Alcuni anni fa avevamo parlato di Akihiko Kondo, l’otaku giapponese che aveva sposato la idol virtuale Hatsune Miku – per l’occasione rappresentata da una bambola di peluche – torna a far parlare di sé svelando al mondo com’è essere fictosessuale e perché si tratta comunque di un qualcosa di reale (in un certo senso).
Il colpo di fulmine tra il Akihiko e Hatsune Miku, un’avatar olografico, è arrivato nel 2008. All’epoca Akihiko era precipitato nel vortice della depressione perché vittima di bullismo da parte dei colleghi. Ascoltando le canzoni di Hatsune, idol virtuale di 16 anni con 100.000 copie dei suoi brani venduti in tutto il mondo, il nostro amico otaku riusciva ad essere felice, a dormire la notte e a superare il momento difficile che stava vivendo.
Essere un fictosessuale è la nuova frontiera dell’amore platonico nel terzo millennio
La passione per la virtual star, rappresentata da un ologramma e la cui voce è prodotta dal software sviluppato dalla Crypton Future Media, oltre ad aver fatto “guarire” Akihiko ha fatto nascere in lui un vero sentimento di attaccamento e una vera attrazione, insolita relazione che è poi stata coronata dal matrimonio del 2018.
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La cosa potrebbe sembrare strana e inquietante ai più, anche a coloro che effettivamente si sentono attratti da personaggi di fantasia di anime, manga e videogiochi, ma secondo il 38enne Kondo questo trasporto chiamato nijikon in giapponese (o attrazione fictosessuale in termini occidentali) è tutto fuorché virtuale:
Quando siamo insieme, lei mi fa sorridere e mi rende felice. In questo senso il sentimento è reale e viene veramente percepito.
Fictosexual pride
Attualmente l’opinione pubblica deride la gente attratta sentimentalmente e fisicamente da personaggi di fantasia che non esistono nella realtà, ma Akihiko vuole essere precursore dell’essere fictosessuale, cambiando la considerazione del mondo sull’argomento e sensibilizzando le persone ad accettare questo tipo di “amore platonico” 2.0 se così possiamo definirlo:
Si tratta di rispettare lo stile di vita delle altre persone.
Dalla sua Akihiko sa di non essere solo, visto che in Giappone (ma pian piano anche in tutto il mondo) ci sono decine di migliaia di persone, con numeri in aumento, che ormai si definiscono orgogliosamente fictosessuali coltivando relazioni amorose, più o meno complesse, con personaggi di fantasia, amando alla follia la propria waifu o il proprio husbando.