La scorsa settimana, in edicola e nelle fumetterie, ha fatto il suo esordio italico il primo spin-off di My Hero Academia (Boku No Hero Academia), fortunatissimo manga (e ancor più fortunato anime) di Kohei Horikoshi che racconta di un mondo in cui l’ottanta per cento della popolazione ha sviluppato superpoteri (i cosiddetti “quirk“) e delle relative avventure di chi decide di intraprendere la professione del supereroe.
La recensione di Vigilante – My Hero Academia Illegals, il titolo che si occuperà di ingrandire il lore di MHA parlando di personaggi “laterali” ed inediti
Infatti ritengo che l’uscita di Vigilante – My Hero Academia Illegals e la sua stessa esistenza rappresenti il prodromo di qualcosa che, chissà, potrebbe rivelarsi rivoluzionario per il mondo fumettistico nipponico.
Ma andiamo con ordine: di cosa parla Illegals?
Il fumetto, scritto da Hideyuki Furuhashi con supervisione del sensei Horikoshi e disegnato dalla semi-sconosciuta Betten Court, narra le maldestre origini di Koichi Haimawari, studente universitario diciannovenne, spiantato e scarsamente sicuro di sé, dotato di un quirk minore (può scivolare lentamente su qualsiasi superficie se ha almeno tre punti di contatto con essa) che non gli ha permesso di accedere alle più prestigiose scuole per Heroes del Giappone, come la UA della serie principale.
Il protagonista della storia si imbatterà in due eroi illegali: Knuckle Duster e la scontrosa aspirante Idol Pop Step
Ed è proprio il primo dei due, Knuckle Duster, ad assumersi la responsabilità narrativa del “faro” per il giovane eroe protagonista; ma laddove, nella serie regolare, All Might (permettetemi di dire: l’adorabile, meraviglioso, irresistibile All Might) risulta essere una guida intrinsecamente positiva ed una perfetta sintesi fra Clark Kent e Steve Rogers, qui invece ci ritroviamo ad avere a che fare col fratello ubriacone e tabagista di Batman e Daredevil.
Knuckle è un quirkless proprio come Deku ma, anziché attendere di ricevere miracolosamente un superpotere, si è allenato senza sosta per poter diventare un hero senza superpoteri… e senza licenza; in barba a quelle ferree regole che, nel mondo di My Hero Academia limitano la professione dell’hero solo a chi ha superato duri esami decisi dallo Stato in cui vorrebbe operare (ma KD un quirk non ce l’ha…quindi è un controsenso legale vivente).
Come nella Civil War Marvelliana, anche qui a farla da padrone è la riflessione sulla responsabilità del potere e sulla regolamentazione del suo utilizzo
Il “maestro” del nostro sfigatissimo protagonista incarna inoltre alla perfezione tutti i topoi narrativi del vigilante USA, portandoli anche all’eccesso: prima pesta e poi fa domande, è comicamente gritty e pure un pochino psicopatico.
Mettiamola così: se Bruce Wayne, Matt Murdock e Frank Castle potessero avere un figlio… sarebbe lui.
Anche visivamente i rimandi si sprecano, non solo in KD, ma anche in tutta una serie di altri omaggi che gli autori fanno al mondo supereroistico americano, basta osservare alcune delle pose “ragnesche” del protagonista o i due esilaranti studenti delle medie che si aggiungono a metà tankobon al cast; praticamente le due fotocopie di Wolverine e Ciclope!
La storia scorre più che liscia, fra una riuscita gag ed un imbarazzante pestaggio di presunti criminali, sviluppandosi attorno all’indagine su di una nuova droga che aumenta esponenzialmente di potenza anche i quirk più deboli.
E anche qui, i richiami alla Casa Delle Idee non si riescono a nascondere.
Qualcuno ha detto Ormone Della Crescita Mutante?
Ma “Illegals” non è solo un esercizio di stile che, come la sua serie regina, omaggia in modo divertito e divertente il mondo dei superuomini a stelle e strisce.
Vigilante – My Hero Academia Illegals potrebbe creare, per la prima volta, un vero e proprio “universo condiviso di supereroi giapponesi”
Magari è solo una mia speranza travestita, male, da analisi narrativo-commerciale, magari Horikoshi sensei sta gettando timidamente le basi per una “Marvel al sapor di ramen“.
Nelle pagine del primo numero, infatti, non mancano camei ed apparizioni vere e proprie di personaggi principali di MHA, gestite in modo del tutto simile a come si fa nella terra degli Hamburger quando una Magik qualsiasi fa capolino nelle storie del Dottor Strange.
A cosa ci troviamo di fronte, quindi?
Ad un esperimento, per ora più che riuscito, destinato a rimanere tale, o ad una vera e propria ventata d’aria fresca per il mondo delle nuvole parlanti nipponiche, da sempre tradizionalista ad oltranza quando si parla di determinate pratiche commerciali che, invece, dall’altra parte dell’Oceano hanno dato tanto successo e prestigio (oltre che una discreta quantità di quattrini) alle case editrici più storiche e blasonate?
Difficile dirlo ora, bisognerà attendere per capire come Horikoshi e la Shueisha vorranno comportarsi.
Magari le avventure di Crawler (il nome da hero illegale scelto dal protagonista) e compagnia… pestante non avranno seguito.
Magari fra dieci anni ci ritroveremo a seguire una continuity incasinatissima fra tutte le testate dedicate agli studenti della Yuuei.