Finora il topos dell’animale parlante è sempre stato usato a fini comici o fiabeschi, ma cosa succederebbe se gli animali iniziassero a parlare, pensare e a ribellarsi e non avessero nessuna voglia di mettersi a cantare sulle rive di un ruscello?
La recensione di Animosity Evolution Vol.1: Mondo Nuovo, il primo spin-off della serie principale dedicata al “risveglio degli animali”
SaldaPress, sempre attenta alle produzioni oltreoceano più “diverse” e, anche se detesto usare quel termine, più “alternative”, porta in Italia un volume in cui raccoglie i primi 5 issue dello spin off ambientato in California della storia principale imbastita dalla Bennet.
La trama è, a grandi linee, la stessa della serie Animosity principale, seppur spostata nella costa opposta degli Stati Uniti, per la precisione in quella San Francisco che il mastino Sandor e la sua adorata piccola Jesse cercano di raggiungere.
Un giorno, senza motivo, gli animali si svegliano e iniziano a pensare e a parlare.
Da quel momento inizia la loro vendetta. Il mondo precipita nel caos e si scatena una guerra tra gli animali, divenuti più intelligenti rispetto a prima, e gli esseri umani, completamente spiazzati dalla nuova situazione.
Nel bel mezzo del conflitto che si è appena scatenato, una ragazza di 11 anni di nome Jesse e il suo cane Sandor, che si è sempre occupato di proteggerla, iniziano un viaggio pieno di insidie alla ricerca di Adam, il fratellastro di Jesse, che vive a San Francisco.
Seguiamo le vicende di Adam North, figlio di primo matrimonio della defunta madre di Jesse, mentre cerca di trovare una propria dimensione in una San Francisco dominata dalla lupa ibrido InvernoMuto.
Il 17 gennaio esce il primo volume di ANIMOSITY EVOLUTION.
S’intitola MONDO NUOVO e raccoglie la trilogia ANIMOSITY RISE e i primi due episodi di ANIMOSITY EVOLUTION, due spin-off di ANIMOSITY, la fortunata e celebrata serie creata da Marguerite Bennett. #Animosity pic.twitter.com/KdqTF2jvfr— saldaPress (@saldaPress) 21 dicembre 2018
Un’indagine sul potere e sulla gestione dello stesso da parte della Bennet
Ed è proprio la lupa appena citata a fungere da pivot narrativo dell’intera vicenda, InvernoMuto viene dipinta come una leader il più possibile giusta ma, se necessario, spietata.
Non un villain, non un antagonista, ma semplicemente qualcuno che ha il coraggio di fare ciò che và fatto, quando nessun’altro ne è in grado.
Ciò non significa che quello che InvernoMuto fa sia inequivocabilmente giusto.
La lupa instaura una sorta di regime sovietico, in cui ad ogni umano viene affidato un guardiano, una stanza d’albergo e poco altro. La proprietà privata viene annullata e vengono addirittura implementate politiche per la sterilizzazione “volontaria” di tutte le creature della città, a fronte dell’incapacità di nutrire tutti.
La società collassa (o sembra collassare) più volte all’interno delle 120 pagine di questo primo volume, ed è lo spunto che, personalmente, mi ha coinvolto di più nella lettura del fumetto, al di là del “sogno bagnato” animalista-vegano che esso rappresenta solo superficialmente.
Aggiungere altre “teste pensanti” ad un sistema già fragile aumenta esponenzialmente i problemi di gestione
Ribellioni, frange estremiste, violenza e soprusi.
Gli animali e gli uomini fanno a gara a commettere le peggiori nefandezze nei confronti gli uni degli altri (soprattutto delfini e uccelli) e, nella migliore delle ipotesi, sono molti gli animali che si lamentano della situazione attuale, magari rimpiangendo i tempi in cui erano “addomesticati” a casa di qualche miliardario che garantiva loro una sorta di “prigione dorata“.
Sembra che con Animosity: Evolution (e tutto il resto del piccolo “franchise“) la Bennet ci dica, volontariamente o no, che lo spunto primigenio della discordia non è il camminare su due piedi e il nutrirsi con coltello o forchetta, oppure ancora l’assenza di pelliccia, scaglie e quant’altro.
La scintilla che provoca l’incendio è la stessa scintilla che ci dona l’autocoscienza e gli animali, privi di questa luce, una volta che ne vengono dotati iniziano a comportarsi né più né meno come gli esseri umani.
Alcuni di essi si dimostrano tolleranti e volonterosi, altri gratuitamente violenti, altri ancora apertamente discriminatori.
E non si tratta solo di creature che, in passato, hanno subito maltrattamenti o sono state sfruttate, ma anche di animali che hanno sempre vissuto liberi.
La coscienza di sé porta alla distinzione dell’altro da sé, se incanalata in un’indole e in un ambiente esterno prono alla violenza, diventa rifiuto dell’altro da sé.
Le fasi finali del primo volume, senza fare spoiler, evidenziano la teoria in modo deflagrante, con InvernoMuto che diventa simbolo e bersaglio della difficoltà del potere nel mantenere sé stesso e le sue responsabilità senza scontentare nessuno.
La lettura di questo fumetto mi ha lasciato sensazioni contrastanti; da un lato la grande curiosità nel vedere come continuerà questo Thought Experiment ed un intelligente stimolo alla riflessione intellettuale.
Dall’altro un fastidioso odore di “predica“, un po’ troppo in-your-face, su tematiche complesse e “grigie” come quelle legate allo sfruttamento animale e al modificare (o non modificare) la nostra dieta nel rispetto delle altre creature che popolano questo pianeta e delle quali spesso ci nutriamo.
Fino a prova contraria, l’uomo è un animale.
Onnivoro.