensualità con cui disegna le sue donne. Per dire, Marvel Comics si è avvalsa della sua opera in almeno due occasioni, e al netto di una polemica sulle forme di Spider-Woman, non ha avuto che apprezzamenti.

Ieri sera, il suo Adrian sembrava un soft-porno, disegnato non tanto per sedurre, quanto per scandalizzare. Chi invoca la censura è innocente, sia chiaro. Come si può pensare di portare l’erotismo di Manara in prima serata, e uscirne indenni? Non si può, ed è questo il piano di Celentano, che con il suo clan ha architettato un giochino promozionale perfetto. Stasera Adrian potrebbe far anche più ascolti, spingendo anche chi ieri ha resistito alla curiosità a fare un passaggio su Canale 5, anche solo per una sbirciatina, spinto da tutti quei commenti irrisori letti oggi sui social.

Peccato che l’arte di Manara risulti indebolita, ridicolizzata da un comparto di animazioni che passa dall’imbarazzante all’oltraggioso. Non parliamo di sperimentazione, per cortesia. Qui si parla di faciloneria, di scarsa qualità, nonostante investimenti sostanziosi che oscillano tra i 13 e i 20 milioni di euro. Che con metà di quelle cifre il mercato asiatico produce intere stagioni di anime di altissima qualità. Ed invece noi ci siamo sorbiti scorci urbani che fanno rimpiangere le prime schede video 3d, animazioni legnose e uno dei peggiori esempi di comic motion mai visti.

Adrian insulta il grande talento italiano nell’animazione, dando una falsa identità di questo apprezzato settore della produzione artistica nostrana

Ma perché tutto questo? Quale ragione può spingere un network televisivo ad imbarcarsi in una simile tragedia, dopo che Sky aveva abbandonato questo fallimentare progetto, che Celentano tentava di realizzare da un decennio?

Proprio per quel nome: Celentano.

Che volenti o nolenti, per motivi a me ignoti, ancora smuove il pubblico. O meglio, smuove un pubblico di fedeli, che ciechi alla ragione e al buongusto si prostrano alla propria divinità, intoccabile come ogni dio che si rispetti. Quello andato in onda ieri sera, all’infedele sottoscritto, è sembrato lo sfogo onanistico di un artista privo di vere idee, oramai schiavo del suo stesso personaggio, incapace di arrendersi al passare del tempo e intenzionato a cavalcare il più possibile l’onda lunga del suo successo.

Riproporre la propria vita nuovamente, alleggerendola con influenze fantascientifiche, è sfiancante. Celentano ha creato un’auto-celebrazione tronfia e patetica, giocata solamente sulla venerazione di un fan che non sa come dire al proprio idolo ‘basta, ritirati dignitosamente’. Invece no, in una complicità tra ego del protagonista e arguto sfruttamento del canale televisivo, ecco che arriva Adrian, per otto puntate che dovrebbero dare a Mediaset grandi ascolti.

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Spinto da un’incredibile battage pubblicitario, Adrian si presentava come l’evento del 2019 (gente, siamo solo a gennaio, ricordiamolo, per favore), ed in effetti lo è. Ma per i motivi sbagliati.

Adrian può lasciare il segno solo come dimostrazione di ciò che non andrebbe mai fatto. Non basta dire che Celentano ha avvicinato il pubblico all’animazione nostrana per dichiararlo un successo mediatico. Chi ieri sera ha scoperto i cartoni animati prodotti in Italia e li considera di questa qualità, ha subito un affronto, perché questa spazzatura non rappresenta minimamente l’ottima artigianalità della produzione italiana (guardatevi Gatta Cenerentola e ne riparliamo).

È un novità in prima serata? Certo. Cambierà le sorti della TV italiana in meglio? No. Perché la conseguenza principale di Adrian è che oggi tutti ne hanno parlato, rendendolo un argomento focale, dando la falsa percezione a chi decide cosa offrire al pubblico che un prodotto del genere sia manna. Il meccanismo della derisione è subdolo, sappiatelo. Lo si guarda in massa per deriderlo, ma fa share. I Network cosa decidono quindi? Creiamo altra monnezza del genere, perché comunque attira, fa audience, ed ecco che questa macchina assassina continua a uccidere la qualità in nome di un profitto basato sul nulla.  D’altronde, bene o male, l’importante è che se ne parli, giusto? E se parlandone male, attiro ancora più gente che vuole concorrere alla gogna pubblica del giorno dopo, chi se ne frega se bisogna sacrificare la qualità sull’altare degli ascolti?

Ora, è vero che si è fatto un discorso su un solo episodio, e che Adrian ha altre puntate che potrebbero ribaltare il giudizio. Datemi del fazioso, ma preferisco lasciare la sentenza finale a chi vuole soffrire, per me Celentano si ferma qui, preferisco rivedermi Punisher o Sex Education, perdermi nelle pagine di un buon libro. Ma non prima di essermi rivisto Gatta Cenerentola, per ricordarmi che l’animazione italiana di ottima qualità esiste, relegando al più presto questo scempio nell’oblio.

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