Dopo il successo avuto con Bad Dream: Coma, gli sviluppatori di Ultimate Games S.A. e dello studio polacco Desert Fox ci riprovano con un avventura grafica davvero insolita in stile pencil sketch: Bad Dream: Fever atteso al debutto il prossimo 15 novembre.
La recensione di Bad Dream: Fever, un sogno “sporco” che ci porterà nei panni di un sopravvissuto ad una strana epidemia virale che ha infettato ogni essere vivente
Il gioco vi mette nei panni di voi stessi, mentre vivete un incubo in cui uno strano virus sembra aver già infettato ogni essere vivente, lasciandovi tra i pochi superstiti.
Fin da subito veniamo catapultati in un mondo che, più che un videogioco, sembra un fumetto dall’aria “dirty”.
Ogni schermata di Bad Dream: Fever è una tavola con cui interagire e all’interno della quale cercare gli elementi per poter andare avanti e risolvere gli enigmi.
Questa intrigante avventura non dovrete viverla da soli, in quanto sarete aiutati da uno strano personaggio femminile incappucciato, con cui comunicherete attraverso un walkie-talkie: sarà lei a condurvi per le varie zone della città e sarà sempre lei a darvi degli indizi per proseguire e sopravvivere.
Qui risiede il primo “problema” che il videogame metterà di fronte ai giocatori: gli indizi, infatti, non aiutano nel vero senso della parola ma sono a loro volta degli indovinelli o, molto spesso, si limiteranno a un “cerca meglio” che sa molto di supercazzola ben orchestrata.
Il gioco proseguirà portandovi a qualcosa che io /e a quanto pare anche l’autore stesso) ho trovato molto interessante perché si tratta di una dinamica che verrà riproposta un po’ di volte (forse un po’ più del necessario), ossia l’interazione delle azioni del personaggio con il menù di gioco.
Con il proseguire del gioco arriveremo, infatti, a un punto in cui bisognerà interagire direttamente con opzioni e voci del menù di gioco (attivabile con il tasto destro del mouse). Questa parte è forse la più intrigante di tutto il titolo, un qualcosa che poche volte si è visto e a cui molti autori dovrebbero ispirarsi per dare quel tocco in più al proprio lavoro.
Il gioco avanza tra “colpi di scena” a volte un po’ banali e enigmi che hanno ben poco di accattivante, in quanto basterà cliccare sugli elementi dello scenario richiesti per aggiungerli al menù e, all’occorrenza, cliccare sull’elemento con cui avremmo dovuto combinarli.
Questo ci porta diritti a quello che, secondo me, rappresenta il secondo “problema” di questo “fumetto interattivo”.
Non è possibile, infatti, raccogliere gli oggetti (tutti gli oggetti) in maniera random per cercare di combinarli fra di loro o tentare di utilizzarli dove richiesto (magari senza riuscirci) in puro stile Monkey Island per intenderci.
No! Qui il gioco dimostra di essere un binario abbastanza forzato che ci costringe a cercare gli oggetti in un preciso ordine e che utilizzerà gli stessi in completa autonomia dove serviranno.
Tutto questo si ripeterà ancora e ancora e ancora, fino al raggiungimento del plot twist finale e della parola fine che concluderà questa insolita avventura.
Cosa mi ha convinto e catturato il mio interesse in Bad Dream: Fever
Tante cose, partiamo dalla grafica deliziosamente “sporca”.
Di per sé l’impatto visivo con il videogame potrebbe sembrare “superato” ma è una tipologia di grafica che si presta molto bene a questo genere di narrazione.
Le interazioni con gli oggetti sono inoltre più complesse da individuare perché fuse molto bene con l’ambiente circostante, alzando leggermente il livello di sfida.
Degne di nota sono anche le interazioni che sfondano la quarta parete e che, se non siete soliti a questo genere di avventura grafica, vi faranno penare non poco portandovi a dover escogitare modi alternativi per risolvere un enigma, qualcosa che con i giochi moderni sembrava morto da tempo e che Bad Dream: Fever ha il merito di riproporre in maniera convincente.
Da segnalare gli effetti grafici della pioggia e delle pozzanghere di acqua che sono resi meglio di alcuni giochi AAA usciti negli ultimi anni. Sono presenti infatti i riflessi del cursore quando si passa sopra una pozza d’acqua, qualcosa che mi ha sorpreso non poco.
Stessa piacevole sorpresa l’ho avuta con il comparto audio riguardante i suoni generati dagli elementi con cui non è possibile interagire quando si agisce con i mouse: a ogni click corrisponde un suono diverso. Cliccate su una bottiglia piena? Avrete il rumore sordo del vetro. Cliccate su una TV, il rumore del vetro delle TV a tubo catodico. Cliccate sul naso di un clown?… Insomma avete capito.
Un’altra caratteristica che rende Bad Dreams davvero interessante sono i requisiti richiesti per far girare il gioco, alla luce anche della scelta della grafica “disegnata”: bassi, talmente bassi che lo rendono un ottimo gioco da tablet (anche quelli meno potenti), oltre che per PC e MAC. Si tratta, quindi, di un videogame ottimo per qualche spostamento in aereo o un lungo viaggio in treno/macchina, anche alla luce della sua non infinita longevità.
Questo Bad Dream: Fever è un ottimo modo di avvicinarsi al genere per chi non ha mai giocato un’avventura grafica perché vi farà venir voglia di giocare ai vecchi pilastri del genere quali Full Throttle, Grim Fandango, Blade Runner e i vari Monkey Island.
Sarà un meraviglioso modo, anche per colore che quei giochi li hanno “consumati”, di vivere qualcosa di nuovo e alternativo, infinitamente più semplice, ma ugualmente divertente.
Cosa, invece, non mi ha convinto
Ci sono un po’ di cose da correggere in Bad Dream: Fever (giocandolo al 100% vi accorgerete che lo stesso sviluppatore, con un escamotage molto divertente, ci fa sapere di esserne al corrente) ma ci sono anche un sacco di spunti interessanti che secondo me non vanno assolutamente sottovalutati.
Il gioco è un binario, come già detto sopra, ma non solo.
È talmente un binario che, anche dove sono presenti dei codici da inserire in un tastierino numerico, il gioco non ci permetterà di farlo in autonomia ma lo farà automaticamente, rendendo la vecchia, ma sempre utile pratica del “se trovo un codice me lo segno a penna” inutile, e facendomi sentire più vecchio del dovuto.
I sottotitoli in italiano e inglese sono fatti bene e curati senza evidenti errori di scrittura ma, senza un motivo apparente, il font tra le varie lingue cambia.
Bad Dream: Fever è lento, molto lento a tratti.
Tutto questo, unito alla quasi totale assenza di musica che si limita a un leggerissimo motivetto che vi riporterà subito nell’universo di Blade Runner, pesa tanto quanto i problemi della sceneggiatura, problemi che, giocando Bad Dreams: Fever, disponibile su Steam a partire dal prossimo 15 novembre, scoprirete essere parte del gioco.