Ven 22 Novembre, 2024

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Il telescopio spaziale James Webb esamina il sistema Trappist 1, alla ricerca di segni di vita

รˆ passato un anno da quando il telescopio spaziale James Webb ha iniziato il suo viaggio nello spazio alla ricerca delle origini dell’universo, portando alla luce interessanti informazioni per gli osservatori della Nasa, come ad esempio il suono di un buco nero e un’immagine del pianeta Giove. Ora l’attenzione del telescopio spaziale James Webb รจ rivolta verso la stella Trappist 1, distante 49 milioni di anni luce dal nostro sistema solare, intorno alla quale orbitano 7 pianeti.

Situati nella costellazione dell’Acquario tutti e 7 i pianeti si trovano all’interno, o nelle vicinanze, della zona abitabile della stella, il che fa presuppore agli scienziati della Nasa che su alcuni di questi pianeti potrebbe trovarsi acqua allo stato liquido, e di conseguenza che ci sia la possibilitร  di sostenere la vita.

Visto la costante attivitร  del telescopio James Webb, i dati arrivati ai ricercatori non sono ancora stati del tutto elaborati e servirร  un altro anno prima di avere un ritratto completo della stella Trappist 1 e dei suoi 7 pianeti.

“Sappiamo che i pianeti di Trappist 1 sono fatti di materiale proprio come la terra, quindi potrebbero avere atmosfere simili alla Terra”, ha dichiarato la scienziata della Cornell, Nikole K. Lewis, intervista da Space.com.

La Lewis ha guidato un team che nel 2018 grazie alle osservazioni del telescopio Hubble, aveva il compito di scansionare le atmosfere dei pianeti di Trappist 1.

“Non abbiamo visto alcun segnale di atmosfere, ma sappiamo perรฒ che non hanno grandi e soffici atmosfere ricche di idrogeno ed elio, come ci si potrebbe aspettare”. Tali atmosfere sono tipiche dei pianeti giganti gassosi , come Saturno e Giove. Hubble perรฒ aveva raggiunto i suoi limiti, che ora dovrebbero essere sopperiti dal nuovo telescopio, “Il sistema Trappist รจ stato a lungo nel piano del telescopio spaziale James Webb” ha proseguito la scienziata “e poichรฉ lo conoscevamo da sei anni, siamo stati in grado si assicurarci davvero di osservarlo al meglio delle capacitร  del telescopio”.

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