Dom 17 Novembre, 2024

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The Walking Dead 8: Recensione del settimo episodio “Time for After”

Cosa sareste disposti a fare per sopravvivere?

Accettereste con noncuranza di rinunciare a qualsivoglia nobiltà d’animo, coerenza, onore e integrità morale?

Sareste in grado di strisciare come un verme (con tutto il rispetto per i simpatici invertebrati), ignobilmente asserviti al potente di turno e tradire i vostri più cari amici, con il solo scopo di salvare la pelle?

Riuscireste, nonostante tutto, a guardarvi allo specchio senza che la considerazione di voi stessi venga in qualche modo turbata?

La maggior parte di voi, probabilmente, non potrebbe sopportare questa vergogna perché, ovviamente, non è come Eugene Porter.

Il codardo cervellone, che in molti speravano fosse protagonista di una strategia doppiogiochista da infiltrato tra le fila dei Salvatori, monopolizza per tempi e storia la scena di Time for After, il settimo episodio di The Walking Dead 8, una puntata che non si scrolla di dosso la lentezza della precedente apparizione settimanale dello show AMC, ma che regala alcuni momenti davvero intensi ed un’accurata esplorazione della personalità di Eugene.

Daryl, Tara e le dubbiose e titubanti Michonne e Rosita, pianificano di “completare” l’assedio a Negan facendo breccia nella sua roccaforte, in modo da far fluire il gregge di vaganti all’interno, “contravvenendo” al piano ordito da Rick e ricevendo manforte e copertura da parte di Morgan e degli altri cecchini appostati fuori il rifugio dei Salvatori.

Nel frattempo Eugene cerca di agire traguardando il suo unico obiettivo: salvarsi la vita e per fare ciò, garantendosi la protezione di Negan, avverte Dwight di rivelare a tutti il suo tradimento; ignora impassibile le parole di Gabriel che cerca di convincerlo a fare la cosa giusta e, cosa più importante, escogita un geniale sistema per allontanare i vaganti e creare un corridoio sicuro che permetta ai Salvatori di uscire dal rifugio.

Quest’ultima cosa non riuscirà, sia per il provvidenziale intervento di Dwight che sventa il piano dell’arguto ma pusillanime Eugene, sia perché Daryl lancerà un camion contro il portone del rifugio, permettendo ai vaganti di entrare all’interno, costringendo i Salvatori a cercare riparo nei piani superiori.

In un’analogia soltanto letterale, è in questo momento che il “piano superiore” di Rick sembra definitivamente andare a farsi benedire perché l’ex sceriffo, miracolosamente scampato ad una sorta di condanna a morte, riesce a strappare un accordo alla scultrice Jadis, salvo accorgersi che qualcosa sembra non aver funzionato a dovere: il gregge di vaganti non assedia più Negan, ma è penetrato all’interno dell’edificio.

Nonostante Time for After sia essenzialmente dedicato a Eugene, è Rick che si prende la scena, ribadendo quando il suo personaggio sia quello che più di tutti ha imparato a capire e gestire a suo vantaggio le persone coinvolte nell’apocalisse: essere riuscito ad avere la meglio su Jadis nonostante l’evidente condizione di inferiorità, ci fa capire quanto Rick sia dannatamente efficace in tutto quello che fa.

La lentezza dell’episodio, questa volta giustificata e che rende comunque la puntata gradevole ed intensa, ci permette però di focalizzare l’attenzione su Eugene, sul suo particolare modo di cercare costantemente di restare vivo.

Molto più “reale” di altri personaggi, anche se a tratti eccessivamente infimo ed odioso, Eugene rispecchia benissimo la condizione di paura e terrore per la propria vita, che una situazione critica come quella di un’infezione mortale su larga scala, può generare nei sopravvissuti, o quantomeno nelle persone che cercano di non lasciarci le penne.

La sua non è solo codardia ed insulso servilismo (la scena “cardinalizia” con Negan ne è un esempio): Eugene sembra comunque nascondere qualcos’altro, dato che sul più bello non rivelerà il tradimento di Dwight, forse per lasciare una porta aperta ad un eventuale, ennesimo, voltafaccia di comodo.

Time for After riesce a condensare, in una puntata all’apparenza poco dinamica, un buon ritmo e una sceneggiatura in crescendo che apre nuovi scenari: l’invasione dell’edificio da parte dei vaganti forse gioverà, inaspettatamente, proprio a Negan, il quale sembra contare sempre più su Eugene e sulle sue capacità; al contrario quello che doveva essere il colpo di grazia ai Salvatori, potrebbe risultare paradossalmente deleterio per Rick e i suoi alleati (vecchi e nuovi).

L’azione di Daryl e Tara, forse troppo accecati da una sorta di desiderio di vendetta (che avrebbe potuto essere più accentuato e reso reale) rappresenta tutto quello che non si deve fare quando qualcuno dice: «Bisogna seguire il piano».

Noi tutti adoriamo i “piani ben riusciti”, ma se nessuno rispetta gli ordini, la situazione può diventare improvvisamente critica!

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