Quando, dopo aver assistito soddisfatto a Solo: A Star Wars Story, sono uscito dalla sala senza vedere nella hall del cinema frotte di bambini festanti insieme ai propri genitori, ho associato subito questa assenza piacevolmente caciarona al fatto che il film di Ron Howard fosse una pellicola più “adulta” rispetto alla penultima incarnazione di Star Wars vista con Gli Ultimi Jedi.
Nonostante i non confortanti risultati al box office, ecco alcune brevi considerazioni sul perché Solo: A Star Wars Story è un bel film!
La prima impressione del film, che in qualche passaggio ha comunque inevitabilmente un po’ sofferto, mi ha lasciato piacevolmente soddisfatto e, dopo che l’esperienza in sala si è sedimentata nella mia mente, il rapporto con il secondo spin-off della saga Star Wars si è fatto via via più convincente ed appagante.
Leggendo qua e là i giudizi di chi aveva visto il film, magari partendo da un’iniziale sensazione di perplessità, se non addirittura timore, ho notato che in tanti hanno ammesso di essere stati piacevolmente soddisfatti da una pellicola che partiva con l’handicap di una produzione travagliata (il cambio di regista è la punta dell’iceberg), salvo riuscire a scrollarsi di dosso le paure e trovare, con umile dignità, il suo posto all’interno del firmamento Star Wars.
Eppure, dati alla mano, Solo: A Star Wars Story non è stato affatto premiato dal botteghino, complice l’incollatura temporale che l’ha visto debuttare appena sei mesi dopo Episodio VIII, senza la sovrabbondante campagna promozionale a cui Disney ci ha abituati per le pellicole in uscita sotto Natale, al punto che è sembrato che proprio Disney abbia volutamente lasciare “solo” il film!
Di Harrison Ford ce n’è soltanto uno, mettetevelo nella zucca, ma Alden Ehrenreich ha raccolto una sfida che in tanti avrebbero comodamente e tranquillamente rifiutato
Così, probabilmente, anche un po’ ingannati dal mancato exploit meramente economico della pellicola, molti hanno criticato aspramente il film di Ron Howard, con recensioni pubblicate online che ne contestavano addirittura la stessa esistenza, puntando il dito in primis sull’eccesso di produzioni cinematografiche legate alla saga e, poi, a ruota, sul ruolo di Solo affidato al giovane Alden Ehrenreich, reo di non essere all’altezza di Harrison Ford!
Ebbene, sorpresa sorpresa, Alden non è Harrison Ford e mai lo sarà, anche se gli auguriamo una carriera cinematografica di uguale successo.
Vestire i panni di un eroe iconico e leggendario come l’Han Solo di Ford è una cosa che forse nessuno avrebbe voluto fare, ma che il ragazzo di Los Angeles, consapevole del fardello, ha accettato con quella strafottenza ed incoscienza tipiche proprio del famoso contrabbandiere.
L’interpretazione che ne è uscita è nettamente migliore di quanto le paure della vigilia avessero prospettato, e l’impatto “acerbo” dell’attore con il personaggio, del quale è notevole l’impegno profuso per replicarne smorfie e atteggiamenti, è in linea con la storia che Lawrence e Jonathan Kasdan volevano raccontare, quella delle origini di un eroe cinico ma scanzonato, solitario ma leale, smargiasso ma in fondo responsabile, partendo da una giovinezza da schiavo furfantello che il destino trasforma, percorrendo diversi bivi, nel romantico conttabbandiere galattico che tutti abbiamo nel cuore.
Il personaggio è giovane, non ha ancora la sfrontatezza e la sicurezza di sé che vedremo nel primo Star Wars, ma il film ha inglobato questa esordiente freschezza in una storia che comunque profuma di action movie e antieroi, con Ron Howard che centra l’obiettivo di farne un western spaziale con sfaccettature da caper movie furfante al punto giusto, con una rapina al treno memorabile in cui si fa il tifo per alcuni criminali e si cerca di osteggiarne altri! (Ah, che bellezza quando il bad boy dentro di noi viene fuori!)
Solo: A Star Wars Story funziona a sopresa anche senza i Jedi, la Forza e le spade laser (e non è cosa da poco!)
Invece ecco il web popolarsi di novelli registi che affossano il lavoro di Howard, il quale oltretutto riesce a rendere tutt’altro che pesante un film di oltre due ore; storcono il naso di fronte ad una sceneggiatura che ci regala la prima visione di momenti iconici fino ad oggi solo narrati, inorridendo davanti a pochi istanti che rivelano l’origine del cognome Solo; sferzano con critiche (per me insensate) una fotografia che è tra le migliori dell’intera saga Star Wars!
Solo: A Star Wars Story è un bel film, un film che rischiava (non lo sapremo mai con certezza) di essere una action comedy vera e propria, ma che invece tiene la barra dritta sulla rotta tracciata da Rogue One che ha inaugurato gli spin-off che non sono solo fan service ma che vogliono raccontare storie “adulte” e far sognare nuovamente i fan di Guerre Stellari, i quali ormai sembrano conoscere tutto a menadito perdendo la capacità di meravigliarsi e stupirsi!
Ecco perché Solo: A Star Wars Story è davvero un bel film, perché tutto ha funzionato bene senza i Jedi, la Forza e le spade laser e senza gli eccessi “benefici” delle pellicole marketing-oriented (che fungono da booster al botteghino), permettendo di entrare in sala forse un po’ meno eccitati rispetto ad altri film, ma di uscirne pienamente soddisfatti, sorprendendo anche il fan più spaventato dopo mesi e mesi di “cine-terrorismo psicologico”!
Quello che si sta perdendo, quando si va a vedere un film, è la capacità di staccare con il mondo per un paio d’ore da tutto e godersi uno spettacolo con leggerezza e felicità, con gli occhi sognanti di un bambino che vuole conoscere ma anche riscoprire, meravigliandosi di fronte ad un manipolo di pazzi scriteriati in equilibrio sopra un treno in corsa a folle velocità, assistendo al Millennium Falcon che percorre la famosa Rotta di Kessel, sorprendendosi quando Enfys Nest si toglie la maschera, sorridendo soddisfatti quando Han Solo spara per primo e andando in brodo di giuggiole quando alla fine del film appare lui…
Adorare Star wars ed essere innamorati di Star Wars sono due cose nettamente diverse
Invece si va al cinema quasi come esclusiva azione propedeutica, appena usciti dalle sale, per puntare il dito con decisione verso ciò che non risponde appieno alle nostre aspettative sempre più sofisticate, dimenticandosi tutto ciò che ci fa davvero emozionare e nascondendo volutamente (per la durata del film) quel bambino interiore che ancora vive dentro di noi e che poi con ipocrisia tendiamo ad ostentare indossando t-shirt con i supereroi oppure fotografando orgogliosi le spade laser sulle nostre mensole!
Adorare Star wars ed essere innamorati di Star Wars sono due cose nettamente diverse, ecco perché Solo: A Star Wars Story è un bel film, perché non è “solo” un altro film da aggiungere al nostro personale carniere di cinefili!