Sembra che OASIS sia un passo più vicino al suo ritorno sul grande schermo. Quattro anni dopo l’annuncio di un sequel di Ready Player One, tratto dall’omonimo romanzo di Ernest Cline, Steven Spielberg ha confermato il suo coinvolgimento nel progetto come produttore.
Parlando con Showbiz 411, l’acclamato regista ha fornito un aggiornamento sui suoi prossimi lavori, tra cui Ready Player Two. “Siamo nella fase di scoperta, stiamo cercando di capire cosa ci aspetta”, ha detto Spielberg, aggiungendo che sarà solo produttore del film.
Steven Spielberg conferma che produrrà il sequel di Ready Player One, nonostante Warner Bros non abbia ancora approvato il progetto
Questo segna un cambiamento rispetto ai suoi compiti da regista per il primo film, che aveva come protagonisti Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, Lena Waithe, T.J. Miller, Simon Pegg e Mark Rylance.
Va notato che, nonostante l’annuncio di Cline e la conferma di Spielberg, Warner Bros. non ha ancora dato il via libera a Ready Player Two. Detto questo, come sappiamo ormai da tempo il nuo CEO di Warner Bros Discovery ha intenzione di sfruttare le IP in suo possesso per rilanciare film e saghe di successo come Harry Potter (una serie è già in arrivo), Il Signore degli Anelli (ci sono già numerosi progetti all’orizzonte) e, perché no, anche un sequel di Ready Player One potrebbe rientrare nei piani dell’azienda.
Data la generale avversione del regista per i sequel (tralasciando i franchise di Indiana Jones e Jurassic Park), il suo ritorno è un po’ sorprendente, anche se in questo caso avrà un ruolo più defilato.
Uscito nel 2018, Ready Player One è ambientato in un futuro distopico in cui le persone utilizzano una simulazione di realtà virtuale nota come OASIS per sfuggire alla realtà. Il film è stato caratterizzato da una serie di easter egg della cultura pop, diventando un successo commerciale con un incasso mondiale di oltre 607 milioni di dollari. Se il sequel dovesse vedere la luce avrà parecchia strada da fare, e non sarà un’impresa facile, visto che il romanzo ha avuto un’accoglienza critica ampiamente negativa rispetto al suo predecessore.