Debutterà nelle prossime ore al Play di Modena 2021 The King is Dead, il gioco tattico strategico ideato da Peer Sylvester e portato in Italia, nella sua nuovissima seconda edizione, da Studio Supernova.
Un gioco da tavolo rapido e incredibilmente tattico, in cui dovremo tentare di conquistare i favori del regno per diventare il nuovo Re della Britannia. Un’impresa più facile a dirsi che a farsi, che tenteremo comunque di portare a termine anche nella nostra recensione di The King is Dead.
Le recensione di The King is Dead
Di Peer Sylvester non credo servano presentazioni. Si tratta infatti dell’autore dell’ottimo Wir sind das Volk! e di The Lost Expedition che, nel 2015, ha realizzato anche la prima edizione del gioco oggetto della nostra recensione.
Ora, con qualche miglioria al regolamento e una grafica completamente rivisitata (e che capolavoro!) curata dal bravissimo Benoit Billion, che già si era occupato della precedente edizione, Sylvester ha portato sui nostri tavolo la seconda edizione di The King is Dead; in lingua originale edito da Osprey Games.
Come avrete sicuramente intuito dal titolo, il Re è morto e il nostro compito sarà quello di assicurarci la fedeltà dei seguaci delle tre principali fazioni della Britannia: gallesi, scozzesi e inglesi. Solo loro potranno infatti incoronarci alla termine delle lotte intestine del regno ma, se le cose non dovessero andare come previsto, potremmo aver bisogno di un aiuto… oltremanica.
Un gioco di maggioranze e gestione della mano astratto, che potremo intavolare in sessioni di circa mezz’ora da 2 a 4 persone.
Dentro alla scatola del nostro regno
Prima di spiegarvi il funzionamento di The King is Dead, diamo come sempre uno sguardo all’interno della scatola.
Questa è decisamente sovradimensionata rispetto ai suoi contenuti ma, una volta imbustate le 54 carte (il cui formato è il 63,5 x 88 che potete trovare A QUESTO INDIRIZZO), scopriremo che tutto si colloca negli appositi spazi alla perfezione in modo pratico e ordinato.
E a proposito delle carte, queste, oltre alle azioni di gioco che potremo svolgere, riportano delle splendide grafiche che ci faranno entrare nell’atmosfera medievaleggiante del gioco.
Completano i componenti di gioco 1 tabellone (in cartone rigido e, anch’esso, con scelte grafiche pertinenti e decisamente ottime), 54 cubetti in legno di vario colore, 31 dischetti in legno, 1 sacchetto (che fosse stato più in stile medievale e non bianco sintetico sarebbe stata la ciliegina sulla torta) e un regolamento di gioco.
Il regolamento è ben organizzato e chiaro nel suo complesso anche se, lo ammettiamo, qualche situazione più particolare durante le nostre sessioni ha necessitato di una piccola visita sui forum di BGG, per aiutarci a capire come si risolveva il nostro caso specifico.
Come si gioca (e si diventa Re)
Il regolamento di The King is Dead è molto semplice e lo potete trovare riassunto direttamente qui sotto.
Sul nostro tabellone di gioco è raffigurata la Britannia (e una parte della Francia) dove, da setup, andremo a collocare vari cubetti colorati appartenenti alle tre diverse fazioni di sostenitori.
Ad ogni turno, gli aspiranti sovrani attorno al tavolo avranno la possibilità di giocare una delle 8 carte presenti nella propria mano, per compiere la relativa azione appositamente raffigurata e quasi sempre senza testo.
Dopo ogni azione, che potrà, ad esempio, aggiungere o spostare sostenitori da una regione all’altra (ma anche tanto altro), il giocatore di turno sarà costretto a prelevare un cubetto, ovunque, dal tabellone.
Le carte giocate non si ripescheranno e, per questo motivo, saranno solamente 8 le azioni a nostra disposizione in tutto il corso della partita. 5 di queste carte saranno uguali per tutti i giocatori mentre le rimanenti 3, nella sola versione del regolamento avanzato, saranno distribuite casualmente.
Ottenere cubetti dei sostenitori aumenterà l’influenza che avremo presso una determinata fazione ma, allo stesso tempo, prelevarli da una regione indebolirà la stessa fazione che, prima o poi, sarà costretta ad una lotta di potere.
Sì perché, oltre a giocare una carta, i giocatori potranno passare il turno e, nel momento in cui tutti attorno al tavolo decideranno di passare, si innescherà una lotta al potere seguendo l’ordine numerico delle carte regione disposte casualmente attorno all’inizio del gioco attorno al tabellone.
Risolta una lotta di potere, con un semplice sistema di maggioranze di cubetti sostenitore nella regione, verrà posizionato un dischetto potere della fazione che risulterà la vincitrice sulla rispettiva zona. In caso di pareggio tra due o più fazioni, invece, posizioneremo uno dei dischetti neri provenienti dalla Francia (ad indicare un’invasione da oltremanica).
Quando tutte le carte regione saranno risolte dalle lotte di potere, il gioco terminerà e si procederà all’incoronazione.
Il giocatore che avrà più cubetti influenza della fazione che avrà ottenuto più regioni nel corso del gioco sarà il vincitore di The King is Dead. In caso di pareggio, si guarderà invece alla seconda fazione con più territori controllati (e relativo giocatore parimerito con più cubetti della seconda fazione). Ancora un pareggio? Allora vincerà il giocatore che avrà terminato per prima le carte nella sua mano.
Attenzione però, perché in The King is Dead il trono della Britannia non troverà sempre un Re.
Potrebbe infatti verificarsi un’altra condizione di fine partita, quella in cui saranno i francesi ad invadere il regno posizionando il terzo dischetto nero sulle regioni in lotta. In questo caso, sarà il giocatore con più set di sostenitori, ovvero tre cubetti di diverso colore, a vincere la partita. In caso di parità, sarà l’ultimo giocatore che avrà giocato una carta in quel turno.
Conclusioni
Abbiamo divorato The King is Dead e, di certo, sarà uno di quei giochi che resterà a lungo nella nostra collezione.
Uno dei principali pregi del titolo di Studio Supernova è certamente la sua scalabilità e la differente esperienza che offre a seconda del numero di giocatori attorno al tavolo. Badate bene, non mi riferisco solamente a come gira il gioco con più persone, cose come downtime o simili, ma al fatto che, provato in 2 / 3 / 4 persone The King is Dead sembra tutto un altro gioco.
In 2 giocatori ci troveremo davanti ad un titolo rapido, di reazione e molto simile ad una partita a scacchi. L’aggiunta di un terzo giocatore, poi, rallenta leggermente il ritmo di gioco e introduce un forte elemento di disturbo per la nostra strategia al lungo termine (che, in realtà, sarà sempre piuttosto complicato attuare), costringendoci quasi a bluffare sulle nostre reali intenzioni. Spesso, inoltre, dovremo guardare ai francesi per tentare di recuperare il terreno perso.
E in 4 giocatori? The King is Dead diventa un gioco a squadre! Qui dovremo, in religioso silenzio, senza poter parlare con il nostro compagno delle nostre intenzioni, individuare la migliore strategia per giungere alla stessa condizione di vittoria di chi sarà seduto sul lato opposto del tavolo, magari suddividendosi i sostenitori di un paio di fazioni. Il tutto con un occhio puntato alla squadra avversaria, sempre pronta a “reagire” alle nostre azioni per scombinarci i piani.
Certo, i primi turni di gioco sembrano sempre essere piuttosto casuali e il cuore del gioco sembra risiedere tutto nelle 3 o 4 lotte di potere che si svolgono verso la fine, ma è davvero un difetto? Spesso converrà infatti passare fino alle ultime battute del gioco, tentando di capire quale sia la condizione di vittoria più prossima giocandosi tutte le azioni in quella direzione.
È forte anche la sensazione che, raggiunta una certa esperienza con i giocatori attorno al tavolo e in assenza di particolari errori di quest’ultimi, potremo influenzare poco le sorti della Britannia se non con il giusto setup (ricordiamo che i cubetti sono disposti casualmente per colore sulle regioni) e le giuste carte in mano già ad inizio gioco. Non un vero e proprio risultato scontato da inizio partita, ma certamente destabilizzante e poco controllabile in alcune situazioni.
Eppure, grazie alla sua semplicità, rapidità (e una gran dose di fascino), abbiamo sempre trovato divertenti i momenti passati a raccattare sostenitori per la nostra incoronazione; diventando Re anche immeritatamente.
Se a tutto questo ci aggiungiamo una produzione da 10 e lode e una seconda edizione di The King is Dead che sembra uscire direttamente dai secoli bui (ma più pulita e rifinita), a discapito forse di un rapporto “quantità” / prezzo non eccezionale, non possiamo che promuovere il gioco a pieni voti.