All’interno della saga di Dragonero la religione non si è mai nascosta, ma ha mostrato una presenza discreta e di sottofondo che la ha resa un elemento narrativo scontato per i lettori. Vissuto principalmente tramite esclamazioni e suppliche dei protagonisti ai Khame, il culto nell’Erondar esiste da sempre, anche se solo negli ultimi sta assumendo delle forme che possono portare le avventure di Ian su un piano totalmente diverso. Come accade in La Dama delle Lacrime.
La Dama delle Lacrime, quando l’Erondar scopre il peso delle divinità
La storia di questo mese porta l’importanza non tanto della religione quanto della fede alla ribalta nell’Erondar post bellico. Ad onor del vero, già in passato questo dettaglio era emerso, in Il Dio Cannibale, quando per la prima volta avevamo visto come la fede assoluta dei credenti potesse donare vita ai simulacri delle divinità venerate. Maggiore è la devozione dei fedeli, maggiore il potere della divinità, che può quindi manifestarsi agli uomini compiendo magie e miracoli. Tematica affascinante, affrontata già in passato in lavori come American Gods di Gaiman, ma che nell’ottica di Dragonero viene intrecciata con un aspetto che serpeggia nell’Erondar dopo la saga delle Regine Nere: la disperazione.
Sopravvissuti ad una guerra impietosa, con una condizione sociale mutevole e astiosa, il popolo deve accettare la propria condizione subalterna, ancora più sottomessa all’interno di una nuova realtà in cui sono venuti meno i fondamenti che hanno retto l’Impero Erondariano per secoli. Quando si è con le spalle al muro e senza più alcuna speranza, è quasi naturale invocare l’aiuto di un’entità superiore, rivolgendo preghiere e promesse in cambio di un sollievo insperato.
L’Erondar è un terreno fertile per un culto affamato di seguaci, e il Pianto Rosso, la piaga conosciuta qualche numero addietro, è un ottimo tramite per avvicinare nuove masse di fedeli per alimentare una divinità ansiosa di potere. Dopo avere infettato e poi salvato il nuovo imperatore dal Pianto Rosso, il machiavellico Leario è riuscito a creare un vero e proprio culto basato su una divinità, la Dama delle Lacrime, con cui conquistare il favore del popolo.
Tramite questa potenza, Leario è divenuto un fedele consigliere del trono, al pari di Ausofer, da sempre visto come un abile politico capace di muoversi abilmente nelle ombre del potere imperiale. Leario, in breve tempo, ha raggiungo e superato l’influenza del capo della Cura, arrivando persino a poter disporre d una propria milizia, divenuta guardia personale dell’Imperatore, nominalmente, ma suo braccio armato nella realtà dei fatti.
Questo nuovo equilibrio dei poteri nella capitale è ciò che accoglie Ian e Gmor al loro ritorno nell’Erondar dopo aver fermato la minaccia degli Abomini, vista nella trilogia estiva. Dopo due mesi di assenza, i due amici trovano un Erondar in preda ad un delirio mistico che sembra offuscare tutto, incarnato da una colossale Dama della Lacrime che si aggira per il mondo seminando il Pianto Rosso, come preliminare all’invasione delle truppe Erondariane.
Enoch imposta la storia in modo da non consentire uno stacco tra la precedente avventura e La Dama delle Lacrime, ma mantiene una linearità che lega profondamente le due storie, specialmente sul piano emotivo, da diverso tempo gli albi di Dragonero lasciano emergere quell’inquietudine tipica della tempesta imminente e La Dama delle Lacrime è quell’ultimo brivido nella schiena che ricorda come il tempo stia finendo, meglio prepararsi al peggio.
Dopo aver assistito alla conquista di Solian, Ian viene catturato come nemico dell’Impero, sotto ordine di Leario, che vede nello scout un pericoloso nemico. È lo stesso Leario a spiegare, nella tradizione di villain boriosi e chiacchieroni, il suo piano di conquista al trono imperiale, precisando come Ian sia una minaccia che va gestita come un simbolo, una dimostrazione che nemmeno il salvatore dell’Erondar è al di sopra del potere del culto della Dama delle Lacrime.
Si torna al concetto di religione di Dragonero, che da semplice elemento di contorno e di caratterizzazione di alcune popolazioni, si prende la scena come aspetto focale dell’Erondar futuro. Nel suo percorso di consolidamento, l’Impero ha identificato nell’Imperatore il rappresentante del culto dei Khame (come spiega perfettamente Ausofer), in modo da creare una sinergia tra potere politico e spirituale, in modo simile a quanto fatto in età imperiale nell’Antica Roma. Tuttava, alcune popolazioni hanno mantenuto, anche in clandestinità, i propri culti, che, al crollo dell’Impero con l’arrivo delle Regine Nere, hanno iniziato a riemergere.
Se Leario è riuscito a creare un culto per la Dama delle Lacrime, se abbiamo visto come un piccola popolazione sperduta nella foresta può animare un idolo con la propria fede, cosa possiamo attenderci nei prossimi numeri? Alben è stato molto preciso nell’identificare il potere dietro queste manifestazioni divine: è una magia giovane, nuova ma estremamente potente.
E ogni religione, come ben sa Leario, ha bisogno di un demone a cui le ire della propria divinità posso essere dirette. E che i fedeli possono odiare come personificazione del male, ovviamene. Il ruolo tocca a Ian, che da eroe diventa nemico.
Contro lo scout, in La Dama delle Lacrime, viene attuata una vera e propria crociata, con il fine di eliminare ogni traccia della sua esistenza dall’Erondar. La lettura di questo albo, nella seconda parte, diventa inquietante, sino ad un momento in cui Enoch decide di rompere gli argini emotivi e ci sbatte in faccia la crudeltà di un nemico che si prospetta come il più letale mai affrontato da Ian ad oggi.
In La Dama delle Lacrime, assistiamo alla definitiva perdita dell’innocenza dell’Erondar, non esistono più quegli sprazzi di speranza a cui Ian si è sempre attaccato per mantenere saldo il proprio spirito. Gli eventi di questo albo sono una definitiva rottura, molto più marcata della Saga delle Regine Nere, con l’Erondar che fu. E in questa nuova dimensione narrativa, anche Ian dovrà accettare un ruolo nuovo, che solo ora stiamo iniziando ad intravedere.
Ancora una volta, però, è evidente l’ottimo lavoro di Enoch e Vietti nella costruzione del mondo di Dragonero, nella fine struttura narrativa creata in cui tutti gli elementi trovano posto e si intrecciano tra loro, dando vita ad una continuity che trova la propria identità in figure ricorrenti che sanno rimanere fedeli a sé stesse in ogni situazione in cui le incontriamo. Non basta questa già ottima gestione dell’evoluzione del mondo immaginato dai due autori, ma si rende necessario una visione artistica che sappia dare al lettore piena concretezza di quanto narrato.
Da sempre, Dragonero ha mostrato di potere contare su un cast artistico di altissima qualità. La Dama delle Lacrime ribadisce questo assioma con due nomi che fanno onore all’Erondar: Giuseppe Matteoni e Luca Malisan.
Il primo, da buon copertinista, accoglie il lettore con una tavola che interpreta al meglio quanto leggeremo nell’albo. Ian di spalle è inerme di fronte alla divina minaccia, e il mondo sottostante è specchio di quanto questa ascesa divina possa sconvolgere l’Impero.
Tocca però a Malisan realizzare le tavole de La Dama delle Lacrime. Non solo Malisan riesce a ritrarre alla perfezione scorci della nuova società erondariana, ma ha il dono di sapere scegliere i dettagli più iconici dei personaggi per enfatizzare le loro caratteristiche (come nel caso di Aura, aprendo a nuove domande sulla maga). Da encomio il suo utilizzo del bianco e nero, in un albo in cui l’inquietudine e la tensione trova uno strumento narrativo eccellente nella gestione di ombre e oscurità da parte di Malisan. Emozionante per tutto l’albo, la sua visione degli eventi delle tavole finale è un equilibrio di disperazione e commozione realizzata con una scelta suggestiva della creazione della gabbia e delle tonalità prescelte.
La Dama delle Lacrime non manca di ricordarci l’importanza di un buon maestro di cerimonie nell’accogliere i lettori, un compito che di numero in numero Luca Barbieri svolge con impeccabile precisione, ricordandoci i riferimenti per non perderci nella continuity di Dragonero e divertendosi a stuzzicarci con anticipazioni irresistibili.
Non meno importante per l’ottima riuscita di un albo di Dragonero è il lettering sempre puntuale di Marina Sanfelice, perfetto nella serie regolare ed in ogni altra pubblicazione del personaggio.
Come lascia intendere il cliffhanger finale, il numero in edicola il nove ottobre, Morte di un eroe, innalzerà ulteriormente il livello di tensione nel nuovo corso di Dragonero.
E ricordate: Diverso è il passo, uguale è il cuore