Tutti noi giocatori abbiamo quel ricordo legato a un evento o un particolare episodio che ci ha fatto appassionare a questo incredibile mondo.
Quel momento in cui scocca la scintilla e la fiamma comincia a bruciare facendoci sentire persi di fronte a quello che stiamo vivendo.
Per parlare di Resident Evil 2 Remake, la nuova “moderna” incarnazione de survival horror firmato Capcom dobbiamo necessariamente tornare indietro e cercare di ricordare questo tipo di sensazioni.
Nel 1998, un allora giovanissimo me si impossessava della sua prima Playstation e, non senza moltissima fatica, convinceva i propri genitori che il gioco perfetto per iniziare sarebbe stato un certo Resident Evil 2.
Una volta scartato, mi resi conto che il gioco mi si presentava già con il suo primo “enigma”, chiedendomi di fare una scelta: Leon o Claire.
Tutto quello che ne uscì fuori, dopo quella scelta, mi spaventò a morte.
Mi ritrovai di fronte a qualcosa di coinvolgente, emotivo e tremendamente competitivo.
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La cosa che più mi ha piacevolmente sconvolto, nel 2019, dopo aver installato il singolo Blu-ray di Resident Evil 2 Remake, è stata il dover rivivere quelle sensazioni.
C’era però una piccola differenza che, esattamente come il virus G, protagonista indiscusso del videogame di casa Capcom, muta nel corso del tempo, dato che anche le mie emozioni sono mutate.
Quella che era pura paura, è diventata ansia, forse ancora più spaventosa di quella vissuta anni addietro.
Quella che era empatia verso i personaggi, allora tremendamente poligonali, è diventato un vero e proprio coinvolgimento personale.
Quelli che erano ricordi legati agli ambienti, sono diventati una tremenda nostalgia per tutto ciò che questo gioco ci ha lasciato in eredità e nessun altro titolo è mai riuscito a fare.
Capcom, dopo mille peripezie e dopo anni di attesa decide di rilasciare un prodotto che rasenta la perfezione, e che va a migliorare quegli aspetti che nel 1998 erano stati trascurati.
Il gioco è meravigliosamente fluido.
La scelta di abbandonare i controlli a telecamera fissa da la possibilità al RE Engine di spingersi al limite e, amalgamandosi alla perfezione con la telecamera over-the-shoulder in terza persona, regala degli ambienti talmente “vivi” da sembrare quasi un reale ricordo. Ogni oggetto è posizionato in maniera sapiente e nulla è lasciato al caso.
Gli zombie, e le creature che ci daranno la caccia, finalmente possono anche aprire le porte e salire, scendere, le scale.
Resident Evil 2 Remake è l’evoluzione del terrore
Qui veniamo al vero fattore wow del nuovo lavoro della casa giapponese, il terrore.
Come ho scritto in precedenza il terrore si è evoluto.
Mentre nel 1998 bastava un cambio telecamera per fare venire un infarto al giocatore, nella nuova versione, complice anche la telecamera dinamica, il team di sviluppo (che conta oltre 800 sviluppatore, 200 in più rispetto a quelli utilizzati per Resident Evil 6) si è dovuto sforzare e non poco per poter prendere di sorpresa il giocatore.
Questo fa si che in tutto Resident Evil 2 Remake, si respiri più un’aria di terrore puro. Quella sensazione di non essere mai al sicuro e di sentirsi, in alcuni casi realmente, seguiti ovunque si vada.
Geniale è anche l’implementazione del grado di difficoltà a inizio del gioco. Assistita, Standard e Hardcore.
Nella modalità Assistita sarà molto difficile morire.
Sono presenti infatti un regen costante che ricarica in automatico la vita del proprio personaggio fino a un certo punto, una mira assistita e il salvataggio automatico.
La modalità Standard è un ibrido moderno di quella che era il feeling con Resdient Evil 2 originale.
Non vi è presente il regen, saremo infatti costretti a curarci con gli oggetti curativi ingame. Non è presente la mira assistita e gli zombie saranno più resistenti (dimentichiamoci il falso mito headshot = morte istantanea) e bisognerà salvare tramite l’utilizzo della macchina da scrivere, ma senza l’utilizzo dei Nastri d’Inchiostro, meccanica amata e odiata degli originali capitoli della serie.
La modalità Hardcore risulta invece quella più sfidante e appagante. Oltre a dover necessariamente utilizzare i Nastri per poter salvare, saranno presenti nemici molto più ostici da abbattere.
Il gioco risulta ripetitivo? No.
Già Resident Evil 2, nella sua versione originale, offriva una grandissima varietà di ambientazioni, di nemici, di armi e di colpi di scena.
Ritroviamo tutto quanto anche nel Remake, con addirittura qualche miglioria. Le armi sono diventate più “specifiche”, grazie al sistema di puntamento e i nemici si mostrano in tutto il loro splendore poligonale, anche grazie al enorme numero di zombie uno diverso dall’altro presenti all’interno del titolo.
Dobbiamo anche ringraziare Capcom per aver reso uno dei pezzi di gameplay più frustranti di sempre (Sherry Birkin, ti abbiamo odiato tantissimo nel 1998) in qualcosa di sensato, integrato alla perfezione nella storia e soprattutto divertente da giocare.
Parliamo ora di comparto tecnico. Graficamente il gioco non ha nulla da invidiare a nessuno gioco uscito negli ultimi anni sulle console NextGen, tutt’altro.
È l’esempio di come si possa avere una grafica eccellente e un gameplay dinamico e soprattutto senza cali di framerate nonostante i numerosi elementi a schermo.
Il fuoco è stato reso alla perfezione, facendoci spalancare la mandibola la prima volta in cui si scopre come reagisce a contatto con gli elementi di gioco.
Inoltre, i volti di alcuni dei protagonisti sono stati realizzati tramite la scansione 3D di attori e modelle reali.
Il modello del viso di Leon, Claire e Marvin sono in realtà i volti di Eduard Badaluta, Jordan McEwen e Patrick Lewar con il tutto che rende le espressioni facciali tra le più realistiche mai state utilizzate in un videogame.
Il comparto audio del gioco è incredibile.
L’aver abbandonato la telecamera a fondali fissi ha dovuto far si che il gioco venisse completamente rivisto dal punto di vista degli effetti sonori, lavoro che è stato reso egregiamente.
L’audio è fatto talmente bene che, nei momenti in cui si verrà braccati nella stazione di polizia, sarà sufficiente ascoltare i passi intorno a noi per capire quanto lontano dovremo scappare per evitare di essere fatti a pezzi.
Resident Evil 2 Remake è quindi il gioco perfetto? Un vero 10/10?
Si fatica molto a cercare dei difetti in questo titolo, vuoi anche a causa del coinvolgimento emotivo.
Quello che mi sento di segnalare è la mancanza di alcuni “elementi” che mi sono stupito di non rivedere.
Alcuni luoghi, nemici ed eventi, sono di fatto stati eliminati, probabilmente per rendere il tutto più fluido a livello di gameplay.
È stata anche eliminata qualche arma, sostituita tuttavia, con altre e, soprattutto, sono presenti molte più modifiche per le armi del gioco.
Sono stati eliminati anche alcuni celebri enigmi del Resident Evil 2 originale, sostituiti con delle versioni più semplici degli stessi, mentre alcuni boss sono stati semplicemente ricollocati in altri punti della mappa.
Un altro fattore che mi ha fatto storcere un po’ il naso è la poca differenza, sempre in confronto all’originale del 1998, tra CD1 e CD2, ossia Nuova Partita e Nuova Partita (2).
Per concludere, Resident Evil 2 Remake è un “masterpiece” del videogame, il risultato di un lavoro fatto con amore per chi ha amato il gioco 20 anni fa.
Un lavoro che dovrebbe essere preso d’esempio da tutte coloro che pensano che la parola “remake” o “remastered” sia la scorciatoia per semplificarsi la vita in mancanza di idee nuove.
Resident Evil 2 Remake è un gioco che fa innamorare nuovamente i nostalgici e conquista i giocatori moderni, un’avventura di cui avevamo bisogno e che ci spinge a volerne ancora.