Il futuro della sicurezza spaziale potrebbe partire direttamente dalla Terra. La startup giapponese EX-Fusion, specializzata in tecnologie laser avanzate, ha annunciato lo sviluppo di un sistema a laser terrestre con un obiettivo tanto ambizioso quanto cruciale: distruggere la spazzatura spaziale e tutti quei detriti abbandonati in orbita che minacciano satelliti, missioni e l’intero ecosistema spaziale.
In collaborazione con l’australiana EOS Space Systems, EX-Fusion metterà alla prova questo innovativo sistema presso un osservatorio situato vicino a Canberra, in Australia.
Detriti in orbita: un problema in crescita
I detriti spaziali, satelliti fuori uso, parti di razzi, frammenti di collisioni e altra spazzatura spaziale rappresentano un rischio crescente. Secondo l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), oltre 175 milioni di frammenti, molti dei quali inferiori a 1 cm, orbitano attorno alla Terra. Anche i più piccoli possono danneggiare irreparabilmente un satellite o perforare lo scudo protettivo della ISS.
Nel 2023, per la prima volta, la FCC ha multato una compagnia (Dish Network) per non aver correttamente deorbitato un satellite, segno che la questione ha ormai raggiunto livelli di allerta globale.
Colpire direttamente dalla Terra
Se l’idea di usare i laser per deviare detriti non è nuova (anche la NASA sta lavorando a soluzioni simili), EX-Fusion propone una strategia diversa: sparare ai detriti direttamente dalla Terra invece di inviare laser nello spazio. Più semplice da gestire, meno costoso, ma tecnicamente complesso.
Il sistema si basa su laser DPSS (diode-pumped solid-state), una tecnologia nata con l’ambizioso scopo di alimentare reattori a fusione nucleare. Ora, la stessa precisione viene adattata per applicare impulsi ai detriti orbitanti, rallentandoli fino a farli cadere nell’atmosfera terrestre, dove si disintegrano in sicurezza.
Due fasi per un unico obiettivo: ripulire l’orbita
Il progetto si articolerà in due fasi:
- Fase uno: tracciare detriti sotto i 10 cm con una precisione mai raggiunta prima.
- Fase due: aumentare la potenza del laser per modificare le orbite dei detriti e rimuoverli definitivamente.
EOS Space Systems fornirà la tecnologia di tracciamento ottico e laser, mentre EX-Fusion apporterà il know-how in fusione e gestione di fasci ad alta energia. L’obiettivo finale? Dimostrare che i laser terrestri possono diventare una soluzione commerciale concreta al problema dei detriti spaziali.
Tante all’orizzonte per questa nobile causa
I problemi non mancano: l’atmosfera può distorcere il raggio laser, il tracciamento dei bersagli deve essere millimetrico e le operazioni vanno coordinate al secondo per evitare danni ai satelliti attivi.
Ma per EX-Fusion, ogni ostacolo è anche un’opportunità per dimostrare la maturità della sua tecnologia di fusione laser, che resta comunque il cuore pulsante della sua visione a lungo termine.
E se qualcuno volesse puntare i laser altrove?
Anche se EX-Fusion ha chiarito che i suoi laser non sono pensati come armi, l’interesse militare verso tecnologie simili è innegabile. EOS, infatti, produce anche armi laser ad alta energia in grado di neutralizzare droni fino a 4 km di distanza. Tuttavia, i laser per il progetto anti-detriti sono ben diversi e non destinati a usi offensivi.