Dom 24 Novembre, 2024

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The Walking Dead 8: recensione dell’ottavo episodio “How it’s Gotta Be”

The Walking Dead 8 con l’episodio intitolato How it’s Gotta Be arriva metà stagione e si prepara alla lunga pausa invernale, lasciando aperti mille interrogativi e rivelando una scioccante e triste realtà che chiude la puntata nel più impensabile, ma purtroppo “telefonato”, dei finali.

Il promo spot trasmesso da AMC a poche ore dal consueto appuntamento domenicale con la serie TV aveva visto Michonne pronunciare la frase: “Sono usciti” e proprio i Salvatori, finalmente liberi dall’occupazione zombi del Rifugio, si prendono la scena dell’ottava puntata, in una sorta di speculare ribaltamento di fronte rispetto a quanto accaduto nell’episodio d’esordio Mercy (Possa la mia Misericordia Prevalere sulla mia Ira).

Questa volta infatti sono gli uomini di Negan che passano al contrattacco, con tre distinte ma coordinate azioni che portano i Salvatori a mettere in scacco Il Regno, Hilltop ed Alexandria, con quest’ultimo fronte di guerra presidiato da Negan stesso.

La controffensiva dei Salvatori arriva nel momento peggiore per le comunità ribelli, proprio mentre tutti sono relativamente tranquilli e pronti a chiudere i giochi con gli oppressori, convinti che l’azione autonoma di Daryl e Tara, che ha portato il gregge di vaganti dentro il rifugio, abbia funzionato a dovere.

Ma il piano di Rick, il quale arrivato al Rifugio insieme a Jadis e ai suoi nota ben presto quanto la situazione sia mutata, va letteralmente a rotoli quando l’ex-sceriffo si accorge che i Salvatori sono riusciti a liberarsi.

Incredulo, fa appena in tempo a schivare le raffiche di proiettili provenienti dal Rifugio, assistere alla ritirata di Jadis e miracolosamente mettersi in salvo grazie all’aiuto provvidenziale di Carol e Jerry.

Da lì a poco la situazione precipita del tutto: Il Regno viene occupato dalle forze di Negan che si mettono subito alla ricerca di Re Ezekiel resosi “latitante”; Simon, dopo essere riuscito a catturare Jerry (che nel frattempo si era diviso da Carol e Rick) blocca l’autocolonna guidata da Maggie e Jesus; mentre Negan fuori dalle mura di Alexandria cerca di imporre un’accordo “ragionevole” ai suoi abitanti.

Solo una persona dovrà pagare con la vita l’attacco al Rifugio, oltre al fatto che Rick dovrà (condizione necessaria ma non sufficiente) consegnarsi per essere punito a sua volta.

Nonostante Carl, che nel frattempo ha fatto fuggire gli altri da Alexandria attraverso le fogne, si offra come capro espiatorio a Negan, quest’ultimo (confermando la simpatia e ammirazione verso il ragazzo) non accetta la proposta, ordinando ai suoi di mettere a ferro e fuoco la comunità.

Tutto sembra far presagire inevitabili sacrifici, dure punizioni e comunque un ritorno doloroso allo status quo precedente la rivolta ma, un’azione improvvisa di Re Ezekiel prima, e l’inequivocabile volontà di non arrendersi di Maggie poi (Glenn non si dimentica), sembrano far presagire che tutto non finirà così presto. Tutto quanto, nuovamente, verrà messo in discussione, soprattutto alla luce del fatto che sorpresa, sorpresa, Eugene aiuterà Gabriel e scappare insieme al dottore.

How it’s Gotta Be mette sul piatto quello che la stessa AMC aveva annunciato essere un episodio epico, puntata che comunque risulta abbastanza confusionaria e sottolinea, ancora una volta, come lo show abbia decisamente perso lo smalto intrigante e sorprendente delle prime stagioni.

È oramai evidente che gli sceneggiatori sono a corto di idee e tutte le puntate, tra alti e bassi, sembrano fare solo da raccordo tra quei pochi episodi intensi e strategicamente piazzati nei punti cruciali della stagione.

Siamo di fronte ad un’episodio che, come spesso accade, mette troppa carne sul fuoco lasciando il pubblico un po’ insoddisfatto, come se tutti i fronti narrativi aperti restassero sospesi non per creare pathos e generare cliffhanger naturali, ma per garantirsi la necessari attesa per la ripresa della stagione prevista per febbraio 2018.

Insomma, ci sarebbe tanto da raccontare ma le storie e le diverse sottotrame sono gestite frettolosamente e con tempi sistematicamente accelerati per farle restare sospese in coincidenza della pausa.

Non avrebbe guastato per esempio, secondo il mio personale parere, che almeno una delle situazioni di scontro si fosse chiusa con una decisa vittoria di uno o dell’altro schieramento.

È come una partita a scacchi: dopo i primi pedoni ovviamente sacrificati, arriverà il momento di incappare nella perdita di un cavallo, di una torre o un alfiere: la distruzione delle case vuote di Alexandria non sembra sufficiente, con i fuggitivi di Rick che probabilmente intraprenderanno la via della guerriglia contro Negan.

Propio le fogne, riparo dei sopravvissuti di Alexandria, sono il teatro dello scioccante finale che però non risolleva completamente le sorti di una puntata che, visti i proclami, avrebbe potuto regalare di più.

Rick, reduce da un violento corpo a corpo con Negan finito in parità, si ricongiunge a Michonne e Carl, con quest’ultimo che rivela al padre la tragica verità: il ragazzo è stato morso (cosa che era nell’aria dopo l’immagine pubblicata proprio da AMC)!

Appuntamento quindi a febbraio con il nono episodio di The Walking Dead 8, sperando che le puntate che ci attendono dopo la pausa si rivelino finalmente più concrete, dato che è tutt’altro che conclusa!

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