Il progetto Oat Studios di Neil Blomkamp è stato un vero e proprio punto di svolta nel settore cinematografico. Grazie ad un partnership con il motore grafico Unity, Oat Studios ha mostrato al mondo la propria gamma di tool ideati appositamente per il cinema, inserendoli all’interno di una serie di brevi cortometraggi di fantascienza, Adam.
Il risultato è stato semplicemente incredibile. Certo, l’esperienza di Blomkamp con la fantascienza è stata fondamentale, come dimostrano pellicole come District 9, Humandroid o Elysium. Poco importa se al povero Neil è stata tolta la possibilità di firmare un capitolo della saga di Alien, perché con quanto mostrato all’interno del progetto di Oat Studios ha creato un potenziale punto di svolta nel fare film.
Adam, il progetto di Oast Studios realizzato con l’engine Unity, potrebbe essere il nuovo modo di fare cinema?
Parte integrante della dialettica di Blomkamp è l’inserire tematiche di forte impatto emotivo all’interno dei propri lavori. Nei citati Disctrict 9 e Humandroid ecco apparire riferimenti all’oppressione, all’alienazione, integrazione e amore. Tutto questo viene perfettamente ripresentato all’interno dei corti di Oat Studios.
Il primo a sconvolgere l’opinione pubblica è stato Adam. Oat Studios ha realizzato questo corto in modo da stuzzicare la curiosità non solo per l’ottima resa grafica del prodotto, ma per aver strutturato una narrazione enigmatica e con un finale ambiguo, aperto. Il capitolo d’apertura perfetto per una serie di episodi, insomma.
Stando a quanto detto dal direttore dei laboratori di Unity, Sylvio Drouin, l’obiettivo di Adam era di “rendere compatibile la tecnologia di Unity con le esigenze dei filmaker“. Una mossa incredibilmente intelligente da parte della compagnia, che ha anticipato quella che sarà una risorsa molto ambita nei prossimi anni.
Questo primo capitolo di Adam è stato pensato intorno ad un’atmosfera in costante espansione, un robot prigioniero che si risveglia e si libera dai legami imposti da cavie e terminali. Si respira quella voglia di emancipazione da un’oppressione, è il tema costante dei primi istanti del corto, reso magnificamente dalla strabiliante qualità di animazioni e grafica. Ma il vero tocco di classe sono stati i complicati giochi di luce e il dettaglio di caratterizzazione del robot.
Il character design di Adam non è solo un segno della bravura degli sviluppatori, ma un monumento alla versatilità e potenzialità degli strumenti disponibili in Unity. Prendete il personaggio che appare alla fine, grazie ad un ottimo uso di ombre e dettaglio si trasmette un senso di potere e mistero, con un livello di caratterizzazione grafica impressionante. Difficile non pensare che Unity possa creare alcuni dei migliori scenari per il cinema dei prossimi anni.
Quando Adam fece la sua comparsa al GDC 2016 come tech demo per Unity, il pubblico rimase basito. E ne volle ancora, portando Oat Studios a creare altri episodi. Spingendosi oltre.
Di riflesso, il team della demo di Unity si mise al lavoro per migliorare la propria creazione, rendendola ancora più golosa per il mondo del cinema. Ecco comparire una nuova versione del software Cinemachine, il cuore di questo tool che consente ai registi di creare i propri film in CGI. I punti di forza del Cinemachine sono il poter apportare anche minimi cambiamenti alla palette dei colori, ma anche a filtri, illuminazione, effetti d’ombra e aggiustamenti alle inquadrature, tutto in tempo reale.
Possibilità che si vedono al meglio in Adam 2: The Mirror. Dalle atmosfere del primo corto, si passa ad un futuro distopico molto più dark. La titubanza del protagonista nel seguire i suoi salvatori sembra giustificata nel corso della loro marcia. Uno di loro inizia a zoppicare, inciampa, con una forte esaltazione emotiva trasmessa da effetti speciali incredibili. Un’intensità emotiva esaltata dal gesto del protagonista di correre in suo aiuto.
Possiamo godere di uno spettacolare contrasto tra lo scenario e i personaggi, possibile grazie agli effetti dinamici di Unity. Torniamo ad apprezzare l’incredibile dettaglio dei modelli e degli effetti di luce, ancora più centrali che nel precedente capitolo. Impressionante cosa possa portare in termini di emotività ad un film questo motore grafico nato sostanzialmente per dare maggior realismo ai videogiochi.
Questo vantaggio non è certo sfuggito a Oats Studios, che ha compreso come fosse incredibilmente utile poter muovere in tempo reale l’inquadratura mentre si racconta la storia. Con Unity, Blomkamp era in grado di effettuare riprese che gli consentissero di cambiare istantaneamente l’inquadratura qualora non fosse pienamente convinto. Si tratta di un colossale risparmio di tempo in fase di registrazione di un film e trasforma questa feature di Unity in un rivoluzionario modo di lavorare nel campo della regia.
E si arriva al 30 novembre, quando la partnership tra Unity e Blomkamp porta alla creazione del terzo episodio di Adam, The Prophet. E come in precedenza, questa uscita mostra nuove tecnologie.
Anche questo corto ha richiesto l’opera di 25 persone. La complessità di questo episodio è nel mostrare i cattivi del ciclo di corti, degli umani che intendono distruggere i robot visti nei primi due capitoli. E la sfida, ampiamente vinta, era quella di dare un senso di realismo agli umani e ai fondali su cui si muovono.
Adam è stupefacente perché si potrebbe pensare di essere di fronte ad un vero e proprio film. La commistione tra tematiche e resa grafica è stimolante, non solo per la questione etica, ma anche in ottica di utilizzi futuri all’interno dell’industria cinematografica. L’impressione è quasi quella di trovarsi all’interno di un’esperienza di gioco interattiva. In Adam è presente tutta la profondità narrativa tipica dei lavori di Blomkamp, ma esaltata grazie ad una libertà di realizzazione finora raramente disponibile.
E Blomkamp non si è certo fermato. Con il suo Oats Studios si è spinto ancora oltre, realizzando altri corti ugualmente impressionanti, cercando un continuo punto di equilibrio tra narrazione classica e nuove tecnologie. All’interno di queste sperimentazioni sono nati dei piccoli gioielli come Rakka, in cui compare una spettacolare Sigourney Weaver, dove viene presentata un’invasione aliena con un livello di qualità impressionate, accompagnata ad una coinvolgente narrativa.
Con Zygote invece ci si sposta nello spazio, ma il livello qualitativo non viene minimamente scalfito, anzi la potenzialità di Unity sembra prendere una dimensione ancora più potente.
Gli sviluppatori di Unity stanno rilasciando nuovi pacchetti per il proprio motore grafico, frutto della sperimentazione su Adam. Non si tratta di una notizia incoraggiante solo per il mercato del cinema legato alle grandi major, ma anche un invito ai piccoli registi che cercando un modo di mostrare la propria visione.La sinergia tra Unity e Oats Studios potrebbe essere il primo passo per un nuovo modo di fare cinema, quasi open source, in cui gli stessi sono messi a disposizione del grande film-maker come del principiante. La differenza, in questo senso, viene data dalla sensibilità dell’occhio del regista, dalla sua storia e da come intende raccontarla.
Sicuramente sbilanciarsi è ancora prematuro, ma quanto finora visto lascia presagire che quanto iniziato da Blomkamp possa diventare una nuova dinamica per realizzare film di forte impatto visivo ed emotivo, con tempi di lavorazione decisamente più rapidi.
E gli appassionati non possono che godere di prodotti come Adam!