Ven 15 Novembre, 2024

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Eroe a metà: Odessa racconta l’anima di Yakiv – Recensione

Dopo il primo numero intitolato Dopo la Fusione, la nuova serie fantascientifica di casa Bonelli, Odessa, torna in edicola con Eroe a metà.

Nel primo albo della serie scritta da Davide Rigamonti era emerso un universo interessante, capace di condensare diverse suggestioni fantascientifiche in una nuova dimensione. Eroe a metà ha il compito di dare sostanza alle buone impressioni del suo predecessore, dando ai lettori una visione più ampia del mondo di Odessa.

Eroe a metà, il nuovo numero di Odessa, ci accompagna alla scoperta dell’animo del giovane Yakiv

Giustamente, si punta alla caratterizzazione del personaggio principale, Yavin.

Personaggio interessante, rappresentazione vivente della Fusione che ha radicalmente modificato Odessa. Il corpo di Yakiv è stato radicalmente mutato dalla sua unione con Mozok, l’essere telepatico al centro del Serraglio 457, l’astronave prigione aliena che si è amalgamata a Odessa.

In un microcosmo in cui umani e alieni devono trovare un modo per convivere, Yakiv incarna queste esigenza sociale, portandola su un piano ancora più intimo.

Per il giovane, non si tratta di aprirsi al diverso, ma di fronteggiare un percorso di accettazione del sé. Non più umano, non ancora alieno, Yakiv è il figlio di due mondi che sono diventati un tutt’uno organico, mentre la sua anima fatica ancora a comprendere come accettare questa sua nuova identità.

Davide Rigamonti sceglie Eroe a metà per darci una prima introspezione sul personaggio. Le vicende di Odessa possono esser vivere indipendentemente da Yakiv, grazie ad una costruzione dell’ambientazione ben strutturata e che ha la solidità di un gigantesco contenitore di vite, ma è al momento il nostro punto di vista privilegiato su questo variegato mondo.

L’essenza di questo albo è il ricostruire una parte dell’animo tormentato di Yakiv. Rigamonti ci accompagna nel passato del personaggio, seguendo una continuità nei flashback che si propaga da un albo all’altro con particolare precisione, senza confondere il lettore ma consentendogli di costruirsi un’idea precisa della vita di YAkiv.

Già in Dopo la Fusione erano state presentate le caratteristiche essenziali di YAkiv, ma si trattava del minimo indispensabile per creare una minima empatia tra lettore e personaggio. Eroe a metà è il passo successivo, bisogna rinsaldare questo legame presentando parte degli attimi centrali dell’esistenza del giovane protagonista.

Per farlo, Rigamonti decide di mostrarci la nascita della seconda famiglia di Yakiv, facendoci assistere all’incontro di Yakiv e Zhiras con Tori e Goraz, subito dopo la scomparsa dell’orfanotrofio in cui erano custoditi. Divenuti bimbi di strada, Yakiv e Zhiras hanno la possibilità di trovare nuovamente una casa con i due adulti, intenzionati a preservare soprattutto il giovane umano, che pare essere in possesso di informazioni incredibilmente importanti.

Se da un lato viene rimpolpata la trama legata al misterioso dispositivo da costruire in previsione dell’arrivo degli Ignoti, dall’altro il secondo volume di Odessa approfondisce i trascorsi e le motivazioni di Yakiv. La sorella malata rimasta fuori della bolla temporale di Odessa è il suo pensiero fisso, il dolore della separazione dalla sua famiglia e il rimpianto di un bambino di non esser riuscito ad esser l’eroe che la sorellina vedeva.

Sono emozioni comprensibili che parlano direttamente al cuore del lettore, che non rimane indifferente a questo giovane uomo tormentato. Il ritratto emotivo di Yakiv è ben tratteggiato, ne emergono amarezza e rimpianto, compare una vena di cinica acidità che viene liberata dalla rabbia, atteggiamento discutibile ma che nella sua umanità non fare che rendere il personaggio ancora più vivo, reale.

Il difficile rapporto mentale con il telepate alieno del Serraglio è il perfetto strumento narrativo con cui costruire una narrazione testuale racchiusa nelle didascalie. Mentre Yakiv cerca di ritrovare una parvenza di tranquillità vivendo Odessa, la voce mentale dell’alieno sembra rivolgersi direttamente a lui, cercando di consolarlo e offrendo al lettore uno spaccato della sua anima.

La trama di Rigamonti sfrutta abilmente questo elemento, separando Yakiv dai suoi compagni. Al giovane eroe serve un attimo di introspezione, il tempo necessario per perdersi in sé stesso affrontando le proprie paure, i propri rimorsi. La sua parte di storia ha una radice amara, ma attraverso questo flusso di coscienza arriva ad un momento catartico nell’offrire aiuto a due piccoli alieni in difficoltà, due fratelli. Le pagine in cui Yakiv offre il proprio aiuto ai due ragazzini vanno lette con attenzione, sono uno snodo centrale di emotività e vanno gustate con calma.

Ottima l’idea di scindere in due parti Eroe a metà. Se da un alto assistiamo alla definizione delle caratteristiche emotive del protagonista, dall’altro seguiamo Zhiras e Goraz in un’indagine nei bassifondi di Odessa. Il ruolo del gruppo di eroi è quello di aiutare le persone in difficoltà, ma questo slancio altruistico viene mitigato dall’esigenza di trovare i componenti di un’arma che Mozok garantisce esser l’unica salvezza dall’arrivo imminente degli Ignoti.

Occasione perfetta per conoscere meglio il contorno delle avventure di Yakiv, dando anche una connotazione più precisa alla città e alla criminalità che ne compone il lato meno positivo. Anche in questo aspetto, Rigamonti mostra di sapere come appassionare i lettori, con una scansione dei tempi narrativi perfetta.

Eroe a metà è un albo profondo, che mescola con intelligenza azione ed introspezione. Rigamonti ha sempre un controllo preciso delle diverse tensioni narrativa, mostrando un’unica debolezza nel ripresentare nuovamente i presupposti narrativi di Odessa, ad inizio albo. Impegnare sei pagine per spiegare nuovamente i lettori quanto già raccontato nel numero zero o in Dopo la fusione mi è sembrato ridondante, ma è una considerazione totalmente personale.

Di sicuro, queste sei pagine hanno consentito a Simone Ragazzoni di fare un’ottima impressione. Difficile credere che a realizzare i disegni di Eroe a metà sia un esordiente. La padronanza della profondità e del racconto per immagini di Ragazzoni è lucida e suggestiva, soprattutto nel trasmettere l’emotività dei personaggi, sia tramite le espressioni dei volti che nel riprodurre la loro tensione muscolare.

Dove Simone si supera è però nella perfetta gestione dell’equilibrio tra disegni e colori, di cui è nuovamente autore. Il caleidoscopico mondo di Odessa, attraverso la sua visione, è impressionante e vivido, grazie ad un’attenta gestione di ombre, luci e tonalità. Toccante il modo in cui Ragazzoni gestisce la forte carica emotiva dei flashback di Yakiv, in cui la colorazione in scala di grigi viene esaltato dal delicato tocco di colore che avvolge i due piccoli fratelli, Yakiv e Pavla.

Se Dopo la Fusione aveva lasciato intendere come Odessa potesse esser una serie interessante all’interno dell’attuale panorama fantascientifico a fumetti, Eroe a metà conferma che, al netto di alcuni dettagli da limare, la serie di Sergio Bonelli Editore è un nuovo universo fumettistico da non perdere.

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