Dalla mente di Luigi Serafini, che iniziò quest’opera 40 anni fa, il Codex Seraphinianus è stato definito ”il libro più strano del mondo” dalla critica. Scritto in una lingua che non esiste e raccontato come fosse l’enciclopedia di un altro pianeta, questo volume di 360 pagine è stato creato interamente dall’autore nella sua casa in via Sant’Andrea delle Fratte a Roma, con il suo gatto accoccolato sulle spalle “forse a dettarmi tutto”, come scherza lo stesso Luigi.
In occasione del quarantesimo anniversario del Codex Seraphinianus, l’autore ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Repubblica di cui vogliamo riportarvi un estratto, in quanto certi che ci siano tanti nerd appassionati allo strano libro.
Ci è voluto del tempo per decretare il successo del lavoro di Serafini, quando uscì nel 1981 non ottenne subito la popolarità che ci si aspettava. Oggi invece il Codex è diventato un libro di culto, apprezzato da personaggi illustri come Italo Calvino e Tim Burton, con ristampe in mezzo mondo.
“E’ stato capito una generazione dopo, i giovani lo hanno riportato alla ribalta, celebrandone il mistero e ora è un successo popolare, perfino in Cina, dove lo hanno divorato” “dove l’anatomico e il meccanico si scambiano le loro morfologie… dove il vegetale si sposa al merceologico, lo zoologico al minerale…così il cementizio e il geologico, l’araldico e il tecnologico, il selvaggio e il metropolitano, lo scritto e il vivente”
Queste sono state le parole con cui l’autorevole Italo Calvino ha descritto il Codex subito dopo la sua pubblicazione nel 1981.
Per festeggiare il quarantesimo anniversario, Serafini ha organizzato un incontro con Franco Maria Ricci, l’editore che al tempo vide qualcosa nel suo lavoro e gli permise di arrivare all’attuale successo. Incontro che ha avuto luogo nel labirinto di bambù più grande del pianeta, costruito dall’editore stesso a Fontanellato, alle porte di Parma. Qui i partecipanti, provenienti da tutto il mondo, hanno avuto modo di ammirare le pagine originali del Codex, esposte per l’occasione all’interno della location.
“Quest’uomo inventa mondi che non ci sono”
Con queste parole Ricci ha descritto il lavoro di Serafini, che scherzando ha risposto “anche tu lo fai”, in chiaro riferimento alla location dove si teneva la mostra.
L’autore non ha mai voluto dare grandi spiegazioni del suo Codex, del resto le immagini sono talmente incredibili che ognuno può trovarne una propria interpretazione. Il testo stesso è scritto in una lingua inventata, che lo scrittore ha descritto in questo modo: “l’ombra di una scrittura vera. Tutti noi abbiamo una lingua nascosta, io mi sono liberato dall’alfabeto e ho seguito la mia inclinazione per le curve”.
Serafini iniziò la stesura dell’opera negli anni settanta dopo il rientro da un viaggio “on the road” negli States:
“Erano gli anni di piombo. Una sera un amico mi chiese se volevo uscire e andare al cinema. Dissi di no, che dovevo finire la mia enciclopedia. Allora realizzai che quei disegni sarebbero divenuti un codex. Se non era il gatto, forse era qualche civiltà di un’altra galassia a trasmettermi quelle visioni, un po’ come nel film ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’ di Spielberg. Loro mi indicavano e io disegnavo”
Oggi l’autore ha in programma di dar vita alla rivista FMR, in collaborazione con il suo vecchio editore e a Vittorio Sgarbi definendo il progetto come ” la rivista più bella del mondo”.
Per concludere Serafini si è lasciato ad una dichiarazione spontanea, riguardo alla presa che il suo lavoro ha fatto sui giovani:
“I giovani di oggi hanno capito che il Codex in realtà era un blog in anticipo. Un blog affidato a una rete – allora quella editoriale – prima della rete odierna. Un blog su fogli Fabriano. Forse, nell’era della tecnologia e di internet, è per questo che lo amano tanto”
Voi che ne pensate?
Potete trovare il Codex Seraphinianus QUI