Fast & Furious è un’eterna saga cinematografica da cui mi sono allontanato piuttosto presto. Complice una certa stanchezza nel ripresentare le stesse situazione senza mai mostrare il coraggio di offrire un qualcosa di veramente innovativo, la serie con protagonista il Toretto di Vin Diesel mi era venuta a noia al quarto capitolo. Con l’annuncio del primo spin-off della saga, Fast & Furious: Hobbs & Shaw ho sentito nascere nuovamente l’interesse per la saga, soprattutto per via dei due interpreti.
Fast & Furious: Hobbs & Shaw, due eroi per salvare il mondo tra battute e scazzottate
The Rock e Jason Statham sono due attori da action movies che è impossibile non amare.
Il colossale Dwayne Johnson si è liberato con astuzia del ruolo di wrestler per passare al mondo della recitazione, districandosi tra alcuni insuccessi clamorosi (dicasi Doom) e pellicole più divertenti e apprezzate, come i precedenti capitoli di Fast & Furious.
Di uguale caratura è la figura di Statham. L’ex atleta britannico si è distinto nel comparto dei film d’azione per la sua recitazione essenziale e sempre molto british, compensando una certa rigidità con una dinamicità nei combattimenti senza pari. Da The One sino alla trilogia de I Mercenari, il buon Statham è stato portatore di mazzate esaltanti ed appaganti, che lo hanno portato ad entrare nel novero dei protagonisti della serie di Fast&Furious, inizialmente come villain.
Ora, visto che Fast & Furious: Hobbs & Shaw mi aveva incuriosito con un trailer che prometteva un film esagerato e tamarro all’ennesima potenza, non ho resistito e ho recuperato i capitoli precedenti della saga, consigliato anche da amici che avevano avuto le stesse sensazioni poco piacevoli per i precedenti episodi. Che sono stati sorprendentemente divertenti, complice l’aver abbandonato il concept di gara clandestina e introducendo storie d’azione che hanno reso la serie più simili ad un Mission Impossibile sotto steroidi e con alta concentrazione di ottani. In pratica, un divertimento chiassoso e ipercinetico che può svoltare una serata.
Lo spirito con cui sono entrata in sala per vedere Fast & Furious: Hobbs & Shaw era molto chiaro: mi aspettavo un film adrenalinico, frenetico e ad alto contenuto di scontri fisici e sparatorie. Tra le diverse uscite estive, da Spider-Man: Far From Home al nuovo capitolo Men in Black, l’esordio di questa strana coppia era una delle pellicole che attendevo con maggior ansia.
E l’aspettativa è stata ampiamente rispettata. Il modo migliore per gustarsi un film è accettare sin dall’inizio lo spirito con cui verrà realizzato, senza pretendere di stravolgere l’impostazione narrativa che ne costituisce il DNA. Il brand di Fast&Furious, per quanto mutato nel tempo, è sempre stato caratterizzato da prodezze automobilistiche al limite dell’insulto ad ogni legge della fisica nota all’uomo e ad un’esaltazione della sbruffoneria da maschio alpha impenitente.
Fast & Furious: Hobbs & Shaw non smentisce questa formula, ma la adatta ad una nuova dinamica. Il cinema d’azione è popolato da diverse coppie che inizialmente sembravano inconciliabili, da Arma Letale a 48 Ore, senza dimenticare la strana coppia per eccellenza, Attenti a quei due. The Rock e Statham, in effetti, sembrano proprio la versione pompata e aggiornata di Daniel Wilde e Brett Sinclair, riescono perfettamente a ricreare questa alchimia di opposti che infine trovano un modo di coesistere, non prima di avere regalato agli spettatori una serie di gag e risate che, nonostante la loro quantità non indifferente, non diventa mai stucchevole.
A dare il via a questo spin off di Fast&Furious è la ricerca di un virus letale, in grado di estinguere gran parte della vita sulla Terra. La setta bioterrorista Echelon è ansiosa di metterci le mani sopra, ma viene inizialmente fermata da un’agente del MI6, che dopo uno scontro con il più letale operativo di Echelon, Blackstone, si inietta l’unico campione del virus, prima di darsi alla fuga.
Echelon decide quindi di operare sui mass media per creare intorno a questa coraggiosa agente britannica una fake news colossale, trasformandola in una traditrice della Corona. Come la storia trapela, la CIA decide di ricorrere a due uomini in grado di fermare questo pericolo e ritrovare la donna: Hobbs e Shaw.
Se poi aggiungiamo che la fuggitiva è nientemeno che la sorellina di Shaw (l’affascinante Vanessa Kirby), abbiamo un altro elemento che dona ulteriore pepe alla situazione. Ma siccome siamo in Fast&Furious, bisogna spingere al massimo e quindi rendiamo Blackstone una vecchia conoscenza di Shaw, aumentando ulteriormente la tensione.
Fast & Furious: Hobbs & Shaw, visto così, sembra un film centrato solamente sul passato di Shaw. In realtà, questa pellicola cerca, con successo, di esplorare parte del passato dei due protagonisti, avvicinando ulteriormente lo spettatore a questo dinamico duetto. Dispensati con parsimonia e con il giusto tempismo, i dettagli sui trascorsi personali di Hobbs e Shaw contribuiscono a stemperare il ritmo frenetico della pellicola, costruendo al contempo una dinamica emotiva che dona sostanza ad un film che punta principalmente sull’adrenalina.
Il vero punto di forza di Fast & Furious: Hobbs & Shaw è però il contrasto tra i due protagonisti. L’americano fracassone ed il compito britannico, due opposti modi di intendere la missione (e la vita), che da inconciliabili devono trovarsi a metà strada per arrivare allo scopo. Percorso che li porta a deridersi a vicenda, dando vita a battute sempre più sboccate e assurde, che strappano risate alla stessa velocità con cui le loro prodezze fisiche causano occhi sbarrati e ammirazione.
Tutto questo concentrato di azione inserito all’interno di una trama che concilia suggestioni hi-tech contrapposte al lato più umano dei protagonisti. Non a caso, Blackstone (un convincente Idris Elba, nuovamente nel ruolo di villain dopo Star Trek Beyond) rappresenta l’incarnazione della tecnologia più invasiva e oscura, diventando un nemico che pare invincibile per i semplicemente umani Hobbs e Shaw. Almeno, sino a quando i due non accettano pienamente la parte emotiva che cercano sempre di tenere a bada, con Hobbs che deve affrontare un ritorno a casa che diventa centrale nell’economia di Fast & Furious: Hobbs & Shaw.
Certo, trattandosi di Fast&Furious dobbiamo ricordarci di dimenticare di cercare un’aderenza alla realtà. La moto di Blackstone, ad esempio, pur nata all’interno di una setta hi-tech transumanista che sfrutta la tecnologica come arma letale, sembra a più riprese un Transformer, ma la spettacolarità che conferisce ad alcune scene zittisce ogni critica di mancato realismo, e tanto basta.
Fast & Furious: Hobbs & Shaw è divertente anche per la presenza di una piccola parte affidata a Ryan Reynolds. L’interprete di Deadpool ribadisce la sua ottima vena comica, a tratti demenziale, creando un buon contrasto con il più serioso Johnson. Ingrediente vincente per la riuscita del film, ma non si può evitare di chiedersi se Reynolds non rischi di rimanere intrappolato in questa figura che ne limiti la carriera.
Nato come spin off, Fast & Furious: Hobbs & Shaw è l’ideale primo capitolo di una nuova serie che ha tutte le potenzialità per crearsi un ruolo di primo livello all’interno degli action movies, senza dovere nulla alla sua ambientazione d’origine. Il finale di questa prima avventura del duo Hobbs e Shaw ha mostrato che la dinamica tra i protagonisti funziona e regge la durata di un film, ora non resta che vedere se le domande rimaste in sospeso troveranno risposta in un seguito.