Godzilla non lascia scampo, lo si ama o li odia. Il gigantesco rettile, il kajiu per eccellenza, è u simbolo non solo del cinema nipponico di mostri, ma è stato investito di un carisma che lo ha reso un patrimonio mondiale, grazie ad una serie di valori narrativi quali ecologia e critica sociale. All’interno di questa dinamica si inserisce anche il secondo capitolo della trilogia d’animazione proposta da Netflix, Godzilla: Minaccia sulla città.
Seguito di Pianeta di mostri, Godzilla: Minaccia sulla città mi incuriosiva perché, ironicamente, il capitolo precedente mi aveva visivamente stupito, ma non avevo apprezzato la narrazione poco approfondita, che mi aveva trasmesso un senso di introduzione particolarmente estesa ma incapace di dare spessore alla trama.
Su Netflix è disponibile Godzilla: Minaccia sulla città, il secondo capitolo della trilogia d’animazione dedicata al celebre mostro del cinema
Eppure il progetto che coinvolge Netflix, Polygon Pictures e Toho Animation era un qualcosa a lungo atteso, e arrendersi al primo scoglio sarebbe stata un’ingiustizia. Nonostante non avessi particolarmente apprezzato lo sbalzo temporale di inizio saga, non ho potuto fare a meno di apprezzare il voler cercare (riuscire è un altro discorso, sia chiaro) di appellarsi ad una tradizione tematica del mito di Godzilla, adattandolo ad un gusto moderno e meno retorico, più improntato alla fantascienza e all’azione.
Sotto questo punto di vista, Godzilla: Minaccia alla città è un prodotto ben riuscito, più del precedente episodio. Manca quel senso etico sempre ben radicato nelle opere più pure dedicate al Kajiu per eccellenza, ma nel suo complesso il film d’animazione di Netflix riesce ad intrattenere, con qualche picco emotivo ben piazzato.
Riprendendo la narrazione poco dopo la conclusione di Pianeta di mostri, ritroviamo i protagonisti alle prese con la scoperta che la Terra, ritrovata dopo 20.000 anni, in realtà non è un posto idilliaco, bensì un luogo popolato da mostri, su cui regna una nuova incarnazione del leggendario mostro, Godzilla Earth.
I pochi superstiti dello scontro con il nuovo Re dei Mostri, vengono soccorsi, dopo una prima pericolosa incomprensione, dagli Houtua, popolazione umana che sembra esser sopravvissuta per tutti questi millenni. Sono propri questi indigeni a condurre i superstiti verso il prezioso nanometallo, materiale con cui nel 21esimo secolo si era creato un robot, il Mecha-Godzilla, per fermare Godzilla. All’epoca, il metallico antagonista del rettilone non venne attivato, rimanendo a pezzi in una misteriosa città, sviluppatasi attorno alla creazione del gigantesco robot.
Il ritrovamento di questa città e i ricchi depositi di nanometallo accendono le speranze dei superstiti, specialmente dei Bilusaludo, che intendo utilizzarlo per creare l’arma definitiva contro Godzilla Earth.
La trama di Godzilla: Minaccia sulla città segue il percorso stabilito dal precedente capitolo, senza offrire grandi novità. Nonostante questa carenza di sconvolgimenti narrativi, la narrazione è dinamica e vitale, grazie, in particolare, alla valorizzazioni dei contrasti tra i diversi personaggi.
Da un lato, la divergenza tra i superstiti, divisi tra chi vorrebbe combattere nuovamente Godzilla Earth e chi vorrebbe lasciare definitivamente il pianeta, un contrasto che rischia di spaccare dall’interno la spedizione protagonista del primo capitolo.
Dall’altro, è appassionante la differenza tra umani e Houtua, tecnologia avanzata e realtà tribale, che collaborano per un fine comune.
L’unico peccato è che gli Houtua andrebbero valorizzati maggiormente. La loro presenza sulla Terra è un elemento narrativo piuttosto importante, rafforzata da questa vita sociale tribale arricchita da telepatia ed un’intelligenza disarmante.
Dove non ci si può lamentare, è il comparto visivo. Polygon fa il suo lavoro egregiamente, valorizzando al meglio l’ambiente naturale, al centro della trama di Godzilla: Minaccia sulla città e della trilogia in generale.
Nonostante le creature ‘minori’ non siano particolarmente caratterizzate, il loro design richiama al meglio il concetto di ‘fattore mostro‘ citato spesso all’interno del film. Questa semplicità aiuta ad enfatizzare la bellezza del Godzilla Earth, che riempe lo schermo con una potenza devastante.
Polygon dimostra di sapere lavorare al meglio sul mecha design, non solo nello stile dei mezzi e delle armi ma anche nell’animarli, dando vita a delle scene d’azione ben studiate e valorizzate da una colonna sonora particolarmente ispirata.
Dopo la visione di Godzilla: Minaccia sulla città, ammetto che l’opinione non troppo positiva di Pianeta di mostri è stata abbastanza rivalutata dopo la visione del secondo episodio. Ora non ci resta che attendere l’uscita dell’ultimo episodio, per scoprire come finirà lo scontro per il dominio della Terra.