L’installazione di un chip sottocutaneo potrebbe essere la nuova modalità di interazione aziendale?
Che si parli di fantascienza o di teorie complottiste, quando si fa menzione di chip sottocutaneo l’argomento si fa interessante.
Nella letteratura d’anticipazione questi innesti sono stati esaltati e demonizzati da decenni, diventando una delle colonne di una cultura, quella cyberpunk, che ha da sempre stimolato la curiosità dei lettori.
Applicando l’idea dei chip sottocutanei alla realtà, però, il discorso si fa decisamente più complicato. Uno dei punto critici è il timore del controllo totale sulla vita dell’individuo, una sorta di Grande Fratello orwelliano sempre con noi.
Lo sviluppo di questa tecnologia, soprattutto in ambito medico, sta facendo passi da gigante, ed è curioso come anche un futurista del calibro di Elon Musk tenda a mostrare una certa reticenza all’uso di chip sottocutanei e di intelligenze artificiali.
Eppure, in questi giorni si è scoperto che una ditta del Wisconsin, la Three Square Market, ha proposto ai propri dipendenti l’impianto di un chip sottocutaneo aziendale.
L’installazione è del tutto volontaria, e il dispositivo consentirà ai dipendenti di poter eseguire le proprie autenticazioni all’interno delle strumentazioni aziendali.
Il chip sottocutaneo consentirà, infatti, di pagare i pranzi alla mensa, di aprire le porte e anche di effettuare il log in nei propri terminali.
Secondo i portavoce della compagnia, il chip sarà economico, non fastidioso e per nulla invasivo. Non è previsto un GPS per il tracciamento e tutti i dati sono criptati, inoltre non è un’installazione permanente, ma il chip sottocutaneo può essere rimosso in qualunque momento, e nessun hacker potrà entrare nel nostro chip (affermazione piuttosto velleitaria e rischiosa).
Nelle parole della Three Square Market si tratta, in pratica, di un sostituto per carta di credito e badge e alcuni dipendenti hanno accettato di buon grado, visto che si sono già effettuati 50 impianti!
Todd Westby, uno dei capi del managment della Three Square Market, ha spiegato il perché di questa avveneristica decisione.
“Si tratta del futuro, è destinato ad accadere e vogliamo esserne parte. Non è invasivo, si tratta di avvicinarsi al lettore, e scansionare. Come con una carta di credito, chiede di strisciare in prossimità del lettore per il pagamento. Tengo alta la mano, come fosse un telefonino, e pagherò per il mio prodotto”
Per quanto la cosa sia alquanto affascinante, non si possono non immaginare scenari in cui questo chip sottocutaneo possa diventare un pericolo.
Portando sempre con, anzi in, noi un accesso aziendale, si potrebbe esser costretti a effettuare accessi sotto coercizione. Inoltre, avrebbe senso installarsi un chip sottocutaneo legata ad una particolare azienda, considerando che si potrebbe un giorno cambiare datore di lavoro?
Ma la Three Square Market non è la prima compagnia a seguire questa strada. In Svezia, dal 2015, un simile procedimento è stato usato da Epicenter, uno startup hub. La compagnia offre di impiantare i propri dipendenti e membri delle startup con un microchip delle dimensioni di un chicco di riso e che opera come un badge: apre le porte, aziona stampanti o consente l’acquisto di cibo con un semplice movimento della mano. L’impianto è diventato così popolare che i dipendenti organizzano delle feste per coloro che accettano il chip.
Il co-fondatore e CEO di Epicenter, Patrick Mesterton, sostiene che l’utilizzo del chip sottocutaneo è pratico, e che sempre più dipendenti accettano l’installazione.
“Il maggior beneficio, credo, è la convenienza. In pratica, sostituisce molte delle cose che abbiamo, altri dispositivi di comunicazione, che siano carte di credito o chiavi. Certo, infilare qualcosa del genere nel proprio corpo è una grossa decisione, e lo è stato anche per me all’inizio. Ma d’altro canto, la gente da molto tempo si impianta cose nel corpo, come pacemaker e dispositivi per controllare il cuore, e si tratta di cose molto più serie ed invasive di un semplice chip che può comunicare con altri dispositivi”
Teniamo presente che questa tecnologia non è così recente. I chip possono esser considerati come dei collari per cani virtuali, le compagnie li usano per tracciare le proprie merci, solo che finora non erano stati usati per seguire i dipendenti su una così vasta scala. Epicenter e Three Square Market sono solo alcune delle compagnie che si stanno muovendo in questa direzione.
Questi minuscoli impianti utilizzano la tecnologia NFC (Near Field Communication), la stessa usata dalle carte di credito contactless o per i pagamenti da smartphone. Quando viene attivato da un lettore nel raggio di qualche centimetro, una piccola quantità di dati viene scambiata tra lettore e chip, attraverso onde elettromagnetiche. Gli impianti sono passivi, possono contenere informazioni che altri device possono leggere, ma non possono scambiarsi informazioni tra loro.
Ben Libberton, un microbiologo dell’ Istituo Karolinska di Stoccolma, sostiene che gli hacker potrebbero ottenere un gran quantitativo di informazioni violando i chip innestati, e il dilemma morale collegato a questi impianti aumenterebbe con il progredire della tecnologia ed il suo utilizzo.
“I dati che si possono ottenere da un chip sottocutaneo impiantato nel nostro corpo sono molto diversi da quelli che si possono ottenere da uno smartphone. In teoria, si potrebbe aver accesso a dati medici, ai nostri movimenti e posizioni, quanto spesso lavoriamo e per quanto tempo, se siamo in pausa e cose simili”
Libberton sostiene che la raccolta di simili informazioni sensibili è radicalmente legata a come verranno raccolte ed in seguito usate, e per quali scopi. Eppure alla Epicenter i dipendenti non sembrano preoccupati.
Il responsabile capo di questo progetto per Epicenter, Frederic Kaijser è entusiasta di questa operazione
“La gente mi chiede ‘Sei impiantato?’ e io dico ‘Certo, perché no?’. E subito tutti si agitano su questioni come violazione della privacy e cosa comporta, e problemi del genere. Ma per me si tratta semplicemente di scegliere se provare qualcosa di innovativo e scoprire se si tratta di un qualcosa che semplifica le cose e a cosa porterà nel futuro”
Alla Epicenter l’impianto del chip sottocutaneo è diventato un evento, si tengo incontri mensili in cui viene offerta gratuitamente ai volontari l’operazione di “chipping”, svolta dall’autonominato ‘body hacker’ Jowan Osterlund, di Biohax Sweden. Usando siringhe pre-caricate, Osterlund impianta il chip in zone carnose della mano, vicino al pollice, con un procedimento che dura qualche secondo, senza urla di dolore o perdita di sangue. “Il futuro dell’elettronica è entrare nel corpo umano” sostiene.
L’idea di un controllo, anche solo parziale, dei nostri gusti o scelte attraverso un simile device, onestamente mi lascia ancora perplesso, specie in ambito lavorativo. Si stanno sperimentando usi di simili dispositivi in campo medico, frontiera con la quale riesco ad essere più comprensivo, ma la paranoia di un’intrusione nella sfera individuale è sempre presente. Sarà che ho letto troppa fantascienza distopica, o che l’idea di vivere in un 1984 hi-tech mi inquieta, ma per ora nessun chip sottocutaneo per me, grazie.
Cosa ne pensate di tutto ciò? Sareste disposti a sottoporvi ad un impianto? Fatecelo sapere con un commento qui sotto!
Fonte: Endgadget, APNews