Lun 25 Novembre, 2024

Le News della settimana

spot_img

Potrebbe interessarti

Il ritorno dell’oscurità: resa dei conti tra Morgan Lost e Dylan Dog [Recensione]

Il mietitore, lo scorso capitolo della saga bonelliana che unisce Morgan Lost e Dylan Dog, aveva mostrato un ribaltamento dell’animo dell’Indagatore dell’incubo incredibile. Dopo anni passati a sfuggire e corteggiare la morte, alla fine Dylan sceglie di divenire lui stesso il Tristo Mietitore, sconvolto dalla follia per la perdita dell’amata. Difficile immaginare un plot twist migliore per invogliare il lettore a correre in edicola per leggere Il ritorno dell’Oscurità, quarto capitolo del team up bonelliano che unisce (o divide?) Morgan Lost e Dylan Dog.

Il ritorno dell’oscurità precipita Dylan Dog nella follia, rendendo Morgan Lost il nuovo eroe di Londra

Conciliare due personalità così complesse non è certo facile. Se altri team up della casa editrice milanese sono stati imbastiti sfruttando un’ambientazione comune (non ultimo L’abisso del male), nel caso dei due inquieti protagonisti questo terreno comune è venuto a mancare. Morgan Lost vive in una realtà distopica, Dylan nella ‘nostra’ Londra, e quindi tanti saluti ad un mondo comune. Portare l’uno nel mondo dell’altro era, ma si rendeva quindi necessario cercare altrove un elemento comune, un trait d’union che consentisse a Claudio Chiaverotti di sviluppare a dovere quanto ordito con Roberto Recchioni.

E quindi, perché non appellarsi a emozioni e ad una sofferenza comune?

Entrambi i personaggi, a modo proprio, hanno affrontato nella vita momenti ardui. Morgan Lost è stato profondamente caratterizzato da una visione profondamente  cupa e malinconica, in cui il cacciatore di taglie di New Heliopolis si muove cercando di preservare la propria umanità, senza cedere completamente ad un’oscurità che sarebbe sin troppo facile abbracciare. Morgan è un elemento dissonante all’interno di una società folle, al punto che verrebbe da chiedersi chi sia realmente il pazzo, lui o la società. Morgan Lost vive nel suo ambiente urbano, soffrendone il distacco mai incapace di farne parte per sua natura, vivendo esperienza che lo spingono anche oltre l’umana percezione, ma che lui vive come allucinazioni o tormenti resi visibili dalla sua immaginazione.

Dall’altro lato abbiamo l’Indagatore dell’Incubo. Romantico, spesso ingenuo, Dylan Dog sa che ci sono cose che vanno oltre la banale quotidianità, le accetta e le abbraccia come parte di un mondo che spesso dimentica sé stesso, banalizzando la poesia del mondo e troppo rapido nell’etichettare come mostro ciò che non capisce. Per Dylan spesso i mostri sono meraviglie incomprese, arrivando al senso più puro del termine. Dylan rappresenta l’ingenua meraviglia del mondo, che col tempo è stata adattata al nuovo contesto sociale moderno, privandolo di parte della sua poesia e rendendolo più disincantato, come con il recente Ciclo della Meteora. Ma come Morgan, anche lui rimane un pariah, escluso dalla società, una situazione che lui riesce a vivere serenamente.

Se Morgan Lost è affaticato dal suo esser ai limiti della società, Dylan vive con spensieratezza la sua condizione. Ed è da questa apparente diversità che Chiaverotti e Recchioni hanno trovato quel senso di fratellanza dei due personaggi che poteva dare coesione alle loro storie.

La ricetta è stata scritta in modo perfetto: un mondo diverso per entrambi, più vicino all’idea sociale di Morgan, ma nel contesto urbano di Dylan. Un compromesso narrativo vincente, in cui il cacciatore di serial killer, oramai avanti con gli anni, si ritrova richiamato in servizio, ancora una volta per una questione personale, come gli antieroi cinici del cinema hard boiled. Ma serviva un villain all’altezza, che riuscisse a tener testa al protagonista.

E non esiste miglior cattivo di un eroe decaduto. La parabola di follia in cui precipita Dylan Dog è perfetta, raggiunge un picco emotivo in Il ritorno dell’Oscurità che vale la lettura di questi quattro capitoli del team up. Travolto dalla pazzia, Dylan sembra ormai perduto, irrecuperabile, eppure i suoi vecchi amici, Groucho e Bloch, ancora credono in lui, aiutano Morgan sperando di salvare quel che resta della sua anima.

Rendere un eroe come Dylan il cattivo non era facile. Per un simile ribaltamento del ruolo servono basi solide, rispetto per il personaggio e delicatezza, o si rischia di trasformare un elemento essenziale della storia in un semplice deus ex machina, deludendo tutti. Chiaverotti dimostra invece di avere piena conoscenza dell’emotività di Dyd, lo porta sull’orlo della follia ma con garbo, facendo leva su emozioni da sempre al centro dell’animo del personaggio. Non poteva esser che lui a sviluppare questa storia, non solo perché Morgan Lost è uno dei suoi due figli artistici, ma perché il buon Claudio rimane ancora uno dei migliori interpreti dello spirito più autentico dell’Indagatore dell’Incubo.

Grazie a questa perfetta conoscenza dei due personaggi, Chiaverotti riesce a introdurre elementi classici del mondo di Dylan Dog all’interno della storia, in una narrazione che accoglie con sempre più decisione Morgan all’interno della Londa dylaniata. Il ritorno dell’oscurità segna un passo importante, in questo senso, nell’integrazione dei due personaggi.

Morgan Lost, lentamente, ritrova la sua vena investigativa, torna a sentirsi vivo nell’indagare. E la vita, nei fumetti come nella realtà, non si lascia sfuggire l’occasione di metterti alla prova. Ecco allora la chance per Morgan di indagare negli incubi londinesi, iniziando da uno dei più amati della tradizione dylaniata: Mana Cerace, altra leggendaria creazione di Chiaverotti. Rielaborata in questa dimensione distopica, inconfondibile nel suo oscuro fascino, e perfettamente inserita all’interno della storia come passaggio di consegne tra Dylan e Morgan.

Il ritorno dell’oscurità non è solo un primo epilogo dello scontro tra Morgan Lost e Dylan Dog, ma è l’ultimo mattone delle fondamenta di un nuovo contesto narrativo che andrebbe sviluppato ulteriormente, come sicuramente avverrà in seguito. La conclusione di questo quarto capitolo è un cliffhanger emotivo che non può rimanere incompiuto, degno dei grandi narratori della serialità televisiva, in cui i personaggi hanno trovato finalmente il loro ruolo all’interno di un gioco più grande, ma ora questa consapevolezza deve trovare pieno compimento, deve evolversi. E i lettori aspettano.

All’interno de Il Ritorno dell’oscurità, viene quindi presentata una potenziale chiusura di quello che, in un paragone con il mondo seriale, si potrebbe definire un pilot, un primo lungo episodio che offre la possibilità di creare una serie più duratura. Gli elementi ci sono tutti, un narratore capace di rendere onore ad entrambi i personaggi è pronto a spingersi ancora oltre, quindi fermarsi sarebbe un delitto.

Anche perché il team artistico da utilizzare per questa serie non manca di certo. Dopo Val Romeo all’opera nello scorso numero, in Il ritorno dell’oscurità ci possiamo godere l’ottimo lavoro di Andrea Fattori e Mirco Pierfederici. L’emotività e la tensione della trama trovano nei due artisti una felice realizzazione, grazie a tavole dettagliate e ricche di dettagli, che non mancano di esaltare con accuratezza la complessa trama emotiva della vicenda. Da ammirare il lavoro fatto nel ritrarre Dylan, nella sua discesa nella follia, il cui volto mostra questa iniziale decadenza, salvo poi tornare improvvisamente scevro dei segni del deliro verso il finale, quando accetta la sua nuova condizione, abbracciandola pienamente.

Peccato solo che alcune tavole siano state rovinate da una stampa non esattamente impeccabile, che mostra un effetto di sfocatura che priva questi ottimi disegni di parte del loro fascino.

Un difetto che fortunatamente non tocca l’ottimo lavoro di Fabrizio de Tommaso. Definirlo copertinista sarebbe un eufemismo, Fabrizio realizza sempre tavole impeccabili e cariche di tensione, capaci di veicolare tutta l’intensità delle storie che ci attendono negli albi. Nel suo lavoro per Il ritorno dell’oscurità ribadisce la sua incredibile professionalità, come mostra il ritratto di dylna, intenso e deformato dalla follia, come se Fabrizio fosse riuscito a imprigionare un pizzico del suo delirio sulla pagina.

Ora, non ci resta che sperare di vedere presto nuovamente in azione i due protagonisti di questo universo alternativo. Nel frattempo, dobbiamo resistere sino a novembre per tornare nella New Heliopolis ‘classica’, per goderci la nuova stagione delle avventure del bounty hunter, con le Morgan Lost Night Novels.

Ultimi Articoli