Sab 23 Novembre, 2024

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Akira: l’Uomo e la Bomba, Dio e l’Apocalisse – Il significato di un capolavoro

Tra poco io e mia moglie finalmente coroneremo il sogno di visitareย Tokyo ed il resto del Giappone.

In qualcuno di voi questa notizia avrร  giร  fatto nascere un sorrisetto, intuendone le implicazioni con il titolo del pezzo, ma prima di venire sommerso da uno tsunami di “E sti ca**i?” da tutti gli altri, lasciate che vi spieghi.

A trent’anni dalla sua uscita Akira, il capolavoro cyberpunk diย Katsuhiro Otomo, continua ad influenzare un’intera generazione con i suoi significati profondi e i messaggi lanciati all’umanitร 

Quest’anno Akira, il capolavoro di Katsuhiro Otomo, ha compiuto 30 anni ma l’anno prossimo il tanto temuto 2019 arriverร  davvero, accompagnato dall’attesa per le Olimpiadi del 2020 a Tokyo.

Akiraย si svolge proprio nel 2019, in un Giappone devastato socialmente ed economicamente dal post-Terza Guerra Mondiale, in attesa dei trentesimi Giochi Olimpici che l’anno successivo dovrebbero tenersi proprio nella capitale nipponica.

Si tratta di una “coincidenza” decisamente ironica, oltre che un filo terrificante.

In questo pezzo non vi racconterรฒ nรฉ la trama del film o del manga,ย nรฉ tantomeno vi parlerรฒ dell’impatto che Akira ha avuto e continua tutt’ora ad avere sul mondo dell’animazione, giapponese e non.

In modo del tutto arrogante e pure un pochino incosciente, nelle righe seguenti cercherรฒ di sviscerare senza pudore i temi reali affrontati da Otomo.

La Bomba, o meglio: le Bombe

Fat Man e Little Boy, nell’agosto del 1945 e a tre giorni di distanza l’una dall’altra, cambiarono per sempre il corso della Storia moderna, mettendo fine alla Seconda Guerra Mondiale alla vita di centinaia di migliaia di civili.

Il Giappone รจ (e rimane) l’unica nazione del Pianeta ad aver mai subito l’orrenda potenza distruttiva dell’Atomo e ne porta tutt’ora le cicatrici, distribuite con crudele precisione e puntualitร  soprattutto sulla pelle della sua cultura pop.

Da Godzilla al First Impact, la produzione cinematografica, letteraria e fumettistica del Sol Levante non ha mai dimenticato (e, di riflesso, non ci ha mai fatto dimenticare) quei due giorni infami, in un florilegio di reminder visivi e narrativi, variando con classe dall’agghiacciante rappresentazione della realtร  (come in Hadashi no Gen) alla piรน o meno elaborata metafora (e qui gli esempi si sprecano, ma non serve andare piรน lontano dei primi due minuti della pellicola di cui stiamo parlando).

Il popolo Giapponese, nei secoli e anche prima dell’atomica (ma pure dopo) ha sempre dovuto fare i conti con forze piรน grandi di lui che cercano costantemente di sottometterlo.

Terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami.

La lista dei “nemici” inaffrontabili รจ lunga tanto quanto pericolosa e viene affrontata dalla cultura nipponica con una resilienza radicata a livello genetico in tutto l’arcipelago e, come ho giร  affermato ad altre latitudini, la cultura popolare spesso si incarica di “metabolizzare e metaforizzare” l’ignoto e l’inarrestabile; dandogli di volta in volta la forma di un colossale rettile, di un alieno semi divino o, in questo caso, di un…ย uomo.

Il misterioso Akira nell’incipit e Tetsuo nel finale del film, indossano a diverso titolo il manto (per Tetsuo quest’affermazione รจ ancora piรน didascalica) del “Distruttore“, del “Portatore di morte“.

Emblematica รจ la scelta dell’autore di intervenire in una lunga tradizione di spersonalizzazione della figura del disastro, incarnandola per ben due volte in un essere umano, ancorchรฉ semplice simulacro di una metafora nazionale ben piรน estesa.

Giร , perchรฉ Tetsuo e, per estensione, tutta Neo-Tokyo, sono contenitori di un panorama narrativo piรน ampio e di una metafora del Giappone stesso.

L’Uomo, Dio e l’Apocalisse

La cittร  tentacolare, accecante, disperata e depravata in cui si svolge il film รจ lo specchio di un paese rialzatosi troppo in fretta (e forse mai per davvero) dl devastante KO bellico subito.

Preda di politici corrotti e terroristi prezzolati o, nella migliore ipotesi, ciechi di fronte alla realtร , Neo Tokyo diviene territorio di scorribande tremende e ferali, ancorchรฉ visivamente stupende, perpetrate da una gioventรน lasciata allo sbando piรน totale da genitori (morti), insegnanti (fascisti) e istituzioni (violente o semplicemente disinteressate).

Neo Tokyo รจ talmente lanciata a massima velocitร  contro un muro che persino un atto deplorevole come un colpo di stato militare appare come un cambio di rotta salvifico, ad un certo punto del film.

Ma la cittร  non รจ solo un agglomerato cyberpunk di palazzi chilometrici, luci al neon e sudiciume (e omaggi palesi a Blade Runner): la cittร  รจ l’alveare degli uomini.

Uomini come i nostri due protagonisti, Kaneda e Tetsuo.

Forte, risoluto e un po’ ottuso e spaccone il primo; complessato, violento e carico di rabbia ed invidia il secondo; Kaneda e Tetsuo vedono le proprie vite sconvolte dagli accadimenti ai quali assistiamo anche noi spettatori, anche se ad avere la peggio รจ proprio il kohai Tetsuo, simbolo chiaro del Giappone dell’immediato dopoguerra (quella vera, stavolta).

Come detto all’inizio della sezione, Tetsuo รจ la metafora che Otomo ci propone del suo stesso paese, negli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale e, piรน avanti nella narrazione, di quello stesso Giappone alle prese con un potere che non riesce a comprendere e con una crescita che non รจ in grado di sostenere.

Non a caso il corpo di Tetsuo, in un mirabile esempio di cinematografia dedicata al concetto di “Body-Horror”, non riesce a contenere il potere assimilato troppo in fretta e, in una sequenza che ha fatto storia, soccombe a quello stesso potere mutando in un’orrenda creatura amorfa e colma di dolore.

Il giovane biker diviene un dio, ma non sa gestire quel ruolo e ne patisce le folli conseguenze.

Chiaro il parallelismo dell’autore fra il protagonista e il Giappone, che negli anni ’80 (gli anni della produzione e della release del film) assaggiava i risultati di una crescita economica senza precedenti, frutto dell’avanzamento tecnologico-industriale senza freni di quel periodo storico.

Otomo ci mostra, senza filtri, la fine che l’Uomo puรฒ fare se si impadronisce del potere di un dio senza un’adeguata maturitร  morale a farvi da argine.

Tetsuo impazzisce, uccide, ingloba, divora e, tema molto caro ad un Paese per secoli isolazionista, perde la propria identitร  in questo processo.

Il tutto perchรฉ il giovanotto in questione era semplicemente stufo di essere “salvato da altri” e voleva dimostrare di “potersi reggere sulle proprie gambe” riferendosi, nel caso del film, a Kaneda, ma, nelle intenzioni dell’autore, agli Stati Uniti e al loro supporto al governo nipponico durante ilย Kลdo keizai seichลย (il miracolo economico Giapponese).

Non a caso, se ci pensate bene, Kaneda รจ in tutto e per tutto un action hero all’americana.

Cosรฌ, senza una morale a protezione, l’Uomo diviene Dio e, inevitabilmente, Dio diviene Apocalisse.

Nei momenti finali del film Tetsuo distrugge una seconda volta la cittร  di Tokyo, mettendo nella stessa situazione di 31 anni prima i suoi abitanti.

Allo stesso modo il Giappone del mondo reale, dopo l’esplosione della bolla speculativa sui mercati azionari ed immobiliari nel 1991 (i cui prodromi iniziarono a formarsi nel 1986), si ritrova un’ennesima volta a terra, con cicatrici non piรน visibilmente impresse nella carne, ma insinuate nel suo altrettanto fragile e sanguinante tessuto economico e sociale.

Il vero finale del film, perรฒ, offre una sorta di speranza per chi rimane (Kaneda e Kei sopravvivono) e per chi se ne va (Tetsuo e gli altri esper viaggiano verso una nuova dimensione e l’ex biker dร  origine ad un nuovo Universo con il proprio Big Bang personale).

La scena conclusiva, entrata nella leggenda del cinema mondiale, fornisce allo spettatore anche una sorta di augurio, formulato dall’autore, al proprio Paese.

Quell’ย “io sono Tetsuo” non solo appare come la frase di un nuovo e piรน consapevole Dio-Uomo alle prese con la creazione, ma anche come un solido ritrovamento della propria identitร  personale, persa nell’estasi del potere incontrollato.

Negli ultimi 15 anni il Giappone ha piรน volte fatto a pugni con lo spettro di una nuova recessione, restando al tappeto di frequente; solo nel 2012 il premier Shinzo Abe รจ riuscito, seppur brevemente e con risultati altalenanti, ad invertire la rotta grazie a manovre economiche coraggiose e ad investimenti ingenti nella realizzazione di grandi infrastrutture.

Infrastrutture come quelle che ospiteranno le Olimpiadi del 2020 che, guarda caso, quasi a confermare la “profezia di Otomo”, faranno da sfondo aย Tokyoย Reborn, la miniserie televisiva anime tratta daย Akiraย e creata proprio daย Katsuhiro Otomo,

Sperando che, sotto ad uno dei tanti nuovi stadi che stanno venendo edificati, non ci sia da qualche parte una capsula criogenica con i resti di un pericolosissimo esper-bambino…

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