Sab 19 Aprile, 2025

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Kyoto Animation: pena di morte per il copevole dell’incendio del 2019

È un sentenza durissima quella emessa dalla giustizia nipponica che ha condannato alla pena di morte Shinji Aoba, l’uomo che il 18 luglio del 2019 appiccò l’incendio che bruciò gli studi della Kyoto Animation provocando la morte di 36 persone e il ferimento di altre 32.

Nonostante fin dall’inizio non ci siano stati dubbi circa la colpevolezza di Aoba, anch’esso rimasto gravemente ustionato sul 90% del corpo, gli avvocati difensori dell’uomo avevano puntato sull’infermità mentale per poter salvare l’uomo dalla pena capitale.

Il tribunale distrettuale di Kyoto, gremito dei parenti delle vittime, ha tuttavia ritenuto che Aoba fosse cosciente di ciò che faceva al momento dell’incidente, sottolineando che l’uomo “non era né pazzo né soffriva di ridotte capacità mentali al momento del crimine”.

Il giudice: un crimine atroce e disumano

Masuda Keisuke, giudice che ha presieduto la corte che ha emesso la sentenza, ha definito il crimine di Aoba “veramente atroce e disumano”. “L’orrore e il dolore delle vittime che sono morte nello Studio 1 che si è immediatamente trasformato in un inferno e le pene di coloro che sono morte nei giorni successivi è indescrivibile”, ha detto il giudice.

Shinji Aoba, ora 45enne, il 18 luglio del 2019 fece irruzione negli uffici della sede della Kyoto Animation cospargendo di benzina l’ingresso dello stabile e poi dando tutto alle fiamme. Sembra che i motivi del folle gesto, perpetrato per vendetta, siano legati al risentimento dell’uomo nei confronti dell’azienda colpevole, secondo Aoba, di aver utilizzato alcune sue idee originali per la realizzazione dell’anime Tsurune, senza accreditarlo o ricompensarlo in alcun modo.

Sottoposto a 12 interventi chirurgici, inclusa un’operazione che gli ha permesso di recuperare l’uso della parola, Aoba è giunto in tribunale su una sedia a rotelle rinunciando a qualsiasi dichiarazione e ascoltando in silenzio la sentenza, condanna che lo porterà ad aggiungersi ad altri 107 detenuti nel braccio della morte.

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