Il 2019 erondariano inizia con un numero di Dragonero che si inserisce al meglio nel nuovo ambiente sociale scaturito dal termine della Saga delle Regine Nere. Ad essere particolarmente interessante in Il potere e la gloria è la firma di Gabriella Contu a soggetto e sceneggiatura. Finora la serie è stata seguita con estrema attenzione direttamente dai due creatori, Stefano Vietti e Luca Enoch, ma vedere il nome della Contu è una piacevole sorpresa.
Il potere e la gloria, l’albo di Dragonero di gennaio, mostra nuovamente le infauste conseguenze della Guerra con le Regine Nere
Gabriella Contu non è una penna nuova alla creazione di grandi storie. Di recente ha firmato apprezzate storie su Zagor e Tex, ma per me resta l’autrice di una stupenda storia di Dylan Dog, Il Terrore. Di Gabriella apprezzo il modo in cui riesce a recepire i punti essenziali di un contesto narrativo (che sia Dyd, Zagor o Dragonero) e svilupparli in modo da rimanere fedele all’ambientazione riuscendo al contempo ad offrire al lettore una nuova visione.
Il potere e la gloria è uno di questi casi. Le ferite che hanno segnato l’Erondar sono oramai una presenza costante delle ultime storie di Dragonero. Si tratta di una sofferenza per l’Impero che viene incarnata con una naturalezza perfetta dai protagonisti, specchio di un’epocale svolta che ad oggi non abbiamo ancora pienamente percepito. Per cinque anni, Vietti ed Enoch hanno costruito un universo sociale dettagliato e ben definito che ci ha accolti, salvo poi demolirlo privandoci delle certezze acquisite e sfidandoci ad affrontare la sfida di ricostruire un mondo.
L’avventura di questo mese ne è un chiaro segnale.
Dopo il crollo dell’ordine precedentemente conosciuto, l’Erondar ha perso la propria coesione, lasciando riemergere un sottofondo di sfiducia e rancori che ora sono finalmente liberi di palesarsi. Nessuno può esser escluso da accuse e sospetti, il dubbio e la necessità di difendere il potere rimasto sono come un veleno che si diffonde, rendendo tutti non più potenziali alleati, bensì nemici pronti a tradire.
Quando alcuni pericolosi progetti vengono trafugati dalla torre dei tecnocrati e Myrva Aranill sparisce in circostanze misteriose, in alcuni ambienti si inizia a pensare che la sorella di Ian possa essere coinvolta in una macchinazione che mina ciò che resta della forza dell’Impero.
Leggendo Il potere e la gloria, questo clima di sospetto rivela come esistono frange all’interno degli stessi ambienti erondariani pronti a vedere il nuovo ordine come l’occasione propizia per cambiare radicalmente gli assetti del potere. Quelli che un tempo erano eroi, uomini che hanno lottato al fianco dei nostri eroi durante il momento più buio dell’Impero si possono ora rivelare come i nemici più pericolosi del futuro, capaci di minare il difficile percorso di ricostruzione per mire personali.
Contrariamente ad alcune delle storie più importanti della saga di Dragonero, ultimamente la narrazione presenta elementi più cupi, come se le Regine Nere, nella loro sconfitta, avessero in realtà inflitto una ferita mortale non tanto all’Erondar come impero, ma come comunità. Vecchie ruggini e un latente sentore di sfiducia inte-rrazziale sono due nuove dinamiche che, per quanto accennate in passato, ora stanno prendendo sempre più piede.
Questi sconvolgimenti inevitabilmente cambiano la vita dei nostri protagonisti. Rivedere Brianna, scout che con il nostro Ian ha un rapporto molto intimo, è un’occasione ottimamente utilizzata dalla Contu per darci un’idea di come il nuovo ruolo della donna, succeduta al compianto Baryn, sia un incarico che richiede non poco impegno. Nel breve dialogo tra lei e Ian, in due pagine riusciamo a percepire molto della nuova tensione introdotta in Dragonero, complici anche gli ottimi disegni di un ispirato Riccardo che riesce a ritrarre alcune scene di vita quotidiana in modo delicato.
Alla Contu va comunque riconosciuto di avere creato una storia che riesce ad unire ad un’avventura ricca di adrenalina, la forza di un’ambientazione in costante evoluzione, animata da diverse spinte narrative che stanno rendendo Dragonero una delle serie più avvincenti attualmente in edicola. Soprattutto, ho apprezzato l’aver saputo creare un cattivo, Ocran, che sia realmente tale, capace di incarnare il male di questa nuova situazione dell’Erondar, mostrando una ferocia Apprezzabile l’aver dato un finale tenero a questa storia, dopo una narrazione che ha mostrato troppa oscurità (come accade in altri elementi di Dragonero, come Senzanima: Fame) , in cui però emerge ancora la possibilità che le lotte tra diverse razze possano avere un esito non obbligatoriamente negativo.
Gran parte del fascino di Il potere e la gloria risiede nella potenza dei disegni di Vincenzo Riccardi. Neanche il tempo di salutare Luca Barbieri con le sue Cronache dell’Erondar, che Riccardi subito ci stupisce con tavole magistrali, in cui la roccaforte dei Tecnocrati e Vahalendart mostrano i segni della ricostruzione, con una splash page strepitosa. Riccardi, in Il potere e la gloria, riesce a ritrarre con ammirevole naturalezza scene di vita quotidiana, capaci di ritrarre la vita di Solian o i rari momenti di spensieratezza di Ian. MA quando di tratta si ritrarre battaglie e spazi innevati, la cura del dettaglio di Riccardi dilaga sulle tavole (da pagina 86 a 93 è pura estasi).
Le immancabili firme di Giuseppe Matteoni alla stupenda copertina e di Marina Sanfelice al lettering sono i due pilastri su cui, ancora una volta, si appoggia l’ottimo lavoro di questo albo di Dragonero.
Dopo avere assistito a questa battaglia tra le nevi ed avere compreso pienamente quanto la guerra con le Regine Nere abbia rovinato il tessuto sociale erondariano, inizia un mese di attesa per Il segno del varliedarto, l’albo di febbraio che promette di essere decisamente interessante!