Metropolis, oltre ad essere il titolo dello storico film di Fritz Lang del 1924, è anche il titolo di un manga di Osamu Tezuka.
Distribuito in Italia nel 2019 da Hikari Edizioni, sezione specializzata nella distribuzione delle opere giapponesi e facente parte della 001 Edizioni, Metropolis è un grandissimo classico della storia del manga. Osamu Tezuka va infatti a cimentarsi con il genere fantascientifico, in un’opera che andrà a influenzare tutte quelle a venire. Insieme a Lost World e a Next World, Metropolis fa parte della cosiddetta “trilogia della fantascienza” che venne pubblicata tra il 1946 e il 1952.
Il primo della serie è Lost World, un manga fortemente ispirato al “Il Mondo Perduto” di Arthur Conan Doyle, ma in generale a tutti quei romanzi fantascientifici di fine ‘800 e inizi del ‘900. La storia è molto semplice: degli scienziati avvistano un pezzo staccatosi dalla Terra milioni di anni prima e ancora completamente popolato da dinosauri. A questo punto, scienziati e malfattori partono alla conquista del nuovo pianeta.
Il secondo (ma ultimo della trilogia) è Next World, che forse tra le tre è la meno conosciuta. Questa vuole essere una parodia della guerra fredda (l’opera fu scritta proprio durante quegli anni). La vicenda vede l’inasprirsi dei rapporti tra Federazione Uran e Nazione delle stelle, che si fronteggiano con test atomici con i quali generano una razza di mutanti, i Fumoon, esseri psichici e più intelligenti dell’Uomo. Nel mentre, una nube tossica si avvicina sempre più alla Terra e molti scienziati pensano di evacuare la Terra verso un nuovo pianeta.
La recensione di Metropolis e il futuro visto da Osamu Tezuka
Se non siete mai entrati in contatto con Metropolis è arrivato il momento di farlo e, per aiutarvi a comprendere meglio l’opera di Tezuka, abbiamo deciso di realizzare una breve recensione di questo (ve lo diciamo già) piccolo capolavoro.
Metropolis di Osamu Tezuka e la sua nascita
Nel mezzo tra le due opere prima descritte si piazza Metropolis, scritto nel 1950 con grande fretta dallo stesso autore.
Osamu Tezuka a quel tempo venne pressato dall’editore, che necessitava una maggiore produzione per coprire le esigenze del settore editoriale in crescita.
Il maestro quindi cominciò a saccheggiare vecchi progetti e avanzi di storie (bozze di opere mai realizzate, che Tezuka rielaborò per il progetto finale) e, come su può intuire anche dal titolo, per l’ambientazione si ispirò al celebre film di Fritz Lang. Il film uscì nel 1927 e il maestro dichiarò poi che, al tempo della stesura del manga, conosceva la pellicola solo indirettamente e in maniera approssimativa. La vera e propria ispirazione venne dal “manifesto con la donna robot“, che aveva visto sulla rivista Kinema Junpo.
Dopo la pubblicazione di Metropolis, Tezuka si disse compiaciuto e orgoglioso del successo del manga, perché tramite la sua opera era riuscito a diffondere le idee e la cultura fantascientifica tra i bambini giapponesi.
La trama
La vicenda si apre con lo scienziato Yorkshire Bell che espone la sua teoria sull’estinzione dei dinosauri. Secondo il professore infatti l’estinzione venne causata dall’incapacità dei dinosauri di adattarsi al cambiamento. Dopo aver sottolineato che gli esseri umani, essendo dotati di intelletto, riuscirono a sopravvivere più a lungo, si chiede se l’umanità raggiungerà mai il punto di non ritorno che lo porterà alla fine.
Dopo questa introduzione la vicenda entra nel vivo. Un giorno, durante un convegno scientifico, il perfido duca Red (personaggio, a mio parere, rappresentato in maniera troppo caricaturale), capo dell’organizzazione criminale “Red Party”, decide di mettere in moto un piano diabolico per conquistare il mondo.
Attraverso un aumento imponente delle macchie solari, che lui stesso avrebbe provocato, Red intende gettare il mondo nel caos e prendere il potere.
Nel frattempo, il professor Lawton si accorge che le cellule artificiali su cui stava facendo esperimenti, sollecitate dagli sconvolgimenti creati dalle macchie solari si stanno risvegliando. Minacciato dal duca Red, usa le sue cellule per creare Michi, un essere artificiale che l’organizzazione vuole usare per i suoi scopi.
Qui di seguito riporto la sinossi ufficiale dell’autore ai tempi della pubblicazione:
“Mentre misteriose macchie appaiono sulla superficie del sole, nella città di Metropolis si svolge una conferenza di scienziati da tutto il mondo. Tra di loro sono infiltrati gli uomini del duca Red, capo di un’organizzazione segreta che vuole conquistare il pianeta. Su incarico di Red, lo scienziato Lawton crea un essere umano artificiale, ma quale sarà il suo destino se lo lascerà nelle mani di chi cerca solo il potere? E qual è il vero significato delle macchie sul sole? Secondo libro della trilogia futuribile di Tezuka – realizzata tra il 1948 e il 1951 – Metropolis» racconta il conflitto tra natura umana e società tecnologica, gettando le fondamenta dell’immaginario fantascientifico del manga.”
L’autore
Per comprendere appieno Metropolis, e prima di lasciarvi con le mie impressioni personali sull’opera, è d’obbligo spendere anche qualche parola sulla figura dell’autore.
Osamu Tezuka è nato a Toyonaka il 3 novembre del 1928 ed è morto a Tokyo il 9 febbraio del 1989. Viena anche ricordato come “il Dio dei manga“, proprio per l’enorme contributo che diede per rendere quest’arte quella che oggi vediamo.
Per la realizzazione delle sue prime opere si ispirò moltissimo alle animazioni occidentali di quei tempi, da Betty Boop a Topolino di Walt Disney. Partendo da qui Tezuka pubblicò quella che può essere considerata la sua prima opera veramente importante, “La Nuova Isola del Tesoro” nel 1947. In seguito, si susseguirono una serie di manga, uno più complesso e iconico dell’altro, andando così a plasmare un genere tutto nuovo di fare fumetti.
Il personaggio che forse è il più conosciuto dell’autore è Astro Boy, o Atom in lingua originale, pubblicato tra il 1952 e il 1968 e ormai rimasto impresso nell’immaginario collettivo (inoltre è stata da poco annunciata la serie animata reboot di Astro Boy).
Per celebrarlo, venne istituito anche il Premio Culturale Osamu Tezuka nel 1971, oggi considerato il premio più prestigioso del settore.
Accoglienza e impressioni personali
Metropolis ottenne un discreto successo, sicuramente maggiore rispetto agli altri due che componevano questa trilogia. La fama poi aumentò grazie anche al film anime Metropolis del 2001.
Il lungometraggio venne diretto Rintarō e si ispirò per l’appunto al Metropolis del maestro Tezuka, seppur presentando diverse differenze rispetto al manga. Molti dei personaggi non sono infatti presenti nell’opera originale e la stessa vicenda prende una direzione del tutto differente. Secondo il mio parere, il film d’animazione è andato a perfezionare l’opera del maestro, rendendola attuale e più godibile per il pubblico odierno.
In conclusione posso dire che Metropolis è sicuramente una lettura obbligata per tutti gli appassionati di manga fantascientifici. Se sono tornato a parlarvene oggi, è perché ho trovato l’opera in sé molto avvincente, con una storia divertente e avventurosa (a volte mortale).
Se proprio c’è una cosa che non sono riuscito ad apprezzare è il carattere infantile che a tratti va a caratterizzare la vicenda, comunque tratto distintivo di molte delle opere del “Dio dei manga“. In diversi punti, la vicenda sfocia nella comicità, quasi per stemperare la tensione creatasi, andando però, a io parere, quasi a rovinare l’atmosfera creata. Questo tratto viene però un po’ attenuato dallo stile d’illustrazione del maestro.
Lo stile di Tezuka, come detto, richiama molto le animazioni degli anni ’30, e crea così un’armonia tra le illustrazioni, di per sé molto semplici, e dei testi complessi. Si può notare anche una grande cura nei dettagli delle singole tavole. Questo rende l’albo ancora più accurato nella rappresentazione di questo mondo futuristico.
La vicenda rappresentata può sembrare banale a una prima lettura, ma tratta temi ancora attuali al giorno d’oggi. L’ambientazione fantascientifica qui descritta ha rappresentato un punto di partenza per tutti i lavori del genere che seguirono, quindi un’opera davvero innovativa per quei tempi.