A distanza di circa un mese dall’uscita nelle sale italiane, Killers of the Flower Moon ha avuto uno spettatore illustre, Steven Spielberg, che ha decretato l’ultimo film di Martin Scorsese come il capolavoro del regista italo americano.
Durante una proiezione speciale del film riservata principalmente ai membri dell’Academy, Spielberg, ospite della serata assieme a Martin Scorsese, ha concluso la serata elogiando il collega: “Tu sei il maestro del nostro medium, e questo è il tuo capolavoro”.
Spielberg si è soffermato anche sul fatto che Killers of the Flower Moon rappresenta l’undicesima collaborazione con Robert De Niro e la sesta con Leonardo Di Caprio: “È incredibile vedere Bobby e Leo insieme in questo film. È la tua sesta collaborazione con Leo e l’undicesima con Bobby, e ti mancano solo tre film per battere il record di John Ford, che ha diretto John Wayne in quattordici film. Quindi non puoi ancora smettere di lavorare con Bobby.”
Il finale di Killers of the Flower Moon
Il “duetto” è proseguito parlando del film, come riportato da The Playlist, è Scorsese si è soffermato sull’ispirazione per il finale di Killers of the Flower Moon: “Il fatto è che nel libro si parla della nascita dell’FBI e l’FBI aveva bisogno di propaganda. Così sono andati alla radio e io sono cresciuto ascoltando la radio prima che ci fosse la TV. Ascoltavo Gang Busters e programmi del genere. E ho riflettuto sul fatto che questa cosa, tutto ciò che è successo, la gente che è morta, la tragedia, la sofferenza, l’angoscia e tutto il resto… È diventato un programma radiofonico… e in un certo senso è diventato intrattenimento. Non sto accusando nessuno, ma il punto è che sono convinto di essere complice di questo, di godere dell’intrattenimento. E anche questo film è intrattenimento in questo senso. Cerco di renderlo il più veritiero possibile, il più onesto possibile. Per questo ho detto che dovevamo concludere con uno di quei programmi radiofonici in cui si vedeva, dopo tutto questo, ciò che il pubblico americano era portato a pensare o a credere alla situazione. E nel bel mezzo della trasmissione, improvvisamente diventa un epilogo perché se è davvero il 1936 in uno studio radiofonico, cosa vi sta dicendo? Come può l’annunciatore sapere che Bill Hale è morto all’età di 87 anni? Improvvisamente si fa un piccolo trucco per andare avanti”.