Il quarto episodio di The Walking Dead 8, Some Guy (Uno qualunque), ci regala l’emozione della riscoperta profonda di un personaggio molto amato dai fan: Re Ezekiel
Nonostante Negan sia ancora imperdonabilmente assente (siamo già al quarto episodio e l’antagonista principale delle comunità unite in guerra resta chiuso nel camper insieme a padre Gabriel, ma il quinto episodio dovrebbe riportarlo al centro della scena), The Walking Dead 8 ci regala una puntata più vibrante rispetto a quelle che l’hanno preceduta, sebbene si spari di meno e le scene di guerriglia si riducano a pochi momenti.
Some guy rende omaggio al personaggio di Re Ezekiel, al suo essere un sovrano amato, seguito e protetto dalla propria comunità, un popolo che ha riconosciuto in lui le doti da leader nonostante fosse “Uno qualunque” nella sua vita precedente, una guida che si è imposta sui suoi simili grazie anche a quell’ottimismo, a volte stucchevole, nel futuro e nelle possibilità di vittoria in questa guerra che, volente o nolente, richiederà sacrifici e sarà testimone di numerose perdite da entrambi gli schieramenti.
Ma Ezekiel è un Re di fatto, un sovrano oltremodo illuminato e consapevole che le circostanze possono cambiare profondamente gli uomini, anche contro la propria volontà e farli diventare qpersone che non avrebbero mai immaginato di essere.
“Combatteremo e sanguineremo, eppure sorrido! Affronteremo uomini, alcuni costretti nei loro ruoli dalle circostanze, alcuni assassini disperati affascinati dal sangue. Li elimineremo uno ad uno! È il nostro dovere oggi! È il nostro dolore!”
Le parole del Re infondono fiducia alla comunità del Regno, ma al contempo sottolineano come sia così evidente che anche dall’altra parte ci sono uomini che lotteranno per sopravvivere e per difendere i propri cari.
Monster, il terzo episodio, si era chiuso con il sorriso e l’ottimismo di Re Ezekiel che svanivano sotto i colpi di una mitragliatrice che falciava i suoi seguaci, sacrificatisi per difendere il Re durante una controffensiva a sorpresa che aveva finalmente rivelato dove erano finite le armi di Negan tanto affannosamente cercate da Rick e Daryl.
Liberatosi dall’abbraccio protettivo dei suoi “sudditi” che lo hanno protetto dalle micidiali raffiche calibro 50 Ezekiel, ferito e disilluso, prende atto del pesante tributo in vite umane che il Regno paga, perdendo improvvisamente tutta la sua sicurezza e ritornando ad essere “uno qualunque”, quell’anonimo guardiano dello zoo pre-catastrofe, incapace anche di contrastare uno dei salvatori (una sorta di reincarnazione di Jim Carrey) che lo fa prigioniero con l’intenzione di condurlo a Negan preferibilmente vivo.
La puntata entrerà nel vivo mostrandoci una Carol finalmente una azione e dannatamente efficace che dovrà però rinunciare ad impadronirsi delle mitragliatrici per correre in aiuto di Ezekiel e Jerry che nel frattempo era riuscito “liberare il Re”.
Mentre i furgoni con le mitragliatrici si stanno allontanando, il rombo della moto di Daryl fa presagire che le armi non raggiungeranno mai il Santuario, garantendo un altro successo alle “comunità libere” che però pagano con un tributo di sangue molto elevato, senza contare il momento strappalacrime finale quando Shiva, la splendida tigre di Re Ezekiel si sacrifica per permettere al piccolo gruppetto superstite, formato dal suo padrone, Jerry e Carol di mettersi in salvo.
Some guy, nonostante alcuni momenti in cui la regia sembra quasi troppo scontata e con alcune scene forzatamente poco reali (vedi Carol riparata dietro un semplice furgone uscire indenne da una gragnuola di proiettili di grosso calibro, oppure Daryl avere ragione con una pistola di una mitragliatrice), è una puntata intensa e a tratti davvero godibile che ci regala la riscoperta di un personaggio complesso e ben caratterizzato come Ezekiel.
La sua sicurezza, la sua fiducia, la sua rettitudine di sovrano acclamato si scioglieranno inesorabilmente nel sangue della sua gente morta che non farà ritorno a casa, riportandolo a quella condizione di “uno qualunque” dalla quale era partita la sua parabola all’interno dell’apocalisse.
The Walking Dead torna così parlare un linguaggio antico e quasi dimenticato, quello delle prime stagioni, quando raccontava il cambiamento profondo degli uomini di fronte ad un’epidemia che sprofonda la civiltà nella barbarie con una facilità inaudita.
Ritroviamo alcune scene intense, ritroviamo i colpi di scena, ritroviamo i vaganti pericolosi e letali, ritroviamo l’essenza vera di ogni personaggio, ritroviamo Ezekiel come uno qualunque che si allontana solitario, colpito nel profondo dagli sguardi affranti ed angosciati della sua comunità che vede ritornare a casa solo tre superstiti. Ma Re Ezekiel non potrà mai ritornare ad essere un uomo qualunque, specialmente quando c’e chi è pronto, senza esitazioni, a sacrificarsi per lui.
Il richiamo fedele di alcune scene al fumetto originale di Robert Kirkman, inoltre, dona energia ed ancora più emozione a questa puntata, fino a questo momento la migliore di The Walking Dead 8, nell’attesa che il ritorno di Negan cambi le carte in tavola di un conflitto che è apparso, fin dall’inizio, abbastanza telecomandato.