Ad appena un’ora di distanza dalla visione di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker รจ assolutamente solo di cuore che si puรฒ scrivere una recensione del film di J.J. Abrams, una pellicola che scrive la parola fine (o forse no) a un’epopea iniziata oltre quattro decenni or sono, un’epoca quasi giurassica se rapportata a come รจ cambiato il mondo negli ultimi quarant’anni.
La recensione senza spoiler di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo finale della saga di Guerre Stellari che rappresenta la degna conclusione di una fiaba nata oltre 40 anni fa
Episodio IX rappresenta perรฒ la degna conclusione a quella fiaba (perchรฉ รจ cosรฌ che mi piace considerare Star Wars) creata da George Lucas e che ha accompagnato molti di noi durante la crescita, costituendo gran parte dei quell’immaginario collettivo che, in fondo, ha contribuito a farci essere ciรฒ che siamo, sedimentando passioni e sviluppando un amore verso un universo narrativo che ha unito (in alcuni casi) tre generazioni diverse: dai nonni, fino ai nipoti, coincidendo come in una sorta di disegno cosmico con le stesse generazioni che sono state protagoniste di questa meravigliosa Space Opera che ha raccontato, con ben nove film, la storia della discendenza Skywalker.
J.J. Abrams consacra, sull’altare di Guerre Stellari, un ultimo capitolo che si rivela essere il migliore della trilogia sequel (di pochissimo superiore a Episodio VII)ย e che tende la mano con amore familiare a Episodio VIII, film coraggioso ma con spiccate caratteristiche di episodicitร che aveva (in alcuni casi) misconosciuto quanto introdotto ne Il Risveglio della Forza proprio con Abrams e, con un po’ di presunzione, relegato quasi a mistica leggenda il concetto di Forza.
Sia chiaro, Star Wars: Gli Ultimi Jedi, pur tentando di ridefinire con coraggio la Forza, aveva ribadito che lโequilibrio tra Luce e Oscurita, tra Bene e Male รจ necessario e sempre lo sarร , ma L’Ascesa di Skywalker ridร energia e “consistenza” all’idea stessa di Forza sia come origine del vigore di uno Jedi sia come energia vitale positiva che circonda e penetra gli esseri viventi.
Ed รจ proprio da questa base che Abrams “rimette a posto” alcuni passi falsi fatti i Episodio VIII, utilizzando l’inizio del film come una sorta di prosecuzione del capitolo precedente, tanto che Episodio IX sembra formato quasi da due film: un 8 e 1/2 a rattoppare qua e lร , e un 9 che ha l’obiettivo di portarci verso il finale dell’intera saga, distribuendo momenti di fan service che, forse, in alcuni casi, potevano essere tralasciati.
J.J. Abrams dร fondo alle sue capacitร e confeziona un vero miracolo che riporta equilibrio nella galassia lontana lontana
In questa prima parte non sempre il regista riesce a essere soddisfacente e appagante, con un montaggio che a volte risulta troppo frettoloso e che deve fare i conti anche con la prematura scomparsa di Carrie Fisher, cosa che ha complicato piรน di quel che si pensa il lavoro di scrittura e di pianificazione di L’Ascesa di Skywalker. Abrams ha dunque fatto un vero miracolo, considerando tutti i problemi con cui si รจ dovuto confrontare, compreso il cambio di regista voluto da Lucasfilm che lo ha portato a sostituire Colin Trevorrow.
Episodio IX รจ tante cose ma รจ soprattutto un film che riporta al centro della narrazione la ricerca dell’equilibrio, credendo nel momento e concentrandosi sul presente, quasi a raccogliere l’insegnamento del maestroย Qui-Gon Jinn.
La spettacolaritร di alcune scene, la dinamicitร dei combattimenti, le inquadrature strette sui volti dei protagonisti (a lร Sergio Leone) quasi a spremerne sentimenti, pensieri e turbamenti, ci riportano un po’ alle origini della saga, quando Star Wars lo chiamavamo ancora Guerre Stellari e faceva trasparire quella geniale ispirazione di George Lucas che era riuscito a unire le visioni di Akira Kurosawa con un’idea fantasy arricchita da duelli combattuti con le spade laser e momenti e ambientazioni da film western.
Dopo un inizio forzatamente calmo per “fare il punto della situazione”, fare rivelazioni tanto attese e preparare il terreno per lo scontro finale, L’Ascesa di Skywalker si trasforma in un fiume in piena che sfocia in un mare in burrasca che agita lo spettatore e lo trascina con forza in un turbinio di emozioni (tranne il momento di Rey in stile Giovanni Soldini che porta a pensare con orrore al Super Leia de Gli Ultimi Jedi), accompagnate da voci che si accavallano ma restano nitide e riconoscibili, ricordi del passato e tuffi al cuore inaspettati, con personaggi che non credevi potessi rivedere, fino a un inaspettato (ma forse anche no) plot twist che destabilizza ma eccita e commuove allo stesso tempo.
Il richiamo della trilogia originale
Certo, i rimandi e gli ammiccamenti ai film della trilogia originale ci sono (vedi il duello tra Luke e Darth Vader nella grotta di Dagobah), nel classico stile di Abrams che tanto fece storcere il naso ne Il Risveglio della Forza ma che, personalmente, non ho mai condannato, vista l’innegabile capacitร di J.J. di introdurre elementi nuovi complementari a quelli vecchi, di svilupparli con sapienza e di renderli familiari al pubblico.
Ad Abrams va dato il merito di aver risollevato dall’incertezza un personaggio come Kylo Ren / Ben Solo, rendendolo forse il migliore in termini assoluti della trilogia sequel grazie anche a un Adam Driver in grande spolvero; quello di essere tornato a utilizzare Rey nella maniera che ce l’aveva fatta amare fin da subito ne Il Risveglio della Forza; nonchรฉ di introdurre nuovi protagonisti che forse rivedremo in futuro, anche se va ammesso la non sempre impeccabile gestione del duo Poe / Finn.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker รจ un film che ha un animo dark ma costantemente illuminato da cuore, emozioni, azione e scene maestose derivanti da una sapiente regia esaltata da un’ottima fotografia e da una colonna sonora magistralmente orchestrata da John Williams le cui musiche, anche se non hanno lo stesso impatto di quando vengono ascoltate la prima volta, sono una garanzia.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker รจ il finale che tutti aspettavamo
Come detto in apertura il film regala un finale davvero accettabile, coerente e necessario alla chiusura dei giochi, probabilmente quello che tutti gli appassionati di Star Wars si aspettavano ma non nel mondo in cui si รจ concretizzato, soprattutto per un’assenza che fa un po’ male.
Dopo 42 anni di Star Wars, noi appassionati (non mi va di usare la parola fan perchรฉ voglio allontanarmi dalla cocciuta ortodossia legata al termine) di Guerre Stellari abbiamo sviluppato e stratificato un attaccamento alla saga frutto di film e storie (narrate con fumetti, libri e videogame che hanno espanso la magia creata da Lucas) susseguitesi in epoche diverse e con le quali ci siamo confrontati con metri di giudizio che hanno risentito della nostra crescita.
Abbiamo cominciato un emozionante viaggio con personaggi che ci hanno raccontato la storia di una famiglia, storia che inizia con un padre che diventa l’opposto di chi era destinato a essere, un figlio cresciuto con la voglia di conoscere le proprie origini che lo combatte a sua insaputa e che lo aiuta a redimersi e due fratelli che hanno rappresentato una speranza di salvezza per una galassia che voleva liberarsi da un gioco di un oscuro e malvagio burattinaio.
Adesso che il viaggio รจ finito, adesso che i titoli di coda e lo sfondo stellato dell’universo ci hanno definitivamente salutato, sentiamo nascere in noi una semplice consapevolezza, un istinto, una sensazione che, probabilmente, ci ha accompagnato in tutti questi anni: in fondo, facciamo parte tutti della stessa famiglia, quella formata dalle persone fortunate ad aver vissuto in “dal vivo” questa epica avventura.
Siamo tutti degli Skywalker, e lo saremo per sempre, perchรฉ รจ la famiglia che abbiamo scelto.
Che la forza sia con noi!