Sin dalla sua comparsa, Volt โ Che vita di Mecha ha dimostrato che la fine di Rat-Man, per quanto dolorosa per gli appassionati del fumetto di Ortolani, ha poeticamente passato il testimone ad un nuovo personaggio che si merita la corona di fumetto comico italiano. Nel realizzare il suo personaggio, The Sparker, nome dโarte di Stefano Conte, ha mutuato alcune delle dinamiche comiche apprezzate nellโopera di Ortolani, ma si รจ distinto per freschezza e tenore narrativo. Con il quarto numero della seconda serie, Mai dire fumettista, The Sparker ribadisce una sua peculiaritร inconfondibile: lโauto-ironia.
Mai dire fumettista, caro Volt, ma mai arrendersi!
Saper affrontare le difficoltร della vita, vincerle e poi esorcizzarle con una risata รจ una delle ricette piรน sicure e complesse per unโesistenza serena. Conte ha la forza di andare avanti nella sua carriera di fumettista guardando al percorso che ha compiuto, ricordando le fatiche compiute e le pressioni emotive a cui รจ stato sottoposto. E per riderci su, o quanto meno esorcizzare questi macigni dellโanima, fa rivivere tutto questo al suo alter-ego robotico, il coriaceo Volt.
In Mai dire fumettista, Volt viene spinto dai suoi amici a partecipare ad un concorso per aspiranti fumettisti. In palio, per il vincitore, un contratto con una casa editrice, ovvero la realizzazione del sogno di veder pubblicato il proprio lavoro. Per il robottino, inizialmente reticente a concorrere per scarsa fiducia nel proprio lavoro, รจ lโoccasione ideale per tentare il colpo della vita, o quanto meno confrontarsi con altri disegnatori.
E grazie al cielo, alla fine Volt accetta. Conte compie nuovamente la sua magia, creare quella sinergia unica tra lโesperienza personale e il divertimento paradossale e frutto di una cultura profondamente nerd che non viene mai nascosta. La forza di Volt, inteso come serie, รจ questa sinceritร che unisce Stefano ai lettori, basata su un background comune ma costruita su una narrazione che, utilizzando il tramite del fumetto comico, racconta veritร personali dellโautore.
Soprattutto, come in Mai dire fumettista, Conte sa fin dove portare il proprio umorismo, coinvolgendo figure note del mondo del fumetto italiano che, come lui, sono emerse negli ultimi anni. Difficile non riconoscere nelle pagine dellโalbo i volti di Sio o Luigi Bigio Cecchi, trattati con amichevole ironia da Stefano, in una sorta di omaggio-scherno che non puรฒ che far sorridere i lettori. Il tutto grazie alla vena pessimista di Volt, che nella sua costante insicurezza sembra essere destinato a non raggiungere i suoi scopi.
Rifacendosi a quella cultura pop e nerd tanto a cara ai lettori di Volt, Conte ribalta il concetto di โgara per fumettistiโ trasformandola da competizione artistica e in vera e propria lotta per la sopravvivenza, in cui ostacoli e tradimenti rischiano di essere i giudici unici del confronto. Attenta e divertente metafora della realizzazione delle proprie aspirazioni, inscenata con un gusto della risata perfetto e capace di lasciare spazio allโemotivitร dei personaggi.
Vedere Volt aggirarsi tra gli ostacoli della competizione di Mai dire Fumettista, non solo ricorda gli incredibili scenari in cui arrancavano i concorrenti di Mai dire Banzai (e se non sapete cosa sia, probabilmente siete dei baldi giovincelli che si son persi una delle cose piรน folli mai vista in televisione), ma รจ al contempo una visione fumettistica di quella sensazione che tutti abbiamo provato quando cerchiamo di realizzare un progetto caro che sembra scontrarsi con lโineluttabilitร della vita.
Le tentazioni con cui viene tormentato il povero Volt in Mai dire fumettista sono le stesse sirene che rischiano di distrarci quotidianamente dalla nostra rotta. Ne ridiamo pur riconoscendole, con una risata che รจ un moto di empatia verso il personaggio di Conte, perchรฉ comprendiamo cosa sta vivendo ne siamo partecipi.
In modo onesto, Conte introduce quel campionario di umanitร che si incontra in questi percorsi. Non mancano gli approfittatori, i melliflui finti amici che alla prima occasione diventano egoisti e gli spietati concorrenti pronti a tutto pur di realizzarsi. Volt, nella sua umanitร , si distingue, incapace di rinunciare al suo carattere schietto in favore di facili successi; nella sua gara, il robottino riesce a superare gli ostacoli grazie alla sua tenacia e al sostegno di alcuni amici che incontra nel suo cammino verso la vittoria.
Difficile leggere una storia di Volt e, dopo aver sorriso per le sue (dis)avventure, non avere la sensazione di avere scoperto anche un nuovo pezzo di sรฉ. Capita solo quando un autore sceglie, nelle modalitร a lui piรน consone, di sedersi idealmente di fronte al lettore e raccontagli il suo vissuto, le sue ansie e le sue aspirazioni. Conte fa esattamente questo, indossa il suo costume da Volt e ci racconta il suo mondo, come lo vede e come gli sopravvive, con una risata che รจ al contempo liberatoria ed incoraggiante.
Questa sensazione viene amplificata dal disegno di The Sparker. Anche Mai dire fumettista conserva questa caratterizzazione cartoonesca e divertente, utilizzata al meglio per dare corpo ai personaggi e alle loro emozionanti avventure. Di Conte apprezzo lโutilizzo delle inquadrature, che utilizza in modo ragionato per ampliare il senso di meraviglia o trasmettere la sensazione di un pericolo impellente. Inserire questi elementi in un registro comico non รจ semplice, eppure leggendo Volt sembra che per Stefano Conte questo sia un gioco da ragazzi.
Immancabili gli extra, dalle avventure dellโUomo Pigro, ai segreti del mondo di Volt, intelligente modalitร di condivisione degli aspetti essenziali del variegato mondo in cui si muove il curioso robottino. Ora non resta che armarsi di pazienza e attendere altri due mesi per il prossimo numero delle avventure di Volt.