Sab 16 Novembre, 2024

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Memory: la recensione dell’ultima fatica di Liam Neeson

Dev’essere dura essere Liam Neeson, arrivato all’età di 70 anni, ritrovarsi sempre a sparare e a malmenare la gente come nel suo ultimo film, Memory, o qualsiasi altro film con Liam Neeson da 15 anni a questa parte. Ma è sempre stato così? Ne parliamo qui sotto, in quella che è un po’ una recensione di Memory e… un po’ qualcos’altro.

Dagli esordi fino a Memory, la carriera di Liam Neeson

Nato in Irlanda il 7 giugno 1952, dopo tanti piccoli ruoli in grandi film, Excalibur (’81), Mission (’84), il primo vero ruolo da protagonista per Liam Neeson arriva grazie a Sam Raimi, regista della trilogia della Casa e futuro regista della prima trilogia di Spiderman. Nel 1990 lo scelse per interpretare il protagonista di Darkman, anche se, per il buon Liam, per gran parte del tempo il suo volto è sfigurato o coperto da bende.

La grande occasione arriva nel 1994 quando Steven Spielberg lo sceglie per interpretare Oscar Schindler in Schindler’s List. Il film vale all’attore una nomination all’oscar (persa a favore di Tom Hanks, per Philadelphia), e sembra indirizzare l’attore irlandese verso una carriera di ruoli drammatici e di spessore. Lo stesso Spielberg lo considerò a lungo per il ruolo di protagonista nel biopic su Lincoln, ruolo affidato poi a Daniel Day Lewis, garantendogli il terzo Oscar.

Il Liam Neeson che conosciamo oggi. però, è tutt’altra cosa. E se è vero che una telefonata allunga la vita, nel caso di Neeson ha allungato, e cambiato, la carriera. È nel 2008 con Io vi troverò (Taken) che  abbiamo imparato a conoscere e, a volte, apprezzare un nuovo Liam Neeson nel ruolo di un ex sicario-agente cia-assassino su commissione-ladro (qualunque professione, l’importante è che sia “ex”).

Grazie a Neeson e a Taken, o per colpa di entrambi (dipende sai gusti), un certo tipo di film, quelli ormai destinati direttamente all’ home video e al codino di Steven Seagal, oggi trovano una distribuzione cinematografica degna di nota. Ed è qui che arriviamo all’ultima fatica dell’attore: Memory.

Di cosa parla Memory

La trama di Memory ruota intorno a Alex Lewis, anziano killer su commissione che scopre di essere malato di Alzheimer (da qui il colpo di genio di intitolare il film Memory!) e, indovinate un po’, gli viene affidato un ultimo incarico, prima del congedo.

Manco a farlo apposta, l’ultimo lavoro sarà impossibile per la morale dell’anziano sicario, uccidere una ragazzina coinvolta in un giro di prostituzione minorile. Forse, anche grazie alla progressiva perdita della memoria, Alex ritrova una coscienza perduta e si ribella al datore di lavoro, che in questo film ha il volto di Monica Bellucci. Come se non bastasse anche l’FBI, nella fattispecie l’agente Vincent Serra, interpretato da Guy Pearce, si mette sulle sue tracce.

Qui sotto potete dare uno sguardo al trailer italiano del film:

Nessuno spoiler sul finale ma immagino già saprete che dovrete portare in sala il pallottoliere per la conta dei morti, pestati o freddati da un proiettile poco importa, da Liam Neeson; e ovviamente pronti con il meme di Di Caprio da C’era una volta Hollywood quanto partirà l’immancabile telefonata.

Se la trama vi sembra banale e stravista è perché, effettivamente, lo è. Nonostante questo, Memory resta comunque un buon thriller, quasi interamente appoggiato sulle spalle, larghe, del protagonista. Per le sue quasi 2 ore di durata, Memory intrattiene e, cosa rara per film di questa portata, non ha grossi ed evidenti buchi di trama.

Aiutato anche da una solida regia del mestierante Martin Campbell, che quando ha un buon materiale di partenza riesce a potare a casa il risultato, vedi i due reboot bondiani, Goldeneye (’97) e Casinò Royale (’06), e Fuga da Absolom (’94) con il compianto Ray Liotta, zoppica invece quando l’impianto narrativo non è all’altezza. Ne è un esempio su tutti Lanterna Verde (2011), uno dei peggiori cinecomic dell’era recente.

Il regista inglese riesce con Memory a creare un film degno di stare al cinema, colpendo nel segno con alcune scene d’azione ben confezionate e un ritmo che non subisce cali di tensione. Dove non arriva il regista, e dove probabilmente non è riuscito nessuno, è nel far recitare degnamente Monica Bellucci. Non sappiamo se Campbell si sia rivolto a lei come Renè Ferretti si rivolgeva a Corinna, ma la performance dell’attrice italiana non è certo memorabile, nonostante il titolo del film. Buona invece l’interpretazione di Guy Pearce, che al di là di una pettinatura più finta della recitazione della Bellucci, si muove agiatamente nel ruolo dell’agente FBI, circuito dai suo superiori e ossessionato dalla caccia a Liam Neeson.

L’attore britannico, claudicante e balbettante a causa della malattia, riesce a mantenere il carisma necessario per questo tipo di film e mostra la sua solta coolness. Menzione a parte per la scena in cui il protagonista decide di curarsi una ferita come in Rambo 3, contrariamene al parere di qualsiasi medico fedele al giuramento di Ippocrate.

Un ruolo importante del film è coperto anche dalla location: Il film è ambientato tra El paso, Texas e il Messico e, anche qui, la nazione latino americana è dipinta come la Mordor del nostro mondo, cosa che ormai è diventata come un fatto assoluto dopo che Denis Villeneauve aveva espresso il potenziale di morte e terrore del Messico con Sicario (2015).

Quello che (forse) non sapete su Memory

Memory è  in realtà il remake di un film belga del 2003, The Alzheimer Case, arrivato sul mercato internazionale direttamente in home video con il titolo The memory of a killer. È tratto da un romanzo, sempre fiammingo, di Jef Geeraerts (De Zaak Alzheimer), in cui protagonista è un anziano killer italiano di nome Angelo Ledda. La sceneggiatura era ad opera di Dario Scardapane (si chiama veramente così, controllate su IMDB, e non è italiano), alla sua seconda esperienza cinematografica dopo tanta televisione.

Non sappiamo quanto questo remake differisca dall’originale, e ancora meno sappiamo quanto si discosti dal libro (se trovate qualcuno che ha visto il film belga o letto il romanzo, avvisateci), ma l’intreccio narrativo di Memory è saldo e conserva un paio di colpi di scena niente male.

Se volete godervi un paio di ore di relax, e vedere Liam Neeson “fare brutto”,  Memory è il film che fa per voi e, a differenza degli ultimi film fatti dall’attore irlandese, è anche un buon film.

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