Scott Tilley, astrofilo e astronomo dilettante canadese della Columbia Britannica, lo scorso 26 gennaio ha intercettato il segnale radio di IMAGE (Imager for Magnetopause-to-Aurora Global Exploration), un satellite della NASA disperso nello spazio da circa 13 anni, precisamente dal 18 dicembre 2005 quando aveva smesso improvvisamente di comunicare con il centro di controllo.
Durante una delle sue solite nottate passate a “scrutare” lo spazio ed ascoltarne i segnali con le sue apparecchiature alla ricerca di satelliti spia, hobby che il 47enne Tilley coltiva da quando aveva 8 anni, Scott ha intercettato il segnale proveniente da una fonte classificata come “2000-017A”, che il provetto astronomo sapeva benissimo appartenere ad IMAGE, satellite di cui si erano perse appunto le tracce.
NASA lost contact with a satellite 12 years ago. An amateur just found its signal. Actual interview not spambot or copy paste. https://t.co/gnRbdMEWW6
— Scott Tilley (@coastal8049) 1 febbraio 2018
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Lanciato dalla NASA in orbita nel marzo del 2000, dal valore di circa 150 milioni di dollari, IMAGE aveva il compito di studiare i comportamenti del campo magnetico terrestre quando viene investito dal vento solare, fenomeno responsabile, tra gli altri, delle aurore boreali e delle tempeste geomagnetiche, incarico che il satellite aveva svolto per oltre 5 anni prima di rendersi irreperibile.
Subito dopo l’annuncio del ritrovamento da parte di Tilley, gli ex membri del team scientifico che si occupava della missione hanno cominciato a rimettere in funzione le apparecchiature e i vecchi software di controllo (oramai vetusti rispetto agli standard e alle tecnologie attuali), per cercare di riprendere il controllo del satellite, nella speranza di poter riattivare tutti i suoi sistemi.
Se il tentativo di rendere nuovamente operativo IMAGE (che al momento emette solo il segnale telemetrico) dovesse avere successo, la missione interrotta nel 2005 potrebbe proseguire, in primis ottenendo tutti i dati che il satellite ha captato durante i 13 anni di volo solitario e, in secondo luogo, aprendo alla possibilità di continuare a studiare approfonditamente le aurore boreali, come indicato da Patricia Reiff dell’Università di Berkeley, uno dei responsabili della missione originale:
IMAGE ha un punto di vista davvero privilegiato per studiare le aurore boreali!
Fonte: Sciencemag