Sab 16 Novembre, 2024

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Designated Survivor, il presidente che non ti aspetti – Recensione

Designated Survivor, quando l’ultimo rimasto diventa l’uomo più potente del mondo!

Gli americani hanno un rapporto difficile con il potere. Quando si tratta di descrivere quello che accade a Washington, la maggior parte dei serial cerca di mostrare il lato più torbido e nascosto della stanze del potere.

Questa morbosa curiosità è stata la fortuna di serial come West Wing o l’apprezzatissimo House of Cards, in cui i meccanismi della burocrazia americana sono messi sotto la lente d’ingrandimento.

Su questa linea narrativa si colloca anche Designated Survivor, serial Netflix che sceglie di usare la politica come trama secondaria, accontentando gli spettatori che prediligono il lato più cospiratorio di un political drama.

Designated Survivor prende spunto da una delle figure meno note dell’establishment americano, il sopravvissuto designato.

Nata durante le asperità della Guerra Fredda, la figura del sopravvissuto designato (il designated survivor) venne istituita per garantire una linea di continuità al governo americano, nella fatalità che l’intero corpo governativo sia eliminato. Questa persona viene quindi tenuta nascosta, fino al passaggio del presunto pericolo.

Complice la stagione di nuovo terrore che attanaglia la società, Davis Guggenheim sfrutta questa semi sconosciuta carica politica per imbastire il proprio serial, mettendo il proprio protagonista nel ruolo del designated survivor, e costringendolo a vivere le conseguenze di questa nomina.

Tom Kirkman (Kiefer Sutherland) è il Segretario della Casa e dell’Urbanistica, non appartiene ai due grandi partiti americani essendo un indipendente, e la sua carriera politica sembra al collasso, visto il suo imminente licenziamento. Come scherno finale, viene scelto come sopravvissuto designato la sera del Discorso alla Nazione, uno degli eventi di maggior rilievo nella vita politica americana.

Dal suo rifugio, Kirkman assieme alla moglie assiste al discorso del presidente, almeno fino ad un’improvvisa interruzione delle trasmissioni e l’irruzione delle guardie del corpo. Tra la confusione del momento, i coniugi Kirkman non comprendono cosa accada, fino a che non vedono, da una finestra, le fiamme che avvolgono il Campidoglio. Tom Kirkman, in quanto designated survivor, diventa il nuovo presidente.

designated survivor
Il designated survivor Tom Kirkman si appresta a diventare Presidente

Designated Survivor non si fonda sui complessi meccanismi della politica americana, come abbiamo detto, ma cerca di mostrare il loro peso sull’individuo, cercando di mostrare l’uomo dietro il doppiopetto istituzionale.

Sutherland (che abbiamo visto come il ferreo Jack Bauer di 24) deve mostrare la fragilità di un uomo costretto a sobbarcarsi il peso di una nazione al collasso, colpita in uno dei suoi simboli più cari. Se a questo si aggiunge il fatto che nei suoi primi istanti di presidenza incassa una serie di voti di sfiducia da tutti coloro che dovrebbero sostenerlo, abbiamo il quadro di un uomo pronto al tracollo.

Eppure Kirkman ha la forza di reagire, supportato dalla moglie Alex (Natasha McElhone), e da un team di collaboratoti che lentamente si abitua al suo modo di fare, diviso tra il realizzare la sua politica e il proteggerlo da alcune scelte che potrebbero segnare la sua morte politica.

Ma come reagirebbe l’America se sapesse che dietro l’attentato al Campidoglio non ci sono i tanto temuti terroristi? Ecco quel complotto che appassiona, che spinge a rivalutare l’operato, che avvicina Designated Survivor più a Homeland che non a House of Cards. Anna Wells (Maggie Q), agente dell’FBI, indaga sulla strage del Campidoglio, decisa a smascherare quella che prende sempre più piede come una gigantesca cospirazione. Al centro di questo complotto, Guggenheim inserisce una delle tematiche più controverse della società americana: le brigate anarchiche che spesso si sono macchiate di veri attentati sul territorio americano.

Ma la ricerca della verità potrebbe essere un percorso irto di ostacoli; Washington e le sue stanze del potere non sono un luogo facile in cui vivere, i volti nascondono, dietro dei sorrisi, le vere intenzioni dei politici autori di trame e trappole che scattano quando meno ce lo si aspetta.

Il presidente Kirkman deve imparare rapidamente come sopravvivere a tutto questo scenografico balletto, riuscendo a compiere il proprio dovere senza perdere il suo bene più prezioso: sé stesso e la propria famiglia.

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Tom Kirkman, il designated survivor, incita la popolazione dalle rovine del Campidoglio

Il parallelo che spesso viene fatto tra indagine e vita del presidente è un tocco di classe, una tensione narrativa costante mantenuta sui due temi principali della serie.

Massima tensione si ha nel momento in cui il presidente deve fronteggiare l’assemblea dei governatori, mentre un presunto terrorista viene interrogato dall’FBI; Kirkman e il prigioniero sono entrambi messi sulla graticola, entrambi costretti ad affrontare uno scontro che mira a piegarli, con una colonna sonora comune e riprese che rispecchiano l’uno la situazione dell’altro. Sono scelte di regia che aiutano a creare pathos, rendono un semplice serial un buon serial!

Designated Survivor cerca di mettere a segno il compito di offrire un serial appassionante giocando la carta emotiva, facendo empatizzare con i due eroi della situazione, Kirkman e Wells, miscelando le loro vite con alcune delle paure e fissazioni di una certa fetta della società americana.

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