Eric Lundgren, un uomo del sud della California, è stato arrestato per aver provato a prolungare la vita dei PC e dovrà scontare una pena di 15 mesi di reclusione inflittagli dalla Corte d’Appello Federale.
Il tribunale di Miami ha respinto la sua istanza condannandolo perché i “dischi di ripristino per PC” che aveva realizzato, hanno procurato un danno economico nei confronti di Microsoft pari a 700.000 dollari!
Lundgren, 33 anni, è infatti il titolare di un innovativo centro per il riciclaggio di rifiuti e componenti elettroniche.
La sua società lavora tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno convertendoli in dispositivi perfettamente funzionanti, un ciclo produttivo messo in piedi dal nulla dopo aver vissuto in Cina e aver imparato tanto sul ciclo di “vita” dei rifiuti e come questi potessero essere riutilizzati inviandoli negli Stati Uniti per riparare e mantenere in vita i più svariati dispositivi elettronici.
Ha costruito la prima struttura di “riciclaggio elettronico ibrido” negli Stati Uniti, che trasforma cellulari e altri dispositivi elettronici dismessi in dispositivi funzionanti ed ha anche costruito, utilizzando materiale di scarto, un’auto elettrica ibrida che con una singola carica ha battuto in prova addirittura la Tesla di Elon Musk.
Tuttavia la sua ultima geniale trovata gli è costata molto cara, perché l’imprenditore ha cercato appunto di prolungare la vita dei PC con uno speciale recovery disk da lui stesso creato per permettere agli utenti di ripristinare il software Windows su un disco rigido in caso di arresto anomalo o di cancellazione.
Lundgren ha notato che tanti utilizzatori di PC non sono capaci di effettuare un ripristino del sistema (anche se al giorno d’oggi tali procedure sono estremamente semplificate), finendo per buttare i propri computer in discarica (l’America, che paese sprecone!).
Perciò ha realizzato, sfruttando dei software che si trovano liberamente in rete, migliaia di questi dischi di ripristino da rivendere ai negozianti a 25 centesimi l’uno, per essere a loro volta rivenduti ai clienti in maniera tale che questi ultimi potessero ripristinare la versione Windows installata sul proprio PC.
L’uomo si è dichiarato colpevole (perché volente o nolente alla base c’è comunque una violazione di una licenza), ma ha sostenuto che il valore dei suoi dischi era pari a zero, quindi non c’era alcun danno per nessuno perché né Microsoft, né gli altri produttori di computer vendono dischi di ripristino.
Tali tool software vengono forniti gratuitamente con l’acquisto di un PC sia su supporti fisici; sia all’interno di particolari partizioni del disco rigido che servono appunto per ripristinare il sistema operativo allo stato di fabbrica; sia come software da scaricare dal sito dei produttori.
Lundgren ha infatti dichiarato che stava cercando di rendere nuovamente disponibili i dischi per coloro che li avevano smarriti o ne avevano bisogno e che tali dischi potevano essere utilizzati solo su computer con regolare licenza.
La vicenda, riportata dal Los Angeles Times, non entra ancora più in dettaglio nei particolari, ma bisogna effettivamente comprendere il reale funzionamento e utilizzo di questi dischi perché l’installazione o il ripristino di un sistema operativo con supporti diversi (qualunque essi siano) forniti dal produttore potrebbe ricadere facilmente nella violazione del contratto di licenza software, nonostante tale licenza spesso segua il PC in questione come testimoniati dalle famose etichette delle licenze OEM.