“I fiori sono tali solo in virtù del fatto che cadono dallo stelo” è la superba espressione con la quale Mariko pone il definitivo accento sul significato duale tutto nipponico di vita e morte, sintesi del concetto di yin e yang che tanto permea la filosofia e il modo di vivere giapponese più volte sottolineato dalla serie TV Shogun.
La vita è tale e acquista significato con la morte, la bellezza di un fiore rifulge nel suo massimo splendore un istante prima che questo appassisca, qualcosa che gli appassionati di anime hanno ben chiaro ricordando, per esempio, “Bara Wa Utsukushiku Chiru (Le rose appassiscono in bellezza)” titolo della sigla originale giapponese di Lady Oscar.
La doverosa premessa è l’incipit per affrontare quanto avvenuto nel tragico finale del nono episodio di Shogun che ha lasciato il pubblico arrovellarsi sul destino di Toda Mariko, probabilmente il personaggio più profondo, meglio caratterizzato e amato dell’acclamata serie TV di Disney Plus.
Prima di poter parlare oltre, fare ipotesi e cercare analogie con il romanzo di James Clavell da cui è tratto lo show, è opportuno piazzare un bello “SPOILER ALERT” proprio qui, per evitare che coloro che non sono al passo con la serie TV o che non hanno mai letto la saga letteraria di Clavell, possano rovinarsi la visione dell’episodio in questione.
Mariko ha infine abbracciato il suo triste destino?
Se siete ancora qui, allora anche a voi preme capire quale sarà il destino di Mariko, se davvero dovremo dire addio definitivamente al personaggio portato in scena dalla bravissima e bellissima Anna Sawai, la cui interpretazione già profuma di Emmy.
La penultima puntata di Shogun, dunque, si è chiusa con un cliffhanger quasi inaspettato, visto come si erano messe le cose dopo che il suicidio di Mariko era sfumato “grazie” al tempestivo intervento di Ishido che aveva acconsentito alla richiesta della donna di lasciare Osaka per fare ritorno a Edo presso Toranaga.
Tuttavia, il tradimento di Yabushige ha permesso a Ishido di ordire un vigliacco attentato alla vita di Mariko e dei familiari di Toranaga presenti nel castello di Osaka come ostaggi. Nonostante il provvidenziale intervento dell’ormai ex anjin John Blackthorne, i bersagli degli spietati shinobi si ritrovano intrappolati in un magazzino. Impossibilitati a entrare, i sicari assoldati da Ishido minano la porta del locale con della polvere da sparo.
Mariko, ormai libera da ogni vincolo di fedeltà visto che ha finalmente costretto Ishido a scoprirsi, si posiziona davanti alla porta pochi istanti prima che l’esplosione la faccia saltare in aria.
Quest’ultimo gesto, tanto pregno di onore e coraggio, quanto inconcepibile agli occhi di un attonito Blackthorne che sembra solo ora iniziare a capire lo stile di vita giapponese, sembra rappresentare l’apogeo dell’intricata strategia di Toranaga affinché possa dichiarare guerra a Ishido e al resto dei reggenti ormai nelle mani della subdola e scaltra Ochiba.
Una donna libera di vivere e morire
Tutti noi ci siamo affezionati a Mariko, personaggio la cui “potenza” è andata via via crescendo puntata dopo puntata, tanto che ci aggrappiamo a un ultimo, seppur fievole, barlume di speranza, confidando che la seppur terribile deflagrazione non l’abbia effettivamente uccisa.
La speranza, infatti, è che gli sceneggiatori di Shogun abbiano riservato a Toda Mariko un destino meno cruento rispetto a quanto narrato nel romanzo di Clavel dove la violenta morte della donna viene sfruttata da Toranaga per spezzare l’alleanza dei suoi avversari e diventare Shogun.
A quale personaggio storico realmente esistito è ispirata Toda Mariko?
Il personaggio di Mariko è basato su Hosokawa Tamako, conosciuta anche come Hosokawa Grazia, una nobildonna giapponese convertita al cristianesimo vissuta nel XVI secolo. Figlia di Akechi Mitsuhide, samurai un samurai al servizio di Oda Nobunaga, la donna cadde in disgrazia dopo che il padre assassinò proprio Nobunaga.
A seguito di questo tradimento, tutta la stirpe di Mitsuhide fu eliminata a eccezione proprio di Tamako che, grazie alla sua incredibile bellezza, fu risparmiata dal marito Hosokawa Tadaoki. Quest’ultimo, ormai irrimediabilmente ammaliato dalla bellezza della moglie, dovette anche accettare suo malgrado la conversione di Tamako al cristianesimo quando si fece battezzare con il nome di Grazia.
Probabilmente la storia del Giappone passa anche attraverso le mani di Grazia (giapponesizzato in Garasha), visto che il sacrificio della donna, che si fece uccidere da un servo nel castello di Osaka dove era in “ostaggio”, permise a Tokugawa Ieyasu, personaggio a cui è ispirato Yoshii Toranaga e le cui gesta sono narrate nella docuserie Netflix L’Era dei Samurai – La nascita del Gaippone, di avere via libera per diventare shogun.