Atypical, delicatezza ed ironia per un serial unico – Recensione

Atypical, storia di una famiglia e di un ragazzo unico

Certi temi spaventano, si ha quasi timore di affrontare questioni delicate per paura che in un serial manchi lo spessore narrativo che renda giustizia a situazioni particolari.

Rabia Rashid ha deciso di non farsi spaventare da questo ostacolo creando Atypical, serial approdato in questi giorni su Netflix, che si confronta con un tema complicato come l’autismo.

Il protagonista è un diciottenne che rientra nello spettro di autismo ad alta funzionalità, Sam (Keir Gilchrist), il quale giunto all’ultimo anno delle superiori inizia a vedere la sua vita sotto una nuova luce, ma soprattutto con un obiettivo ben preciso: trovarsi una ragazza.

Sam ha una serie di atteggiamenti e difficoltà relazionali legati alla sua condizione, il che rende ovviamente il tutto più complesso. In Atypical questo viene unito ad una serie di tematiche come il cambiamento adolescenziale, il rapporto famigliare e le prime sfide dell’età adulta, viste sia con gli occhi di Sam che con quelli dei suoi famigliari, specialmente la sorella Casey (Bridget Lundy-Paine).

La caratteristica di Atypical è il non rimanere legato a stereotipi o generalizzazioni, ma inserirsi in un filone narrativo che unisce in modo perfetto dramma familiare e ironia, ricreando nel possibile situazioni reali di una famiglia alle prese con un ragazzo con problematiche complesse.

Le dinamiche che si creano tra i protagonisti sono complesse, spesso frutto di una condizione (l’assistenza a Sam) che si impone pensantemente sui membri della famiglia. Nonostante battute e situazioni anche divertenti, non mancano i momenti di empatia che cercano di trasmettere tutta la difficoltà della vita di Sam.

Non ci sono caricature della figura dell’autismo, o semplificazioni, si tratta di mostrare come Sam si trovi a dover affrontare le stesse problematiche di ogni ragazzo della sua età, con i prevedibili problemi che la condizione del ragazzo. La sua passione per pinguini e Antartide sono i punti di riferimento del ragazzo, con il suo quaderno delle regole, e la sua voce narrante diventa un perfetto strumento di empatia tra Sam e lo spettatore.

Dire che Atypical è la storia di Sam sarebbe riduttivo, il ragazzo è il punto di partenza della storia di una famiglia, i Gardner, veri protagonisti di questo serial. Le difficoltà personali, la ricerca di un equilibrio che coniughi famiglia e personale sono i punti fermi su cui si costruisce la narrazione della serie. La delicatezza della colonna sonora che accompagna i momenti più emotivi è un sottofondo adeguato che non copre mai la storia, ma anzi stimola le crode emotive degli spettatori.

Atypical rischia di esser un prodotto unico che passa in sordina, colpevole un periodo di rilascio non proprio felice e una visibilità non di prim’ordine, che non rendono giustizia a quello che è forse uno dei prodotti più interessanti ed unici di Netflix. Gli otto episodi di questa prima stagione scorrono veloci, grazie ad una narrazione scorrevole e uno stile delicato, che riesce a trattare un tema spinoso con una grazia e una sensibilità che riesce ad aggirare in modo perfetto lo spettro della retorica, grazie alla recitazione ottima di un cast ( Gilchrist è sopraffino ) che comprende un attore comico navigato come Michael Rapaport e una Jennifer Jason Leigh incredibile , due genitori ‘atipici’ ma incredibilmente umani.

Perdere Atypical sarebbe un grave errore, si rischia di perdere uno dei personaggi più interessanti ed emozionanti visti ultimamente, così ‘atipico’ da essere incredibilmente normale.