Lo scorso mese di febbraio Suzanne Dodd, responsabile del progetto Voyager, aveva mestamente ammesso che solo un miracolo avrebbe potuto permettere al controllo missione di rimettersi in contatto con la Voyager 1, la sonda spaziale che non riusciva più a inviare dati sulla Terra a causa di un malfunzionamento che i tecnici non riuscivano a risolvere.
Ebbene, il miracolo è davvero avvenuto e la sonda che ormai viaggia nello spazio interstellare a più di 24 miliardi di km da noi, è tornata a comunicare con la Terra.
Die Hard Voyager 1
Per la prima volta da novembre la Voyager 1 è riuscita a restituire dati utilizzabili sulla funzionalità e sullo stato dei suoi sistemi ingegneristici di bordo, con il controllo missione che adesso si aspetta che la sonda possa nuovamente iniziare a inviare anche i dati scientifici.
A marzo, il team del Jet Propulsion Laboratory della NASA aveva confermato che il problema era legato al Flight Data Subsystem (FDS), uno dei tre computer di bordo del veicolo spaziale che raccoglie e compatta i dati della strumentazione scientifica della sonda prima di inviarli sulla terra.
Gli ingegneri hanno scoperto che l’intoppo risiede in un chip di memoria dell’FDS che ha smesso di funzionare. La perdita di parte del codice software incluso nel chip, ha di fatto reso inutilizzabili i dati scientifici e ingegneristici della Voyager 1.
Impossibilitati a riparare il guasto hardware riparare il chip, i tecnici hanno deciso di inserire le linee di codice mancanti in un altra parte della memoria del Flight Data Subsystem, scontrandosi però fin da subito con un problema: nessun singolo slot di memoria è abbastanza grande da contenere i dati mancanti.
La soluzione che ha permesso alla Voyager 1 di riprendere a funzionare correttamente
Ma ecco il colpo di genio: gli ingegneri hanno ideato un piano per dividere il codice mancante in blocchi più piccoli da archiviare in più chip dell’FDS, modificando i riferimenti anche gli indirizzi di memoria del resto del software per garantire, ovviamente, il corretto funzionamento delle routine che si occupano della memorizzazione delle informazioni.
Il controllo missione, in primis, il 18 aprile scorso hanno inviato una copia “spezzettata” del codice andato perduto (con le opportune modifiche) alla Voyager 1 memorizzandolo all’interno dell’FDS. Siccome un segnale radio impiega circa 22 ore per percorrere l’attuale distanza tra la Terra e la sonda, solo nella giornata del 20 aprile, dopo quasi due giorni, il team ha avuto conferma che la modifica software ha funzionato come previsto.
Così, dopo 5 lunghi mesi di silenzio, sono stati ristabiliti i contatti con la sonda, permettendo alla NASA di tirare un grande respiro di sollievo e a tutti noi di continuare a sognare per la missione quasi cinquantennale della Voyager 1 che ha davvero catapultato l’umanità alla scoperta dello spazio profondo.